L'esplosione del gasdotto Nord Stream nel mar Baltico, avvenuto il 26 settembre 2022, è uno degli eventi collaterali ancora irrisolti che si sono verificati in seguito dello scoppio della Guerra in Ucraina. Come se non bastasse, secondo un nuovo report pubblicato sul portale Research Square – tuttavia, ancora in fase di revisione e validazione – tale esplosione avrebbe recato notevoli danni alla fauna marina locale, poiché avrebbe sollevato e lasciato in sospensione per circa un mese oltre 250.000 tonnellate di fanghiglie tossiche. Veleni che risalirebbero a una discarica sottomarina della guerra fredda, originatesi per via delle industrie pesanti presenti all'epoca sul Baltico.
Gli autori di questo report sono tutti di origine polacca, tedesca e danese e hanno dichiarato di aver effettuato questo studio a prescindere dal nome dei veri responsabili materiali del gesto. Esiste infatti ancora un grosso dibattito pubblico inerente su chi abbia fatto davvero esplodere il gasdotto, ma questi esperti guardano al problema solo dal punto di vista naturalistico, non politico.
Fra le specie più colpite abbiamo i cetacei che abitano in questo tratto di mare. «La popolazione di focene del Baltico (Phocoena phocoena) è stimata in circa 500 individui – dichiarano gli scienziati all'interno del loro articolo – Durante la stagione riproduttiva, che va da maggio ad ottobre, questa popolazione si raduna intorno ad alcuni banchi delle acque territoriali svedesi, situate a circa 40 km a est dalle condutture. È quindi probabile che individui di questa popolazione fossero presenti nell'area alla fine di settembre e siano stati colpiti dal rilascio di sedimenti tossici», che gli scienziati ritengono essere stati molti più letali dell'esplosione in sé.
Tra l'altro l'onda d'urto generata dall'esplosione ha viaggiato per circa 50 km intorno al gasdotto, e tutti gli organismi marini che nuotavano entro questa distanza avranno sicuramente subito uno shock sonico quando sono stati investiti dal rumore della detonazione.
Il vero problema che ha però messo a rischio gli animali del Mar Baltico non sarebbe stata l'esplosione e neppure il semplice rilascio di gas naturale, provocato dalla rottura delle condutture. La vera minaccia è stata il successivo rimescolamento dei sedimenti sottostanti la conduttura, che dopo lo scoppio ha riportato a galla decenni di inquinamento e tonnellate di elementi chimici estremamente pericolosi, tra cui il piombo.
Non è ancora noto quale sia stato l'impatto di questa diffusione di sedimenti all'interno della comunità baltica. Ma vista la dimensione ridotta di alcune specie, come le focene, e l'estensione che ha assunto la nube di detriti all'interno dell'acqua (oltre 11 km cubi di mare sarebbero stati infatti soggetti al rimescolamento), gli scienziati ritengono che probabilmente negli scorsi mesi è avvenuta una grave catastrofe ambientale, con la morte di molti animali essenziali per il benessere degli ecosistemi.
Tornando ai cetacei, infatti, i ricercatori affermano che «sebbene questo mare presenti una bassa densità delle focene e ciò significhi che il numero di individui colpiti dall'esplosione è stato probabilmente basso, la popolazione era così piccola in partenza che la perdita o il ferimento grave anche di un solo animale, specialmente se una femmina adulta, ha assunto sicuramente un impatto importante sulla popolazione». Impatto che si esprime con una riduzione delle chance di conservazione di questa popolazione.
La focena, inoltre, non è l'unica specie per cui gli scienziati sono preoccupati. Anche le foche grigie (Halichoerus grypus) con la popolazione dell'isola Kalmarsund, per quanto numericamente superiori rispetto ai cetacei, avranno sicuramente subito delle conseguenze legate all'esplosione del Nord Stream. Per non parlare poi dei pesci. Il bacino di Bornholm, infatti, situato a pochi chilometri dal gasdotto Nord Stream 2, è anche il tradizionale luogo di deposizione della popolazione di merluzzo del Baltico orientale, noto alla scienza come Gadus morhua, fra le specie di merluzzo più apprezzate a livello commerciale del mondo. L'esplosione quindi potenzialmente ha anche arrecato un grave danno alla popolazione naturale di questi pesci e al commercio internazionale di stoccafisso, che si osserverà meglio nei prossimi anni.
Gli studiosi infatti fanno notare che «La risospensione dei sedimenti tossici potrebbe aver raggiunto i pesci giovani come i merluzzi adulti, oltre alle uova presenti nell’area». E l’impatto a lungo termine più probabile che questa specie subirà per colpa di questa esplosione è il malfunzionamento del sistema endocrino dovuto all’esposizione al TBT, un agente biocida presente in molte vernici antivegetative che al tempo della guerra fredda venivano impiegate per tutelare gli scafi dalla corrosione.
Complessivamente l’esposizione al piombo e a questi altri elementi può indurre nei pesci e negli altri animali stress ossidativo, ma anche influenzare le funzioni biochimiche e fisiologiche, causando neurotossicità e malfunzionamenti del sistema immunitario. Dunque possiamo dire che questa sospensione di sostanze rappresenta un ulteriore pressione per le specie presenti nel Baltico, già soggetti ad altri fattori di rischio come la sovra pesca, e che in questo caso le vittima della guerra non sono solo esseri umani, ma anche altri organismi, paradossalmente situati a chilometri di distanza dall'epicentro del conflitto bellico.