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28 Febbraio 2023
9:46

Le aquile reali nidificano per la quinta volta nella Riserva Naturale Statale del Furlo

Per il quinto anno consecutivo sono tornate a nidificare nella Riserva Naturale Statale Gola del Furlo, nelle Marche, le aquile reali. Un evento non scontato che quest'anno è accaduto prima del previsto per colpa dei cambiamenti climatici.

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I gestori della Riserva Naturale Statale Gola del Furlo, nelle Marche, stavano aspettando questo momento dell'anno con trepidazione e finalmente è giunto. Stiamo parlando non solo del simbolo della riserva stessa, ma anche un segno di speranza, un animale che è tornato a nidificare nuovamente in un parco con una eccezionale biodiversità: stiamo parlando delle aquile reali, che ormai da 5 anni nidificano fra le ripide rocce frastagliate del parco.

«Per il Furlo è sempre una bella notizia – commenta il direttore della Riserva Maurizio Bartoli in un comunicato – Le caratteristiche di salubrità dell’ambiente e la biodiversità della Gola consentono la riproduzione di questo rapace, che attira l’interesse e le simpatie di tanti visitatori»

Ormai s0no diversi anni che lo fanno e per l'esattezza sempre intorno al 22 febbraio, sulla parete rocciosa del monte Paganuccio. Questo rilievo alto quasi 1000 metri è abbracciato da un lato dal Fiume Candigliano e la sua cima offre la vista dei piccoli paesi circostanti come San Gervasio, un borgo di poche centinaia di anime. Proprio da lassù c'è sempre una buona possibilità di vedere le aquile reali, rapaci stanziali e residenti che per via dell'ottimo stato di conservazione di quegli ecosistemi da diverso tempo hanno deciso di fare di quei pendii scoscesi la loro casa.

Infatti, la Riserva Naturale Statale Gola del Furlo è un serbatoio naturale la cui gestione è stata affidata alla Provincia di Pesaro e Urbino nel 2001 e rappresenta un polmone verde nella splendida cornice naturalistica delle Marche. Un contributo fondamentale alla biodiversità del posto lo offre la presenza del fiume Candigliano, che si insinua tra le imponenti pareti rocciose della Gola del Furlo, dove la suggestione del paesaggio si unisce a una prodigiosa ricchezza naturalistica che vanta esemplari di flora e fauna davvero singolari. Proprio all'interno di questa Gola, veloce e maestosa allo stesso tempo, è possibile vedere l'aquila reale.

Questo maestoso rapace si stabilisce solitamente in ampi territori che comprendono aree con pareti rocciose dove poter nidificare e prati dove poter cacciare, al di sopra del limite degli alberi. Da questi luoghi sopraelevati ricerca continuamente prede in movimento con la sua acuta vista: roditori, lepri, volpi, piccoli ungulati e rettili, che afferra al volo con i grandi artigli.

Le aquile reali e il cambiamento climatico

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Per quanto riguarda la presenza di questo uccello nel parco, si tratta del quinto anno consecutivo in cui la sua nidificazione avviene in questo periodo, con circa 15-20 giorni di anticipo rispetto ai tempi usuali. Secondo gli esperti del parco questa variazione sulla tabella di marcia è data dai cambiamenti climatici.

Nella Penisola si distinguono quattro popolazioni distribuite su Alpi, Appennino, Sicilia e Sardegna. Sugli Appennini la densità è inferiore, probabilmente a causa della persecuzione e della minore disponibilità alimentare. Il cambiamento climatico non ha influenzato solo le aquile del Furlo, ma in Italia le diverse popolazioni sembrano essere state impattate ognuna a modo suo. Un esempio lo troviamo nel Parco Naturale dei Nebrodi, la più grande area naturale protetta della Sicilia.

Un maestoso rapace del parco aveva deposto nel gennaio del 2022 un uovo, una sorpresa inaspettata per i gestori del parco che hanno scoperto così una covata addirittura un mese prima del previsto. È stato lo stesso ente parco a informare del ritrovamento spiegando che si trattava di una difformità dovuta alle temperature dello scorso inverno. Un evento anomalo, insomma, in quanto solitamente il periodo dell’accoppiamento inizia a febbraio, con le aquile che fanno un bellissimo volo nei cieli, una sorta di “danza nuziale”.

Di norma questi rapaci rimangono nello stesso territorio per anni, e costruiscono i nidi sui dirupi o sugli alberi, possibilmente più in basso rispetto all’altezza della zona di caccia, per rendere più agevole il trasporto delle prede. Quando costruiscono i nidi sugli alberi prediligono i sempreverdi, lecci e ginestre in particolare, così da creare un nido confortevole in cui deporre le uova. L’aquila reale ne depone solitamente due, a distanza di 2 -5 giorni l’uno dall’altro, e si schiudono dopo 45 giorni di cova. 

Ecco, dunque, come le aquile della Riserva Naturale Statale Gola del Furlo si uniscono alla lista degli animali influenzati dai cambiamenti climatici, spingendo i gestori del parco e gli enti locali a dover intensificare l'opera di sensibilizzazione nei confronti di questi uccelli. Al momento in Italia, infatti, non esiste una cultura della convivenza con i rapaci, come invece succede nei paesi Nord-europei, e dunque risulta ancora più complesso spiegare l'importanza ecosistemica di questi grandi carnivori dei cieli e come la loro presenza sia necessaria per il corretto equilibrio delle nostre riserve naturali.

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