Dopo oltre un secolo il relitto della Endurance, la nave protagonista di una delle più incredibili avventure di esplorazione, è stata ritrovata in Antartide a 3000 metri di profondità, nelle gelide acque del mare di Weddell. La spedizione guidata Ernest Shackleton puntava alla traversata dell'Antartide, ma il 21 novembre 1915 affondò, dopo essere rimasta per mesi in balia dei ghiacci.
Il relitto, perfettamente conservato, è stato filmato dai rover sottomarini dalla spedizione Endurance22, suscitando reazioni di stupore e meraviglia in tutto il mondo. La nave e la sua storia sono senza dubbio affascinanti, ma ancora di più lo sono le bizzarre creature marine che come pirati degli abissi se ne sono impossessate.
Col passare del tempo il relitto è diventato rifugio e avamposto per centinaia di invertebrati e altre misteriose creature degli abissi. La maggior parte di questi animali sono filtratori che, ancorati gelosamente allo scavo, catturano coi loro piccoli tentacoli tutto ciò che di utile da mangiare passa da quelle parti. Tra questi ci sono i crinoidi, animali antichissimi conosciuti anche col nome di gigli di mare. Sembrano piante preistoriche, dal cui stelo, il peduncolo, partono braccia ramificate e piumate che catturano le particelle sospese nell'acqua.
Sono animali antichissimi che vivono negli oceani da quasi 500 milioni di anni, quando la vita vertebrata era appena agli albori. Fanno parte del phylum degli echinodermi, quello a cui appartengono stelle, ricci e cetrioli di mare. La maggior parte delle circa 600 specie conosciute vive per tutta la vita ancorata al substrato, per cui lo scafo della Endurance rappresenta quasi tutto il loro mondo.
Poi ci sono gli anemoni, grosse e tentacolate meduse capovolte. Sono tra i membri più diversificati e di successo degli cnidari, o celenterati, di cui fanno parte le meduse vere e proprie, i polipi e i coralli. Si cibano di invertebrati, ma anche di piccoli pesci, che catturano con i tentacoli dotati di nematocisti, le cellule urticanti che hanno reso tanto famose e odiate le meduse. Sulla Endurance ce ne sono tantissimi, alcuni enormi, tra cui uno saldamente attaccato al timone, che come ha sottolineato il biologo marino Huw Griffiths sembra quasi aver preso il controllo della nave.
Ci sono poi stelle marine, spugne, granchi completamente bianchi, vermi anellidi e alcune delle creature più strane del regno animale, i tunicati. Sembrano dei piccoli sacchetti di plastica trasparente, e vivono filtrando l'acqua attraverso il loro corpo. Per quanto possano sembrare forme di vita aliene, questi invertebrati sono molto più simili a noi di quanto si possa credere.
Sono infatti gli animali più vicini da un punto di vista evolutivo a noi vertebrati. Allo stadio larvale, quando ancora non sono ancorati a rocce o altri substrati, salpe, ascidie e altri tunicati possiedono la cosiddetta notocorda, la struttura di sostengo dorsale che a partire dai pesci è diventata poi la nostra colonna vertebrale.
Le immagini raccolte dalla spedizione Endurance22 ci hanno svelato un mondo nascosto a tratti primitivo, dove organismi che vivono, nuotano e camminano negli oceani più freddi e isolati del mondo, hanno incontrato per la prima volta le tracce e i segni dell'umanità. Ciò che emerge da questi abissi è un mix estremamente affascinante di ciò che erano e ciò che sono ora gli abissi. Luoghi bui, talvolta considerati inospitali, dove invece la vita esplode e prospera con forme e architetture di ogni tipo, probabilmente alcune di queste ancora sconosciute alla scienza.
In questo scenario surreale, il relitto della Endurance aggiunge quel pizzico di stupore antropocentrico che tanto affascina la nostra specie. Eppure quei fondali e quelle acque buie, per quanto possiamo esplorale, contaminarle e modificarle sono e resteranno per sempre il dominio incontrastato delle meravigliose e bizzarre creature marine.
Foto di copertina © Falklands Maritime Heritage Trust/National Geographic