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12 Giugno 2022
9:18

Latte sintetico prodotto in Danimarca. Il cibo creato in laboratorio sarà il futuro?

Vero e proprio latte, ma senza mucche. È ciò che promette una start up israeliana, Remilk, pronta a produrre su larga scala lo stesso identico prodotto in tutto per tutto in laboratorio.

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Vero e proprio latte, ma senza mucche. È ciò che promette una start up israeliana, Remilk, pronta a produrre su larga scala lo stesso identico prodotto, ma in versione sintetica, ovvero realizzata in tutto per tutto in laboratorio.

Niente a che vedere con le bevande sostitutive, tipo quelle alla soia o alla mandorla. Qui si tratterebbe di latte e yogurt, formaggi e gelati dai sapori e dalle consistenze indistinguibili da quelli veri.

Remilk con il suo brevetto adesso sbarcherà in Europa, precisamente in Danimarca con una fabbrica che, stando a quanto dichiara l’Azienda, sostituirà 50.000 mucche l’anno.

Tutto si basa sul principio della fermentazione microbica, cioè sfrutta il processo usato per produrre alimenti alcolici come la birra o lievitati come il pane. Chimici e biologi dell’azienda, infatti, sono riusciti a “copiare” il gene responsabile della produzione delle proteine del latte nelle mucche e ad inserirlo nel lievito che dal gene impara come produrre la proteina del latte «in modo altamente efficiente».

A questo punto il lievito viene inserito nei fermentatori, dove si moltiplica rapidamente e produce proteine del latte, che vengono poi combinate con vitamine, minerali, grassi e zuccheri non animali diventando dalla panna montata ai formaggi più stagionati.

Nel campo dell’agrifoodtech, Israele è a un livello molto avanzato. Il Paese conta sull'attività di oltre 440 startup innovative. Soltanto nel 2021 il settore dell’innovazione applicata al campo alimentare ha potuto contare su un finanziamento record di 833,5 milioni di dollari, con una crescita del 150% rispetto al 2020.

E, infatti, Remilk, non è certo l’unica start up a lavorare sul latte di sintesi. Anzi. Vicino a sud di Tel Aviv, la Wilk produce latte non animale con un altro sistema: partendo dalle cellule epiteliali mammarie, che si trovano nelle ghiandole mammarie sia dell’uomo che degli animali.

Ovviamente la notizia ha messo in allarme i produttori italiani. E secondo Coldiretti quella del latte sintetico non è affatto una nuova frontiera, ma una minaccia. Il settore della trasformazione del latte, con un fatturato che supera i 16,2 miliardi di euro e un indotto che dà lavoro a oltre 100mila lavoratori, è il primo per dimensioni di tutto l’agroalimentare italiano. Secondo i ricercatori della Remilk, per produrre in laboratorio la stessa quantità di latte di una fattoria serve il 99% in meno di suolo occupato.

Per quanto riguarda le possibilità di mercato è ancora presto per capire. Guardando, però, a quello delle bevande vegetali, come confermano i dati Euromonitor, il fatturato mondiale nel 2021 ha già raggiunto i 17 miliardi di dollari. Nulla rispetto ai 650 generati dal mercato di latte di mucca, ma le percentuali di crescita registrate negli ultimi anni sono interessanti.

Detto questo, ci sono ormai pochi dubbi, sul fatto che la produzione intensiva crei danni al Pianeta e generi un problema etico nei confronti degli animali. Aggiungendo il fatto che, per quanto intensiva sia, non basterà comunque per tutti.

Per questo, da ogni parte arriva l’allarme di quanto sia necessario cambiare rapidamente il modo di alimentarsi per fronteggiare e rallentare i processi degenerativi in corso come l’inquinamento, i cambiamenti climatici e le loro conseguenze. Ma anche per garantire non solo la sopravvivenza, ma anche una convivenza più solidale tra persone e animali.

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Simona Sirianni
Giornalista
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