L'ingestione di munizioni a base di piombo rappresenta una delle principali cause di morte antropica per molti rapaci. Aquile, falchi e avvoltoi spesso si nutrono di animali feriti o uccisi da cacciatori, senza sapere che così facendo ingeriscono il piombo presente nelle munizioni. Questo li avvelena condannandoli ad una morte lenta e dolorosa. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Wildlife Society Bulletin afferma che, nonostante la rinascita delle popolazioni di aquile di mare testabianca o calve (Haliaeetus leucocephalus), l'esposizione a frammenti di munizioni di piombo presente nelle carcasse non solo sta facendo ammalare e uccidendo questi rapaci, ma li sta anche rendendo più suscettibili ad altri pericoli.
La morte dei rapaci causata dall'avvelenamento da piombo è un problema serio che pone le sue origini nell'ignoranza e nella paura di chi pensa che questi animali possano cacciare ed uccidere il bestiame e che siano, dunque, un pericolo per gli allevamenti. La situazione poi si è aggravata con la caccia della selvaggina: quando un animale viene colpito, ad esempio al torace, piccoli frammenti di piombo possono sparpagliarsi nel corpo dell'animale raggiungendo il cuore, i polmoni e le viscere per poi depositarsi nelle "frattaglie", ovvero organi interni della selvaggina che vengono scartati. Inoltre, gli animali feriti da arma da fuoco e non recuperati molto spesso muoiono a causa della gravità delle lesioni, fungendo così da ulteriore fonte di piombo.
Tra i vari rapaci minacciati rientra l'aquila calva, specie iconica dell'America che deve il suo nome alla distintiva testa bianca. Con un'apertura alare che può raggiungere i 2 metri, l'aquila calva è uno dei predatori più maestosi e temuti del cielo. «Nonostante l'apparente ripresa della popolazione attraverso i grandi sforzi di conservazione, il nostro lavoro ha dimostrato che il piombo fa ammalare e uccide le aquile testabianca a tal punto da rendere le popolazioni vulnerabili ad altre minacce come l'influenza aviaria o lo sviluppo dell'energia eolica", ha affermato Krysten L. Schuler, il principale investigatore dello studio e Assistant Research Professor presso la Cornell University».
E' bene sapere che nello Stato di New York, il Bureau of Wildlife presso il New York State Department of Environmental Conservation (NYSDEC) ha documentato che le coppie nidificanti di aquile sono aumentate di 28 volte in 3 decenni, da 13 nel 1990 a 369 nel 2018. Allo stesso tempo, però, ha condotto esami necroscopici completi su ogni aquila trovata morta o moribonda (e morta dopo cure mediche) in quel lasso di tempo scoprendo che si, la popolazione è in ripresa, ma non è assolutamente al sicuro. Il motivo risiede nel fatto che se molti esemplari muoiono a causa di avvelenamento da piombo prima che riescano a riprodursi, vuol dire che a lungo andare non ci saranno più individui sessualmente attivi capaci di riprodursi.
Come le aquile, sono tanti i rapaci che hanno a che fare con questa grande minaccia. Uno studio condotto dall'Università di Cambridge, ad esempio, ha calcolato per la prima volta l'impatto dell'intossicazione da piombo sulle popolazioni di rapaci di tutta Europa, e i risultati sono piuttosto allarmanti. Complessivamente la popolazione europea per dieci specie di rapaci è del 6% più piccola di quanto dovrebbe essere, esclusivamente per colpa dell'avvelenamento da munizioni di piombo. Uno dei casi più recenti di morte di un rapace per avvelenamento riguarda un esemplare di aquila reale, una giovane femmina di due anni che era stata recuperata dalla Polizia Provinciale in provincia di Brescia e consegnata immediatamente ai veterinari del Centro Recupero Animali Selvatici del WWF. Per lei, purtroppo, non c'è stato nulla da fare poiché è morta dopo poco più di 24 ore dal ricovero.
E' evidente quanto tragica sia la situazione, ma c'è comunque un barlume di speranza. «Stiamo parlando di un problema facilmente risolvibile: basterebbe utilizzare munizioni senza piombo per la caccia. In questo modo verrebbero eliminati tutti i frammenti di piombo negli animali o nelle carcasse, rendendoli innocui per le aquile e gli altri rapaci», sostiene Hynes. Detto questo, non possiamo far altro che augurarci che questa soluzione venga apportata quanto prima per poter sperare di continuare ad ammirare questi splendidi animali mentre volteggiano spensierati nel cielo.