Le ceneri di Juan Carrito sono state consegnate al Comune di Caste di Sangro. «Vorremmo fare una campana cineraria nella zona da lui frequentata – annuncia a Kodami il sindaco di Castel di Sangro Angelo Caruso – A valle verso il fiume, non lontano dal luogo in cui è morto, per ricordarlo nei luoghi in cui aveva vissuto».
Inizialmente il Comune aveva fatto richiesta per avere il corpo dell'orso, ma dopo la cremazione della carcassa saranno le ceneri a essere tumulate e a fare parte del monumento di Castel di Sangro. «Vogliamo conservare la memoria dell'orso e tenerne vivo il ricordo tra le persone che transitano per la nostra città», continua Caruso.
Juan Carrito era l'orso marsicano più noto d'Italia e ambasciatore della sottospecie a cui apparteneva, la più rara del mondo. La sua scomparsa, avvenuta il 23 gennaio 2023 a seguito della collisione con un'auto all'altezza di Castel di Sangro, in Abruzzo, ha provocato lo sconforto all'interno di tutta la comunità che nei 3 anni di vita dell'orso si era battuta per fare sì che restasse in libertà.
Carrito era infatti l'orso più confidente della storia del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Mentre gli altri orsi, e i selvatici in generale, tendono a evitare il contatto con l'essere umano in ragione di una innata ritrosia, Carrito non esitava a entrare in città di medie dimensioni come Roccaraso, a frequentare i centri abitati di giorno, a interagire con animali domestici. In ragione di questa prossimità con la nostra specie esistono centinaia di video delle sue bravate nei Comuni d'Abruzzo e lungo le piste da sci, come quello inviato da un utente alla redazione di Kodami nel febbraio 2022.
Proprio l'eccessivo interesse verso questo individuo, figlio della già famosa orsa Amarena, potrebbe avere portato alle estreme conseguenze la confidenza di Juan Carrito. Per mettere un freno alle sortite cittadine e alla sua dipendenza dai rifiuti urbani, un anno fa Carrito è stato spostato nell'Area faunistica di Palena, nel parco della Maiella, per essere reintrodotto in natura due settimane dopo, lontano dalla "sua Roccaraso".
Un esperimento riuscito, nonostante le circostanze della morte. Carrito ha perso la vita sulla Strada Statale 17, la "killer di orsi", un'arteria viaria che taglia uno dei corridoi degli orsi più battuti dell'Abruzzo. La strada, infatti, si trova nel mezzo di un'area che collega le diverse aree verdi della regione e per questo molto frequentata dai selvatici.
Come aveva spiegato a Kodami il direttore del Pnalm, Luciano Sammarone, all'indomani della morte dell'orso: «Carrito è morto libero. Abbiamo la consapevolezza di aver fatto tutto quello che si poteva fare per garantirgli una vita non delimitata da recinti, come invece molte persone chiedevano».
Non è la confidenza ad avere ucciso Carrito, ma l'essere umano che con il suo disinteresse non ha messo in sicurezza quel tratto problematico. La recinzione che avrebbe spinto Carrito a prendere il sottopasso sicuro, pensato per l'attraversamento degli animali, è stata completata solo pochi giorni fa. Troppo tardi.
A terminare il progetto iniziato sotto l'egida del Pnalm è stata l'associazione Salviamo l'Orso che davanti alla notizia delle ceneri di Carrito consegnate a Castel di Sangro ha risposto: «Il più grande favore che oggi possiamo fare a Juan Carrito non è distribuirne le ceneri tra chi se le contende allo scopo di celebrarne solo il ricordo. Il più grande favore che le istituzioni possono fargli è occuparsi di tutti gli altri orsi vivi, evitando con azioni concrete e non solo simboliche che facciano la stessa tragica fine».