Al di là delle caratteristiche dei singoli individui, tra gli animali selvatici e gli animali domestici si osservano differenze comportamentali, per esempio nella sfera sociale e sessuale e nella reattività allo stress, che sono in buona parte legate agli effetti della domesticazione sulle risposte emotive e sulla cognizione.
Gli animali domestici derivano dalla loro controparte selvatica attraverso un processo di trasformazione graduale che si estende su molte generazioni e implica l'azione congiunta di forze diverse. Tale processo è sempre accompagnato anche da cambiamenti anche nell’aspetto fisico degli animali e di solito prenede una variabilità maggiore di alcune caratteristiche, come le dimensioni e il colore, nelle forme domestiche.
Il processo di domesticazione
Secondo una definizione biologica ampia e moderna della domesticazione, essa è un processo coevolutivo che nasce da un mutualismo, ossia da una relazione in cui una specie (il domesticatore) crea un ambiente in cui gestisce attivamente sia la sopravvivenza che la riproduzione di un'altra specie (il domestico) al fine di ottenere risorse e/o benefici vari. Questo permette un aumento del successo riproduttivo per gli organismi coinvolti, portando all'evoluzione di tratti che assicurano l'associazione stabile del domesticatore e del domestico attraverso le generazioni.
L’influenza dell’ambiente tra le generazioni e le interazioni gene-ambiente durante lo sviluppo precoce contribuiscono al fenotipo domestico. La maggior parte delle definizioni del processo sono antropocentriche e basate sul controllo umano; esse, quindi, minimizzano il ruolo del contesto biologico e marginalizzano quello dei domesticatori non umani. Sappiamo invece che noi non siamo l'unica specie domesticatrice; per esempio, anche le termiti, le formiche e i coleotteri hanno dimostrato di esserne capaci, domesticando varie specie di funghi.
Il comportamento degli animali domestici
I fenotipi domestici variano ampiamente a seconda delle pressioni selettive che ne favoriscono l’espressione, e possono variare nelle diverse fasi della domesticazione, sia all'interno che tra i vari taxa. Incroci e retroincroci con individui selvatici complicano poi ulteriormente la situazione. È quindi difficile rilevare molte caratteristiche comuni attribuibili alla domesticazione. Inoltre, fino a tempi recenti, la maggior parte degli studi sulla domesticazione si è basata sul confronto di limitati esemplari provenienti da popolazioni selvatiche e domestiche, sollevando perplessità sull'affidabilità di generalizzare l'attribuzione delle differenze agli effetti della domesticazione.
Qualche caratteristica etologica condivisa dalle specie domestiche tuttavia esiste, e tra queste troviamo una ridotta risposta di "lotta o fuga" (nota in inglese come fight and flight) e un'elevata tolleranza sociale. I cambiamenti principali possono includere anche un'attenzione maggiore ai segnali umani, una maggiore promiscuità, e il mantenimento sino all'età adulta di comportamenti che stimolano l’accudimento – come l’utilizzo di vocalizzazioni infantili e l’attitudine giocherellona – che sono in realtà tipici dell'età giovanile. I cani, rispetto ai lupi, sono stati descritti come esempi tipici di questa tendenza pedomorfica.
Il comportamento degli animali selvatici
Rispetto agli animali domestici, le specie selvatiche sembrano più esplorative e meno ansiose, e questo probabilmente le aiuta a far fronte alle condizioni sempre mutevoli e fluttuanti dell'habitat naturale. Inoltre, mostrano risposte allo stress più intense, come ci dicono i loro livelli di glucocorticoidi, il più noto dei quali è il cortisolo, e delle catecolamine come l'adrenalina. Poiché l'aumento di queste sostanze fornisce all'animale più energia, è possibile che una robusta reattività dei sistemi ormonali dello stress sia un prerequisito per far fronte con successo alle richieste della nicchia ecologica, ad esempio, all’alta pressione predatoria.
Ancora, gli animali selvatici sono relativamente più aggressivi e meno attenti ai segnali umani. Tuttavia, esiste una certa variazione individuale in questo, con alcuni lupi che appaiono più bravi, rispetto ad alcuni cani, a trovare il cibo seguendo l'indicazione col dito di una persona, e questa capacità è stata trovata anche in altre specie sociali, inclusi i pipistrelli megachirotteri (Pteropus sp.) come le volpi volanti e gli elefanti africani (Loxodonta africana). Non vi sono invece evidenze che gli animali selvatici abbiano abilità cognitive superiori. Un porcellino d'India selvatico (Cavia aperea) può eccellere in alcuni compiti e un porcellino d'India domestico (Cavia aperea f. porcellus) in altri.
Le differenze tra animali domestici e selvatici
Le differenze nei profili comportamentali ed endocrini tra animali domestici e selvatici della stessa specie riflettono le diverse esigenze dell'habitat naturale in cui vivono gli uni, e delle nuove condizioni createsi a seguito dell’interazione mutualistica con l'uomo a cui sono esposti gli altri. Infine, ci sono prove che la personalità emerga sia negli animali selvatici che in quelli domestici, favorendo lo sviluppo di differenze individuali.