Secondo un nuovo studio pubblicato su Current Biology, le femmine di orca (Orcinus orca) potrebbero preferire continuare a garantire il loro sostegno ai figli maschi già cresciuti, rispetto ad accudire o a mettere al mondo nuova prole. E per quanto possa sembrare strano e ciò possa condurre la specie ad un rischio, sostenendo individui già adulti rispetto a potenziali nuovi nati, questo fenomeno sembra essere ben radicato nelle popolazioni dell‘Atlantico e del Pacifico. E avrebbe tra l'altro anche delle ragioni strettamente evolutive, non solo culturali, che spingono le madri ad accompagnare i loro figli anche dopo la "maggiore età".
Questa scoperta è avvenuta dopo circa 40 anni di osservazioni. Il rapporto fra madri e figli nelle orche è infatti uno fra i più studiati, nel mondo dell'etologia, e incrociando migliaia di dati ottenuti durante le campagne oceanografiche, gli autori avrebbero statisticamente ottenuto una correlazione che lega il rapporto di diverse mamme orche con i loro figli maschi "primogeniti" e il ridotto numero di nascite successive.
Questa scoperta si può considerare un vero e proprio fulmine al ciel sereno. «Sapevamo da oltre un decennio che i maschi di orca facevano affidamento sulle loro madri per molto tempo, ma non era mai stato chiaro se le madri pagassero un costo per farlo e per quanto tempo fossero costretti ad accudirli» ha dichiarato Michael N. Weiss, uno degli autori principali dell'articolo e biologo marino dell'Università di Exeter.
Weiss è stato tra i primi ad osservare in prima persona questa tipologia di legame madre-figlio nei gruppi di orche al largo della costa del Pacifico del Nord America. E a definito il comportamento di questi animali come "morboso, strano e un po' selvaggio", descrivendo i maschi coinvolti un po' come dei mammoni. «Questi animali vivono per decenni, eppure i maschi adulti di anche venti anni si comportano come eterni bambini. Dei veri e capricciosi piccoli che strepitano intorno alla loro mamma, che rotolano, ne cercano l'attenzione e nuotano proprio accanto e dietro di lei come se fossero ancora degli infanti».
Questa tipologia di comportamento ovviamente avrebbe ottenuto prima o poi l'attenzione di qualche ricercatore, secondo gli autori dell'articolo, poiché è davvero raro in natura osservare questa tipologia di attaccamento. Infatti, le madri di questa specie che hanno figli maschi hanno meno della metà delle probabilità di avere un altro figlio rispetto alle femmine senza figli o alle madri di figlie femmine. E questo accadrebbe indipendentemente dall'età della madre e del figlio. «In ogni caso, sia un figlio di 3 anni che un figlio di 20 anni riducono le possibilità in generale della madre di avere più figli» conclude Weiss.
L'unica altra specie che presenta livelli e tempi di accudimento così lunghi è la nostra, dichiarano in alcuni commenti altri etologi non coinvolti direttamente nello studio. A differenza però delle orche, i figli maschi umani non inducono le madri a non avere altri figli. Dunque la situazione delle orche è davvero diversa ed è più complessa della nostra.
«A questo punto prevediamo di trovare delle madri che devono rendere conto del comportamento dei loro figli maschi di trent'anni, come se questi ne avessero tre» chiosa Darren P. Croft, altro autore dello studio.
Per quale regione però questa specie ha mantenuto questo comportamento? Qualsiasi fenomeno che avrebbe dovuto intaccare il successo riproduttivo di queste femmine sarebbe dovuto scomparire, per effetto della maggiore competizione delle madri capaci di mettere al mondo un maggior numero di figli. O no?
I ricercatori suggeriscono che questo fenomeno si sia evoluto a causa della particolare struttura sociale delle orche. Quando infatti la figlia di un'orca si riproduce, i suoi piccoli rimangono nello stesso gruppo con lei e con sua madre, andando a costituire una società in cui le giovani orche vengono anche accudite da nonne, zie ed eventuali cugine più grandi. Questi nati competono però con gli altri piccoli per cibo e protezione. Ogni nuovo nato così in pratica rappresenta un peso in più per la famiglia, che deve escogitare un modo per contingentare le risorse e l'energie. Così le orche hanno evoluto questo comportamento, che spinge le madri di figli maschi a fare meno figli e a contribuire egualmente nella protezione del gruppo
E per quanto riguarda i padri? Semplice. I maschi adulti, per quanto esprimono comportamenti infantili fino all'età avanzata, non disprezzano qualche scappatella di tanto in tanto. Anche rimanendo sempre all'interno della loro società familiare, in alcuni momenti dell'anno – quando diverse famiglie si incontrano a largo della California, per esempio – i maschi scelgono di accoppiarsi con le femmine degli altri gruppi, per sfuggire ovviamente alla consanguineità, che metterebbe seriamente in pericolo la specie. Fatto ciò, abbandonano le loro partner e si rifugiano fra le cerchie delle loro parenti, lasciando alla famiglia materna il compito di accudire la propria prole .
«Visto che il compito di accudire i nipoti si rivela in questo caso il problema di qualcun altro – spiega Weiss – è normale per queste mamme/nonne investire molto più energie in un ridotto numero di figli, rispetto alle sorelle, se vogliono quanti più eredi possibili con la minima competizione». E visto che i maschi possono accoppiarsi con decine di femmine ogni anno di decine di gruppi diversi, si può ben capire perché questo comportamento fedifrago dei figli abbia avvantaggiato le loro madri.
Ovviamente esistono ancora diversi punti oscuri su questo rapporto. Anche perché le mamme orche non possono garantire per decenni ai propri figli l'approvvigionamento costante di cibo. In una qualche maniera i maschi devono pur divenire indipendenti, anche perché morte le madri i figli devono del tutto sapersela cavare da soli. Per comprendere perciò ancora meglio questa specie, l'equipe guidata da Weiss spera di studiare coppie madri/figli sempre più anziani, per verificare alcune teorie che stanno affollando la loro ricerca. Per esempio, morte le madri, i maschi abbandonano il gruppo? Cambiano comportamento e diventano degli animali molto meno giocosi e aggressivi?
Da quello che hanno visto, gli etologi e i biologi marini sono convinti che i maschi isolati e maggiormente aggressivi che talvolta è possibile incontrare nell'oceano sono proprio degli esemplari che hanno da poco perso la loro madre e che tale cambiamento di comportamento rientrerebbe nel ciclo della vita di questi animali. Per esprimersi però definitivamente, gli autori vogliono raccogliere molti più dati.
«Sarebbe anche interessante fare dei confronto tra le diverse popolazioni e con diverse specie di balene» conclude Weiss. Le orche comunque rimarranno ancora a lungo un esempio estremo di maternità in tutto il regno animale, poiché non si conoscono molte altre specie in natura in cui una madre rimane così tanta legata ai propri figli per decenni.