Il fatto che gli orsi polari (Ursus maritimus) siano minacciati purtroppo non è una novità: questi animali sono diventati il simbolo delle sfide poste dallo scioglimento dei ghiacciai e dalla più ampia crisi climatica degli ultimi anni. Tuttavia, un nuovo studio pubblicato su Science Advances dimostra che la riduzione dell’areale di questi animali in Groenlandia ha profonde radici storiche e il numero degli orsi polari è in diminuzione da circa 20.000 anni.
Michael Westbury e Eline Lorenzen, docenti del Globe Institute sono a capo del nuovo studio interdisciplinare, in collaborazione con colleghi di varie istituzioni in Groenlandia, Canada, Australia, Finlandia, Hong Kong, Regno Unito, Geus e Università di Aarhus, che analizza il Dna e le preferenze alimentari degli orsi polari viventi, nonché i dati storici sul clima e l'habitat degli orsi polari della Groenlandia. «Analizzando il materiale genetico degli orsi polari possiamo aprire una finestra sul passato e ottenere una visione approfondita della storia dello sviluppo delle specie e della popolazione», ha spiegato Lorenzen. «La nostra analisi rivela che il numero di orsi polari si è ridotto significativamente dall'ultima era glaciale».
Westbury, invece, ha illustrato come mai gli orsi polari sono in diminuzione da così tanto tempo: «È l'aumento della temperatura del mare che determina il declino della popolazione di orsi polari. Quando la temperatura del mare aumenta, c'è meno ghiaccio marino e, di conseguenza, meno foche, di cui si nutrono gli orsi polari. Vediamo una connessione inquietante tra il declino della popolazione e i cambiamenti ambientali. Un aumento relativamente piccolo della temperatura dell'acqua e una piccola riduzione della quantità di ghiaccio marino si traducono in un declino piuttosto drammatico della popolazione di orsi polari. La relazione non è lineare».
Gli effetti del riscaldamento globale, dovuto all’aumento delle emissioni di CO2, sono chiaramente visibili in Groenlandia e nella regione artica. «Lo sviluppo attuale non ha precedenti rispetto a quello che l'orso polare ha vissuto negli ultimi 20.000 anni e, secondo le attuali proiezioni, possiamo aspettarci che la specie non riesca affatto a prosperare», ha aggiunto lo scienziato. Il nuovo studio mostra che negli ultimi 20.000 anni il mare che bagna la Groenlandia ha registrato un aumento della temperatura compreso tra gli 0,2 e gli 0,5 gradi, che, secondo le analisi, ha comportato una riduzione del 20-40% della popolazione di orsi polari.
«Dando uno sguardo al futuro, possiamo aspettarci un aumento della temperatura del mare della Groenlandia dai 2 ai 5 gradi. Quindi, saremmo di fronte ad un aumento pari a 10 volte quello degli ultimi 20.000 anni», ha continuato Lorenzen. «Non promette bene per l'orso polare. E trovandosi al vertice della catena alimentare, questo animale è indice dei cambiamenti dell’intero ecosistema marino nell’Artico, dimostrando che l’intero sistema è sotto pressione. Ma non è solo l’Artico ad essere influenzato negativamente dal cambiamento climatico, siamo tutti noi. La Terra è un grande ecosistema interconnesso, di cui siamo una parte integrata e profondamente dipendente. La natura non conosce confini».
Lo studio, però, mostra una possibilità per questi grandi plantigradi: gli orsi polari possono infatti cambiare la loro dieta e questo potrebbe aiutarli ad adattarsi ai cambiamenti climatici. «Le nostre analisi sulle scelte alimentari degli orsi polari mostrano una grande plasticità, il che significa che possono cercare cibo diverso dal solito». ha aggiunto Westbury. «Ad esempio, negli orsi polari della Groenlandia orientale maschi e femmine differenziano le loro scelte alimentari, predando diverse specie di foche, e quindi non sono in concorrenza tra loro. Questa è una soluzione che alcune specie possono attuare quando le risorse sono scarse».