Anche la Lettonia si unisce all’elenco dei Paesi che dicono basta alle pellicce. Il parlamento lettone, lo scorso giovedì, nell’ultima e decisiva votazione ha approvato il divieto totale di allevare animali da pelliccia sul territorio nazionale, un divieto che entrerà in vigore il primo gennaio 2028 dopo un periodo di transizione.
La Saeima, il parlamento lettone, ha validato in terza lettura gli emendamenti alla legge sulla protezione degli animali, approvando con 70 voti favorevoli e soli 3 contrari quelli relativi alla fine dell’allevamento di animali da pelliccia nel Paese. E l’ulteriore dato significativo è che non ha ritenuto che l’industria delle pellicce abbia bisogno di una compensazione economica in conseguenza del divieto: i cinque anni concessi prima dell’entrata in vigore sono stati ritenuti più che sufficienti per interrompere l’attività e recuperare gli investimenti.
A farsi portavoce di una battaglia lunga 10 anni è stata l’associazione per i diritti animali Dzīvnieku brīvība, che ha lanciato e portato avanti una campagna cui hanno aderito 42.000 persone e altre 50 organizzazioni non governative riunite sotto l’egida della Fur Free Alliance: «È un momento storico per i diritti degli animali in Lettonia: un'enorme vittoria sia per gli animali sia per le persone – ha detto Katrīna Krīgere, direttore esecutivo dell'organizzazione Dzīvnieku brībīva – Vietando la cattura e l'uccisione di animali per la loro pelliccia, noi lettoni rafforziamo il rispetto per gli animali. Dimostriamo che nel nostro Paese la compassione e la ragione sono più importanti dell'avidità e dell'orgoglio. Il nostro atteggiamento verso gli animali è uno specchio della nostra stessa umanità».
In Lettonia negli allevamenti di animali da pelliccia vengono uccisi ogni anno migliaia di visoni e diverse centinaia di volpi e cincillà. Vero è però, che nel corso degli anni il numero di allevamenti di animali da pelliccia che operano in Lettonia e il numero di animali allevati al loro interno è notevolmente diminuito. Nel 2017 gli animali allevati per la loro pelliccia erano 617mila, nel 2020 sono scesi a 580mila e nel 2022 sono ulteriormente calati a 274mila. Riflesso di una rinnovata sensibilità verso il tema, degli sforzi delle associazioni che per decenni si sono battute per dire basta allo sfruttamento e all’uccisione degli animali per la loro pelliccia, e anche delle decisioni prese sia a livello politico sia a livello economico.
Più della metà dei Paesi dell'Unione Europoea ha infatti vietato l'allevamento di animali da pelliccia, un elenco da cui è tristemente ancora esclusa l’Italia: prima della Lettonia questa decisione è stata presa da Paesi Bassi, Belgio, Irlanda, Italia, Austria, Croazia, Lussemburgo, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca ed Estonia, mentre Spagna, Francia, Svezia, Danimarca e Ungheria hanno introdotto divieti parziali o temporanei. A causa di normative più severe, l'allevamento è stato invece completamente interrotto in Germania, mentre in Svezia non si allevano più volpi e cincillà. E sono numerosi anche gli stilisti e i marchi che hanno annunciato di voler rinunciare alla pelliccia: Dolce & Gabbana, Moncler, Yves Saint Laurent, Oscar de la Renta, Valentino soltanto per citarne alcuni.