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28 Aprile 2023
12:54

L’attivista che lotta per chiudere i delfinari in Spagna: «Sono un terzo di tutti quelli in Europa»

La giovanissima attivista Olivia Mandle ha lanciato una petizione per chiedere al governo iberico di fermare questo orrore e trasferire i delfini in santuari per cetacei. La Spagna ha il triste record di avere sul suo territorio la gran parte del delfinari d'Europa.

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Nel 2017 l'amministrazione di Barcellona annunciò che non avrebbe più ospitato nel suo territorio delfini detenuti in cattività. Ma se la città catalana si sta dimostrando molto attenta al benessere degli animali, grazie anche ad altre iniziative importanti come il divieto della corrida o quello di esporre animali domestici nelle vetrine dei negozi, la Spagna tutta lo sta facendo molto meno. A confermarlo un triste primato: la presenza sul suo territorio di un terzo di tutti i delfinari d’Europa.

Molti spagnoli, però, non sono più disposti a tollerare questa situazione e stanno perciò protestando e facendo sentire la loro voce per cambiare le cose. Quella che si è alzata di più per dire "basta" a questi sfruttamenti è della giovanissima attivista Olivia Mandle che ha lanciato una petizione per chiedere al governo iberico di fermare questo orrore e trasferire i delfini confinati in vasche e costretti a esibirsi in performance innaturali, in santuari per cetacei.

In questi giorni, la teenager catalana, definita la "Greta Thunberg spagnola", ha fatto un ulteriore passo avanti: accompagnata dai volontari dell’organizzazione World Animal Protection, ha portato al Congresso dei Deputati più di 154.000 firme.

Durante la consegna Mandle, che è ambasciatrice del Patto europeo per il clima, ha denunciato l'esistenza di oltre 100 delfini in cattività in questo momento «ognuno dei quali trascorre la sua vita, che può durare fino a 50 anni, a soffrire in uno spazio ristretto per intrattenere gli esseri umani» sottolineando come quella esistente «debba essere l'ultima generazione di cetacei in Spagna a vivere in questo modo».

L’attivista catalana ha ricordato anche quanti siano ormai i paesi che stanno andando nella direzione opposta: in Canada, per esempio, nel 2019 è stata approvata la cosiddetta Free Willy Law, che garantisce che l'attuale generazione di cetacei sarà l'ultima a vivere nei delfinari del Paese. E anche la Francia si è mossa in questa direzione. Nel Regno Unito, invece, l’ultimo delfinario è stato chiuso nel 1993.

In Messico un anno fa è stato approvato un emendamento per modificare la legge sulla fauna selvatica del Paese e proibire lo sfruttamento di qualsiasi esemplare di mammifero marino. Allo stesso modo in altri paesi come Brasile, Norvegia e Lussemburgo, le condizioni stabilite dalla legislazione per poter tenere i cetacei in cattività sono così complesse che è praticamente impossibile farlo.

Mandle lotta da tempo per la liberazione dei cetacei in Spagna: nel 2020 era stata promotrice di una campagna per la liberazione di 3 delfini rinchiusi in un delfinario a Barcellona. Alla fine i tre mammiferi vennero sì liberati, ma solo per essere trasferiti in un’altra "prigione" ad Atene con grande amarezza e delusione per la sedicenne attivista.

In Spagna e nelle sue isole al momento vi sono in totale 11 parchi acquatici in attività e chiuderli rappresenterebbe non solo un grande risultato, ma anche un esempio di civiltà. Infatti, come ha scritto la ragazza nella petizione «questi splendidi animali marini non meritano una vita così. Sono esseri intelligenti, curiosi e socievoli, ma in cattività tutte queste loro caratteristiche e capacità vengono annichilite. Concedere loro la libertà in un ambiente quanto più simile possibile al loro habitat naturale è un dovere nei loro confronti. Chiaro che non saranno mai più completamente liberi, ma almeno gli si offrirebbe la possibilità di finire i loro giorni con dignità».

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Simona Sirianni
Giornalista
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