Lascia tutto per andare a vivere con 200 animali abbandonati: il santuario di Adri

La chiamano dottoressa Dolittle perché trascorre le giornate in compagnia di 200 animali. Vittime di abusi e abbandonati, ha costruito per loro una grande fattoria immersa nel verde, dove cavalli, mucche, uccelli e ogni genere di animale vivono in armonia. Questa è la storia di Adri Rachelle e della sua fattoria, il Wild Things Sanctuary.

7 Settembre 2021
17:29
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La chiamano dottoressa Dolittle perché trascorre le giornate in compagnia di 200 animali. Vittime di abusi e abbandonati, ha costruito per loro una grande fattoria immersa nel verde, dove cavalli, mucche, uccelli e ogni genere di animale vivono in armonia. Questa è la storia di Adri Rachelle, una ragazza che ha trasformato la sua passione per gli animali in una missione di vita: «Ho lasciato il mio lavoro, ho venduto la mia casa e mi sono trasferita nel mezzo del nulla, in Georgia – ha raccontato in uno dei suoi vlog dove condivide i suoi momenti trascorsi in campagna -. Ho comprato una casa vecchia di 200 anni e lentamente ho aggiunto quelli che ora sono circa 200 acri e una seconda fattoria al santuario».

Wild Things Sanctuary è il nome della struttura fondata da Adri, in Georgia, negli Stati Uniti. Un santuario che nasce non solo allo scopo di salvare animali in difficoltà, che hanno subìto violenze o destinati alla macellazione, ma anche di aumentare la consapevolezza sulle sofferenze che queste creature possono patire. Un vero e proprio rifugio, al quale Adri ha dedicato tutti i suoi sforzi, arrivando a costruire persino delle strutture specifiche per le specie che popolano la fattoria, dalla casa per i cani a quella per i conigli.

Un lavoro che ha assorbito non solo tutto il tempo libero, ma anche le finanze di Adri. Le spese del Wild Things Sanctuary, infatti, arrivano a sfiorare anche i 50mila dollari l’anno. Una cifra che potrebbe essere facilmente raggiunta se il santuario fosse aperto al pubblico. Ma la giovane ha preferito sostenere la sua attività soltanto tramite le donazioni della sua community, evitando così che il santuario, da rifugio, diventasse una mera attrazione. Perché aprire le porte della fattoria a chiunque avrebbe creato un problema per gli animali stessi: «La più grande differenza con gli altri santuari è che non siamo aperti al pubblico – spiega -. La quantità di stress che avrebbe un flusso costante di estranei non è giustificabile per me».

Adri ha utilizzato la portata mediatica dei social non per ottenere visibilità o per guadagno, ma per educare il pubblico ad avere maggior rispetto per gli animali, affinché si verifichino sempre meno abbandoni o adozioni inconsapevoli: «Non voglio scoraggiare nessuno dall'avere animali di cui sono davvero ben informati e davvero appassionati e attrezzati per prendersi cura di loro per tutta la vita – afferma Adri -, ma allo stesso tempo non voglio essere una parte del problema, incoraggiando le persone a prendere questi animali e facendo finta che sia facile, che sia sempre divertente o che sia conveniente».

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