Una ricerca guidata dai ricercatori della Washington State University, pubblicata sulla rivista Journal of Applied Ecology, ha appena confermato come alcune delle farfalle a maggior rischio d'estinzione si trovano molto meglio all'interno di quei habitat che vengono gestiti e tutelati dalla nostra specie.
Per confermare questo dato, i ricercatori hanno analizzato le popolazioni di 31 specie che vivono all'interno di 10 stati differenti degli Stati Uniti e il risultato ha permesso agli scienziati di essere moderatamente ottimisti. «Il dato più positivo che abbiamo trovato è che nei luoghi in cui le persone sono attivamente impegnate nel proteggere e gestire gli habitat naturali, le farfalle stanno meglio e stanno persino tornando. Un chiaro esempio di come la biologia e l'ecologia della conservazione possono fare la differenza, anche di fronte a diversi fattori di stress come il cambiamento climatico» ha affermato Cheryl Schultz, co-autrice principale dello studio.
Secondo i biologi, sembra inoltre che più è frequente l'intervento diretto dell'uomo (in questo caso la parola intervento indica il lavoro svolto per rendere gli ecosistemi più naturali), più gli habitat forniscono servizi ecosistemici, che permettono alle farfalle e ad altri generi d'insetti di prosperare.
Le specie prese in considerazione per questa ricerca sono tutte molto apprezzate dagli appassionati di lepidotteri, come la Speyeria zerene hippolyta, la Euphydryas editha taylori e la Lycaeides melissa samuelis. La specie però più famosa in assoluto è sicuramente la farfalla monarca (Danaus plexippus), le cui popolazioni migrano annualmente in massa, durante le settimane in cui si festeggiano le ricorrenze in onore dei morti, fra il Messico e gli Stati Uniti.
Il suono prodotto da questa farfalle mentre sbattono le ali è qualcosa di molto particolare e alcuni esperti seguono ogni anno la loro migrazione, per determinare lo stato di salute della specie.
Per far sì che le farfalle possano crescere ulteriormente di numero, i ricercatori della Washington State University hanno inoltre chiesto ad alcuni volontari di aiutarli nella gestione di alcune aree naturali, sia tramite la piantumazione di nuove piante e alberi, in grado di ospitare sia i bruchi che gli adulti, ma anche con l'eliminazione delle specie invasive. Le persone possono supportare il progetto adottando persino le farfalle, ospitandole all'interno del loro giardino.
«Incoraggiamo davvero le persone a piantare molti fiori selvatici all'interno dei loro orti, in modo che diventino la casa dei bruchi» ha chiarito Schultz, che spera di cambiare per sempre i foschi trend demografici di questi insetti. Secondo lui, più persone si prenderanno cura dell'ambiente, più le farfalle torneranno a prosperare nelle varie tipologie di ecosistemi.
È inoltre indubbio per i ricercatori che le farfalle stanno cominciando a modificare il loro comportamento a seguito dell'aumento delle temperature. Andare ad intercettare e a individuare nuove strategie che possano rallentare l'estinzione delle specie non in grado di farlo risulta un obiettivo fondamentale, per le future generazioni di entomologi che vogliono tutelare non solo le specie a rischio, ma anche l'equilibrio di tutti gli habitat esistenti sul pianeta.