Un ragno, un verme ma anche un cane o un gatto: c’è chi ne ha paura alla sola vista, anche se quell’animale in realtà non è nemmeno davvero vicino, magari è solo un’immagine che passa in televisione o una foto sullo schermo del cellulare. Perché succede? La zoofobia, o fobia animale, è caratterizzata da ansia o paura spropositate in relazione ad uno o più animali. E c’è una grande differenza tra le paure normali e transitorie e quelle che invece hanno bisogno anche di eventuali trattamenti terapeutici.
Cos’è una fobia specifica?
La fobia specifica fa parte della più ampia categoria dei disturbi d’ansia ed è caratterizzata da paura o ansia marcate verso un oggetto o una situazione specifici, che possono essere definiti lo stimolo fobico. La situazione o l’oggetto fobici vengono, quindi, attivamente evitati, oppure sopportati con paura o ansia intense. I comportamenti evitanti sono spesso evidenti, come ad esempio persone che evitano di entrare in una stanza buia per paura dei ragni, ma a volte possono esserlo di meno, come quando un soggetto che ha paura dei serpenti si rifiuta di guardare immagini che assomigliano alla forma o alla figura di tale animale.
Per la diagnosi di fobia specifica, la reazione deve essere diversa dalle paure normali e transitorie che si verificano frequentemente nella popolazione: l’ansia o la paura, infatti, devono sorgere ogni volta che ci si trova in presenza dello stimolo fobico e il disturbo deve durare da almeno 6 mesi. Inoltre, una caratteristica centrale della fobia è che la paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto al reale pericolo rappresentato dall’oggetto o dalla situazione specifici. Deve essere preso in considerazione anche il contesto socioculturale dell’individuo: la paura degli insetti, ad esempio, può essere meno adeguata in contesti in cui questi animali fanno parte della dieta.
Le fobie possono invadere l’ambito sociale, lavorativo o altre aree importanti della vita di un individuo, fino a modificare drasticamente le proprie abitudini al fine di evitare lo stimolo fobico: se si è affetti da una fobia animale si può, ad esempio, arrivare a traslocare in una zona priva del particolare animale temuto.
Cosa succede a una persona con fobia animale quando vede un soggetto?
La zoofobia, o fobia animale, è tra i più frequenti tipi di fobica specifica. Gli individui affetti da questo disturbo provano ansia o paura in relazione ad uno specifico animale, ma è anche possibile che la fobia comprenda indistintamente tutti i tipi di animali. Tra le più comuni abbiamo la fobia dei ragni (aracnofobia), la fobia degli uccelli o dei piccioni (ornitofobia), la fobia degli insetti (entomofobia), la fobia dei cani (cinofobia), la fobia dei gatti (ailurofobia) e la fobia dei topi (musofobia), ma si può potenzialmente sviluppare una fobia nei confronti di qualunque animale. Gli individui con fobia specifica vivono tipicamente un aumento dell’attivazione fisiologica in previsione dell’esposizione a un oggetto fobico, oppure durante. La risposta fisiologica di individui con fobie animali sembra essere l’attivazione del sistema nervoso simpatico. Inoltre, sembra che per la fobia specifica sia centrale il ruolo dell’amigdala e delle strutture correlate, implicate nei processi emozionali, analogamente a quanto avviene in altri disturbi d’ansia.
Le possibili cause della fobia animale
A volte una fobia animale si sviluppa in relazione ad un evento traumatico (ad esempio essere attaccati da un animale), all’osservazione di un evento traumatico successo ad altri, ad un attacco di panico inaspettato verificatosi in quella che sarà la situazione temuta, oppure alla trasmissione di informazioni (ad esempio vedere un documentario in cui è spiegata la pericolosità di un determinato animale). Anche fattori genetici possono avere un ruolo importante nel determinare le fobie animali: un individuo con un parente di primo grado con una fobia specifica per gli animali ha significativamente più probabilità di avere la stessa fobia specifica rispetto a qualsiasi altra categoria di fobia. La fobia animale si sviluppa di solito nella prima infanzia, prima dei 10 anni. A tal proposito, è doveroso citare il caso del piccolo Hans, un bambino che Sigmund Freud aveva in cura seppur non vedendolo mai di persona. Hans aveva cinque anni quando è insorta la sua fobia dei cavalli, suo padre intrattenne un rapporto epistolare con Freud al fine di comprendere le cause di tale fobia e cercare di farla recedere cosa che accadde col passare del tempo.
Trattamenti terapeutici
Oltre ai diversi approcci terapeutici che possono essere impiegati per il trattamento delle fobie animali, una nuova tecnologia utilizzata per fronteggiare tale disturbo è la realtà virtuale. Si fa uso di software in grado di generare immagini realistiche, suoni e altre sensazioni che possono replicare un setting, come ad esempio una casa, e simulare la presenza dell’utente in questa situazione. È un metodo innovativo basato sull’assunto che tutte le capacità che sviluppano gli uomini vengono apprese attraverso la pratica e l’esperienza. Grazie ad un software in grado di simulare un ambiente artificiale realistico e in 3D gli individui possono “incontrare” l’animale che causa loro ansia, senza che vi siano reali rischi o ulteriori traumi. L’esposizione graduale allo stimolo fobico potrebbe consentire loro di esperire minore ansia o paura quando vedono l’animale in situazioni che, al contrario della realtà virtuale, non possono totalmente controllare.