Kodami Call
rubrica
9 Gennaio 2023
14:21

L’assalto al Congresso in Brasile è un attacco alla democrazia che fa male ad animali e ambiente

In Brasile un gruppo di manifestanti ha assaltato le sedi istituzionali del Paese per protestare contro l'elezione di Lula. Si tratta di un attacco alla democrazia che fa male all'ambiente e agli animali.

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Giaguaro nella Foresta Amazzonica
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In Brasile un gruppo di manifestanti ha assaltato le sedi istituzionali del Paese per protestare contro l'elezione di Lula. È successo a mezzanotte ora italiana e al momento il Congresso, la Corte Suprema e la sede del Governo sono tornate sotto il controllo delle autorità.  Per il neopresidente brasiliano si tratta di una “violenza senza precedenti” messa in atto da  “fanatici fascisti" che vogliono il ritorno di Jair Bolsonaro.

Una dinamica che ricorda molto da vicino quanto avvenuto a gennaio 2021 a Capitol Hill dopo la vittoria di Joe Biden su Donald Trump. Come avvenuto in occasione delle elezioni statunitensi, anche quelle brasiliane hanno visto trionfare il presidente di sinistra Lula per pochissimi voti, spingendo i sostenitori dell'uscente Bolsonaro a una invasione violenta di Brasilia.

Ma perché questo attacco è pericoloso non solo per la democrazia ma anche per gli animali e l’ambiente?

Luiz Inácio da Silva, meglio noto come Lula, è diventato presidente il 31 ottobre 2022 con il 50,83% dei voti contro il 49,17% incassato dall'avversario. Appena entrato ufficialmente in carica, l'ex operaio già presidente del Brasile tra il 2003 e il 2013, ha sconfessato diverse misure del suo predecessore. Nei 4 anni in cui la Destra è stata al governo la deforestazione è aumentata di oltre il 75 per cento causando un grave danno al Brasile, e al Pianeta, come sottolineato in un durissimo editoriale pubblicato sulla rivista Nature poco prima delle elezioni brasiliane: «Bolsonaro è entrato in carica negando la scienza, minacciando i diritti delle popolazioni indigene, promuovendo le armi come soluzione ai problemi di sicurezza e spingendo un approccio all'economia basato sullo sviluppo a tutti i costi. Bolsonaro è stato di parola. Il suo mandato è stato disastroso per la scienza, l'ambiente, il popolo brasiliano e il mondo intero».

Il Brasile è infatti il paese più "megadiverso" al mondo, cioè quello che ospita il maggior numero di specie di piante e animali. Custodisce il 60 per cento dell'intera foresta amazzonica, al cui interno si trova oltre un decimo di tutte le specie viventi del pianeta. Le prime parole di Lula nel suo discorso di accettazione sono state dedicate proprio al ripristino degli habitat del polmone verde del mondo: «Monitoreremo e sorveglieremo l’Amazzonia, dove combatteremo ogni attività illegale. Allo stesso tempo promuoveremo lo sviluppo sostenibile delle comunità dell’Amazzonia».

A questo scopo Lula nel suo primo giorno di mandato effettivo, a gennaio 2023, ha firmato due decreti per ripristinare il Fondo Amazzonia, gestito dalla banca di sviluppo brasiliana e nato allo scopo di raccogliere donazioni e investimenti per lottare contro la deforestazione. Inoltre, sostiene lo sviluppo di sistemi di monitoraggio e controllo della deforestazione nel resto del Brasile e in altri Paesi tropicali.

Fondo Amazzonia Brasile
I progetti attivi del Fondo Amazzonia

Lula ha quindi dato seguito alle promesse fatte in campagna elettorale in cui aveva anche dichiarato di voler arrivare alla “deforestazione zero”. Un obiettivo ambizioso che per realizzarsi necessita dell'impegno di tutti i governi, e non solo di quello di quello brasiliano. La perdita di biodiversità in Amazzonia, infatti, mette a rischio la sopravvivenza di tutte le specie, compresa la nostra. Quello che accade in Amazzonia ha effetti anche qui da noi, e viceversa, come ha segnalato più volte Greenpeace denunciando il massiccio import di soia in Europa.

Con una spettacolare protesta a Ravenna gli attivisti hanno denunciato la massiccia deforestazione causata dalle coltivazioni di soia. Nel manifesto appeso sui silos di soia del porto, dove arriva la maggior parte del carico destinato al mercato italiano, si vedono due degli animali simbolo dell'Amazzonia: un giaguaro e un pappagallo ara nell'atto di fuggire dalle ruspe.

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La protesta di Greenpeace a Ravenna

L’agricoltura intensiva di questa e altre piante sono molto richieste sul nostro mercato e stanno contribuendo a decimare gli animali dell’Amazzonia. Tra le specie che soffrono di più per la deforestazione ci sono soprattutto quelle che hanno bisogno di territori ampi e contigui come appunto i giaguari e altri grandi predatori.

Anche solo l’apertura di una strada in una foresta intatta può mettere in pericolo la sopravvivenza dei grandi predatori al vertice della rete alimentare, come aveva segnalato a Kodami il ricercatore dell'Università di Milano Giorgio Vacchiano: «Tra gli animali che soffrono di più per la deforestazione ci sono quelli che hanno bisogno di territori ampi e contigui. In questi casi, anche solo l’apertura di una strada in una foresta intatta può mettere in pericolo la sopravvivenza dei grandi predatori che hanno bisogno di un territorio non frammentato. I grandi predatori al vertice della piramide trofica sono i più vulnerabili, e con la loro scomparsa si hanno effetti a cascata su tutti i livelli». Uno sconvolgimento di cui abbiamo prova anche in Italia, dove per Vacchiano «la scomparsa del lupo e dell’orso ha generato squilibri che sono andati a incidere anche sulle attività umane».

Compromettere un habitat estremamente complesso come quello Amazzonico, molto più diversificato di quello italiano in termini di biodiversità, può avere effetti ancora sconosciuti sugli ecosistemi, con ripercussioni anche sulla politica e l'economia mondiale.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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