Poteva anche sembrare un cavallo imbizzarrito l’animale che gli automobilisti si sono visti sfrecciare a fianco su un strada di Udaipur, città dell’India occidentale. E, invece, quel cavallo stava solo seguendo un’ambulanza che stava portando all'ospedale veterinario una giumenta malata con la quale condivideva la stessa struttura.
Il video, che ovviamente ha conquistato i social media, è stato condiviso dall'ufficiale del servizio forestale indiano Susanta Nanda sul suo account Twitter, dove è appunto spiegato il mistero di quella corsa sfrenata del cavallo nel traffico.
Nanda ha raccontato che la cavalla era la sorella dell’equino e che l’ospedale li avrebbe tenuti insieme fino a quando l’animale non si fosse ripresa. Concludendo con un commento: «E poi noi pensiamo che gli animali non abbiano sentimenti come noi».
Sono diversi gli studi che dimostrano che i cavalli sono capaci di comunicare emozioni. È stato dimostrato che lo fanno attraverso i versi (Briefer et al., 2017), con la postura del corpo e con le espressioni facciali (Lansade et al., 2018).
Ma anche reagendo in modo diverso a seconda che si trovino davanti a facce o a vocalizzi, positivi e negativi, di altri cavalli o degli umani (Smith et al., 2016; Proops et al., 2018; Baba et al., 2019; Wathan et al., 2016; Smith et al., 2018).
Ancora una recente ricerca condotta da un team di psicologi dell'Università del Sussex e pubblicata su Biology Letters, ha confermato la capacità dei cavalli di riconoscere le espressioni di un volto umano. Attraverso un test che mostrava a 28 mammiferi grandi foto a colori della stessa persona, con espressioni facciali diverse, è stato dimostrato che i loro occhi e il loro battito cardiaco avevano delle alterazioni. A seconda della foto le percezioni del cavallo, insomma, erano diverse.
Studi e scoperte sui fenomeni emozionali pongono chiaramente importanti domande sulla natura del riconoscimento dell'espressione emotiva, sulle dinamiche relative all'apprendimento e sulle capacità innate di questo animale.
Gli scienziati ipotizzano che possano aver acquisito questa capacità durante l’evoluzione delle loro interazioni emotive oppure che i singoli cavalli possano avere imparato a interpretare le espressioni umane durante il corso della loro vita.
Pensare che gli animali non posseggano le emozioni basilari come gioia, rabbia, paura, dolore, non solo è inconcepibile, ma è proprio sbagliato. Infatti, lo studio del linguaggio del corpo degli animali, insieme alla misurazione dei parametri fisiologici, hanno permesso agli etologi di capire che anche le altre specie provano emozioni.
E così, per esempio, sappiamo che, quando giocano le grandi scimmie ridono e i cavalli e le capre, saltellano. Ma anche che i topi fanno salti gioia quando sono felici e che quando soffrono gonfiano le guance. Lo sappiamo perché a scoprirlo è stato lo psicologo statunitense Jaak Panksepp, vero pioniere della ricerca sulle emozioni animali che non solo ha aperto il dibattito sul tema, ma è proprio riuscito a farlo accettare alla comunità scientifica.
Il fatto, però, che gli animali siano esseri senzienti dotati di emozioni proprio come gli esseri umani, non significa che queste siano identiche a quelle provate dagli umani. Anzi, a dire il vero, sono proprio diverse. Comprenderlo è molto importante, perché permette di non umanizzarli, ma di rispettare la loro diversità. Unico modo per garantire loro una vita che soddisfi appieno i loro specifici bisogni etologici.