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19 Giugno 2021
12:00

Le foche di Weddel campioni di immersione, anche grazie alle mamme

Uno studio pubblicato recentemente su Journal of Mammalogy ha scoperto che le mamme di foca di Weddel, una specie che vive nelle acque antartiche, istruiscono i figli su come diventare dei campioni nel nuoto subacqueo in un'acqua così fredda. Questo insegnamento è fondamentale per la sopravvivenza dei cuccioli.

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La foca di Weddel (Leptonychotes weddellii) è un mammifero che vive nella fredda e ghiacciata Antartide, dove le temperature sono estremamente rigide, e trascorre generalmente l'inverno in acqua, facendo capolino con la testa tra i buchi del ghiaccio per respirare. Ma una delle loro capacità più grandi è di essere delle campionesse di immersione: una foca di Weddel riesce a raggiungere fino a un massimo di 600 metri di profondità e a trattenere il fiato per ben 90 minuti. Dopo aver catturato la preda, principalmente costituita da merluzzo antartico e l'aringa antartica, risale in superficie cercando un foro tra il ghiaccio dove poter respirare. La vita della foca di Weddel non è molto semplice, motivo per cui alcuni ricercatori del California Polytechnic State University si sono chiesti se le mamme diano alcuni insegnamenti ai piccoli su come sopravvivere. In uno studio pubblicato recentemente su Journal of Mammalogy è stato così scoperto che le mamme istruiscono i piccoli su come diventare dei campioni nel nuoto subacqueo in un'acqua così fredda.

Lo studio: il comportamento d'immersione dei cuccioli

I ricercatori hanno studiato i cuccioli di foca di Weddel dell'età da 1 fino a 7 settimane di vita per due stagioni riproduttive. A differenza delle altre specie di foca, i piccoli di questa specie rimangono con la propria mamma per tutto questo periodo, probabilmente proprio per le condizioni estreme in cui vivono, e si tuffano in acqua già dall'età di sole due settimane. I ricercatori hanno registrato alcuni parametri relativi alla profondità a cui i piccoli si immergevano e hanno successivamente correlato i dati con con l'ora del giorno, l'età, il sesso e lo stato di svezzamento. Dopodiché hanno verificato anche in quali momenti della giornata i cuccioli si trovavano più frequentemente in acqua. Hanno scoperto che i cuccioli facevano immersioni più profonde e durature nelle ore mattutine e preferivano stare in acqua la mattina o in tarda notte. Inoltre più aumentava l'età, più andavano in profondità e per un periodo di tempo maggiore. Infine hanno confrontato questi dati con quanto si sapeva delle madri riguardo le immersioni durante lo stesso periodo e hanno scoperto che cuccioli e mamme si trovavano in acqua contemporaneamente. Ma per quale motivo?

Le madri insegnano ai figli come nuotare nelle acque dell'Antartide

Inizialmente i ricercatori pensavano che le mamme insegnassero ai cuccioli come foraggiare, ma le profondità raggiunte non erano abbastanza elevate per trovare le prede di cui sono soliti cibarsi. Hanno quindi ipotizzato che le mamme istruissero i figli su come nuotare nelle fredde acque dell'Antartide e trovare un foro tra i ghiacci per poter respirare. I cuccioli infatti non hanno la stessa capacità di trattenere il fiato degli adulti, e, secondo i dati dei ricercatori, ci riescono solo per circa tre minuti. Questo è uno degli insegnamenti più importanti che una mamma può dare al proprio figlio per la sua sopravvivenza: una delle cause più comuni di morte è infatti proprio l'annegamento.

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