Prendono il via i controlli agli allevamenti di coccodrilli in Australia e l'aggiornamento del relativo Codice di condotta vecchio di 14 anni. L'Australia è il principale fornitore di pelli di coccodrillo a livello mondiale, impiegate soprattutto per i prodotti del lusso per marchi come Hermès e Louis Vuitton.
Si tratta di un commercio che vale milioni di dollari e che coinvolge centinaia di migliaia di coccodrilli allevati con modalità che ricordano molti quelli adottati per animali domestici e specie ittiche. Un rapporto dell'organizzazione World Animal Protection spiega che gli animali vengono tenuti in piccoli recinti di cemento foderato di plastica fino a quando non hanno l'età giusta per essere macellati e trasformati in capi d'alta moda. Per produrre alcuni articoli di pelletteria sono necessari anche tre o quattro coccodrilli.
Attraverso una petizione indirizzata al Governo australiano, il World Animal Protection aveva già chiesto di scongiurare l'apertura di un nuovo enorme allevamento di Hermès destinato ad accogliere 50mila coccodrilli. Oggi la ministra australiana all'Ambiente, Tanya Plibersek, ha finalmente annunciato una serie di controlli, e soprattutto l'aggiornamento dei codici che definiscono lo standard di benessere dei coccodrilli presenti in queste strutture.
«Si tratta di un'industria molto importante – ha dichiarato la ministra Plibersek – e di un'importante fonte di posti di lavoro in molte comunità remote, anche per molti abitanti delle Prime Nazioni. Abbiamo più scienza. Abbiamo nuove tecniche. È ora di aggiornare il codice di condotta».
Ma il punto forte di questo commercio basato sulla crudeltà non sono le comunità locali, ma i mercati europei, asiatici e statunitense. Una borsa di coccodrillo prodotta da produttori locali può valere 2mila dollari, mentre una di un marchio di lusso può arrivare a toccare i 300mila.
A pagare il prezzo più alto di questo business è Crocodylus porosus, il più grande rettile vivente.Un maschio adulto può raggiunge anche i 6 metri di lunghezza per 1.000 chili. Le sue squame sono rettangolari e regolari, ma ad interessare i produttori è soprattutto la pelle del ventre compresa tra il capo e la coda, dove le squame sono squadrate e piatte, facilmente manipolabile per realizzare le borse.
Un predatore imponente al vertice della piramide alimentare che in alcune parti dell'Australia viene ridotto in cattività e ucciso in «maniera brutale», come spiega il World Animal Protection. «I coccodrilli possono vivere circa 70 anni. In cattività, vivono solo per due o tre anni. In genere il coccodrillo viene stordito con una scarica elettrica che lo paralizza per diversi minuti. La nuca viene poi tagliata per permettere all'animale di dissanguarsi, dopodiché il cervello viene asportato con una corta asta d'acciaio».
Gli attivisti spiegano anche come i momenti precedenti alla morte non siano rispettosi dell'etologia di animali selvatici, per natura non propensi al contatto con l'essere umano: «Spesso presentano lesioni dovute allo stretto confinamento piccoli recinti individuali e conseguenze dovute ai metodi di immobilizzazione e di macellazione».
Il sistema di controlli era atteso chiesto a gran voce, come ha sottolineato la direttrice del Centre for Crocodile Research di base a Darwin, Sally Isberg: «Un codice di buone pratiche era atteso da tempo, dopo 14 anni di ricerche. Ora dobbiamo assicurarci che il codice sia aggiornato per riflettere le conoscenze più recenti».
La revisione sarà condotta da una società del settore pubblico di Canberra e si prevede che richiederà fino a 12 mesi per essere completata. E si spera che possa aprire uno squarcio nel velo patinato che nasconde un commercio brutale basato sul sacrificio di molti per il piacere di pochi.
«L'industria dell'allevamento dei coccodrilli è grottesca e intrinsecamente crudele. Agli animali selvatici viene negata una vita selvaggia e la libertà di mostrare i loro comportamenti naturali – ha detto Ben Pearson, il direttore australiano del World Animal Protection – I coccodrilli sono animali selvatici, non borsette. Sono esseri senzienti che non meritano di languire in recinti foderati di plastica per i profitti delle case di moda francesi».