L'aumento delle temperature globali ha scombussolato le abitudini di tutti, ma soprattutto quelle degli animali selvatici. C'è chi si sveglia prima dal letargo, chi si sposta ad altitudini più elevate per sfuggire al caldo e chi ha sempre più problemi a riprodursi. Un nuovo studio, i cui risultati sono stati pubblicati su Proceedings of the National Academy of Sciences, evidenzia infatti come diverse specie di uccelli nordamericani abbiano sempre più problemi nel comprendere quando è il momento migliore per riprodursi, poiché non riescono più a capire quando inizia la primavera.
È bene tenere a mente che determinati periodi dell'anno solo cruciali per moltissime specie e se si verificano dei cambiamenti, questi possono causare danni anche estremamente gravi alle loro popolazioni. Un team di ricercatori ha infatti dimostrato che diverse specie di uccelli producono molta meno prole se iniziano a riprodursi troppo presto o troppo tardi rispetto all'inizio esatto della primavera. Il problema, però, sta nel fatto che con gli effetti dei cambiamenti climatici l'inizio della primavera è stato anticipato, ma queste specie non riescono a stare al passo con i tempi, situazione che potrebbe avere conseguenze catastrofiche per quanto riguarda il futuro delle popolazioni di uccelli.
Le stagioni riproduttive di questi animali cominciano quando iniziano a sbocciare i primi fiori e a ricomparire le foglioline verdi, ma tutto questo sta avvenendo sempre prima del previsto man mano che il mondo si surriscalda. «Entro la fine del 21° secolo, è probabile che la primavera inizierà circa 25 giorni in anticipo, mentre gli uccelli cominceranno a riprodursi solo 6,75 giorni prima del solito», ha spiegato Casey Youngflesh, primo autore dello studio che ha guidato lo studio come ricercatore post-dottorato presso l'UCLA ed è ora un borsista post-dottorato allo Stato del Michigan.
I problemi però non riguardano solo la riproduzione e la nascita dei piccoli, ma anche il loro allevamento: se questi nascono o troppo presto o troppo tardi rispetto alla primavera e al conseguente periodo di clima mite, le basse temperature potrebbero mettere gravemente a rischio la loro sopravvivenza. Non solo, anche il tempismo relativo alle fonti di cibo è molto importante: se i genitori cercano cibo prima o dopo i picchi di massima disponibilità potrebbero non trovare le risorse necessarie per mantenere in vita i loro piccoli.
La ricerca si è basata sullo studio di 41 specie differenti di uccelli migratori e stanziali in 179 siti vicino alle aree boschive in tutto il Nord America tra il 2001 e 2018. E dai dati raccolti è emerso che la loro capacità riproduttiva diminuirà di circa il 12% se si continua di questo passo. Stiamo parlando di un futuro piuttosto tetro che riflette una grandissima diminuzione di biodiversità al livello globale.
C'è da dire che dalle analisi è emerso che alcune specie hanno però beneficiato dell'arrivo anticipato della primavera, in quanto la loro produttività riproduttiva è andata meglio del previsto, ma si tratta di eccezioni: stiamo parlando di specie perlopiù non migratrici che riescono a rispondere più rapidamente al risveglio delle piante che segnalano l'inizio della loro stagione riproduttiva. Questa, però, è appunto un'eccezione alla regola, poiché la maggior parte delle specie non ha ottenuto gli stessi vantaggi.
«Il Nord America ha perso quasi un terzo delle sue popolazioni di uccelli dagli anni 70», ha affermato Morgan Tingley, professore associato di ecologia e biologia evolutiva dell'UCLA e autore senior dello studio. «Dobbiamo concentrarci ora su strategie concrete per aumentare le popolazioni di uccelli prima che il cambiamento climatico prenda il sopravvento».