Possono dei peluche elettrificati dissuadere i lupi dal predare i cani? Una delle più importanti e difficili sfide per il raggiungimento di una pacifica e necessaria convivenza tra attività umane, animali domestici e fauna selvatica è riuscire a trovare nuovi e più efficaci metodi in grado di prevenire e ridurre conflitti e incidenti, soprattutto con i grandi carnivori.
I lupi, fortunatamente in aumento in tutta la Penisola, possono talvolta rappresentare un problema per la zootecnia ma in certi casi lo sono anche per gli animali domestici come gatti e cani che possono trasformarsi in facili prede per alcuni branchi specializzati.
Nel tentativo di comprendere e soprattutto riuscire a prevenire un fenomeno che è molto complesso la Regione Emilia-Romagna ha avviato un progetto sperimentale senza precedenti in collaborazione con l'Università di Medicina Veterinaria di Vienna e quella di Sassari, finalizzato a scoprire se un cane di peluche che rilascia una leggera scossa elettrica può riuscire a trarre in inganno i lupi spingendoli attraverso il condizionamento avversivo a cambiare abitudini e a cercare prede alternative.
«Non sappiamo ancora se effettivamente funzionerà ma nella prima e unica interazione osservata, i lupi si sono comportati come se volessero effettivamente predare il cane finto – spiega a Kodami Sarah Marshall Pescini, etologa del Konrad Lorenz Institute dell'Università di Veterinaria di Vienna e tra i ricercatori alla guida del progetto – Vogliamo quindi provare a capire se possiamo trovare uno strumento in più per gestire meglio il fenomeno dei lupi che attaccano i cani».
La sperimentazione è partita a fine dicembre, quando i ricercatori hanno posizionato tre finti cani nell'Appennino piacentino, tra i comuni di Ferriere e Farini, dove da tempo si verificano frequenti attacchi da parte dei lupi sui cani, soprattutto su quelli da caccia. «Può sembrare strano, ma i "fake dog" sono stati utilizzati in parecchi studi sul comportamento sociale dei cani – spiega l'etologa esperta nello studio comparato del comportamento di cani e lupi – Il pupazzo non viene riconosciuto come finto da lontano, quindi i cani lo approcciano come farebbero con un conspecifico e attraverso un studio ancora in corso in Toscana stiamo vedendo che fanno lo stesso anche i lupi».
Alcuni branchi, come aveva spiegato a Kodami Luigi Molinari, studioso di lupi e tecnico faunistico del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano, imparano in fretta a prendere di mira i cani, anche in prossimità di centri abitati, e purtroppo in alcune zone della Emilia-Romagna questo comportamento viene percepito come in crescita.
«I lupi mangiano abitualmente anche i cani in tutta Europa. È un fenomeno noto da tempo ma se è effettivamente in aumento in Italia è ancora da verificare. Sicuramente però con l'aumento dei lupi la probabilità di contatto e interazione aumenta», sottolinea Sarah Marshall Pescini.
Anche i ricercatori inizialmente non sapevano esattamente cosa aspettarsi da questo esperimento senza precedenti: un lupo può davvero scambiare un cane di pezza per uno vero? Gli studiosi non hanno dovuto aspettare molto per avere un primo risultato: lo scorso 11 gennaio c'è stata la prima interazione ripresa dalle fototrappole tra quattro lupi e uno dei cani peluche elettrificati. I predatori hanno prima accerchiato il "cane", hanno poi interagito con il pupazzo analizzandolo attentamente tramite olfatto e successivamente, il più audace del gruppo, ha prima strappato un ciuffo di peli dal petto del pupazzo e poi lo ha afferrato per portarselo via.
Ed è proprio in quel momento che è entrato in azione il sistema di elettrificazione. Una volta ricevuta la leggera scossa elettrica, il lupo ha subito mollato la presa lasciando lì il cane di pezza per poi fuggire via spaventato insieme al resto del branco. «È ovviamente presto per trarre delle conclusioni ma vogliamo continuare i test per capire se i branchi considerati "cacciatori di cani" continueranno effettivamente ad attaccare i peluche oppure no – sottolinea l'esperta – La scossa, inoltre, non è assolutamente pericolosa: è la stessa usata per i recinti di protezione per il bestiame».
Se e in che modo i lupi assimileranno questa esperienza negativa con un finto cane è ancora tutto da verificare, occorreranno infatti altre interazioni per riuscire effettivamente a capire se questo sistema può davvero scoraggiare i lupi dall'attaccare i cani convincendoli a virare verso altre prede.
I lupi sono animali altamente sociali e culturali e proprio come noi imparano dall'esperienza, sviluppando di conseguenza nuove abitudini e comportamenti, sia nel bene che nel male. Se capiscono che i cani rappresentano una più facile preda rispetto a cinghiali o caprioli, possono iniziare a prenderli di mira sistematicamente, specializzandosi sempre di più.
Ben consapevoli che tutto ciò è ancora molto lontano dall'essere dimostrato, secondo i ricercatori ci sono però i presupposti per effettuare uno studio più approfondito sull'utilizzo e sull'efficacia. «Non risolverà il problema, ovviamente, ma si tratta di un tentativo per riuscire a trovare uno strumento in più per la comprensione e la gestione dei lupi specializzati nella predazione dei cani», conclude Marshall Pescini.
Quello che è certo, ad oggi, è che non esiste una soluzione unica per mitigare e gestire un fenomeno così tanto complesso ma tutti – cittadini, allevatori, ricercatori e istituzioni – devono continuare a lavorare in sincronia in questa direzione al fine di una tutela che abbracci tutte le specie e soprattutto non stigmatizzi nessun animale.