Il WWF sceglie l’orso marsicano per la campagna ReNature 2022, iniziativa che punta a tutelare e rigenerare la fauna selvatica italiana e a proteggere le specie maggiormente a rischio. Una scelta affatto casuale, visto che l’orso marsicano, che vive esclusivamente in una ristretta porzione dell’Appennino centrale, potrebbe estinguersi in meno di 30 anni.
L’analisi del WWF è spietata: la popolazione di orsi marsicani è ridotta oggi a 50-60 individui che vivono quasi interamente nei confini di due parchi nazionali, quello d’Abruzzo, Lazio e Molise e quello della Maiella. Se non verranno adottate iniziative per tutelarla, entro il 2050 sarà praticamente azzerata: «È necessario creare una cintura di sicurezza intorno alla core area dell’orso marsicano, creare cioè le condizioni affinché il plantigrado possa espandersi in maniera naturale nel territorio».
I corridoi faunistici, indispensabili per salvare l’orso marsicano
La strategia primaria è la creazione di corridoi faunistici, ripristinando sottopassi o sovrappassi stradali abbandonati che, nelle giuste condizioni, consentirebbero agli animali di attraversare in sicurezza le infrastrutture umane che hanno invaso il loro territorio. Ovvero strade e superstrade, che rappresentano un rischio altissimo per la sopravvivenza degli orsi (e in generale della fauna selvatica): «Sei orsi marsicani negli ultimi anni hanno perso la vita per l’impatto con autoveicoli, l’ultimo nel 2021 un maschio investito in Abruzzo lungo l’autostrada A25 – ha spiegato Isabella Pratesi, direttore programma di Conservazione WWF Italia – Anche un solo individuo morto per una popolazione che a malapena supera i 50 animali rappresenta una perdita enorme. La speranza è nei cuccioli: i dati più recenti riguardanti la natalità si riferiscono al 2018, con 11 cuccioli e al 2019 con 16 nuovi cuccioli. Nel 2020 e 2021 la pandemia ha bloccato i censimenti, ma si spera di poterli riprendere presto».
L’investimento, è stato ormai ampiamente dimostrato, è una delle principali cause di morte per orsi e lupi, insieme con il bracconaggio. E che gli orsi marsicani non abbiano timore di avventurarsi in zone urbane è noto, come dimostrano le “scorribande” dell’orso Juan Carrito, più volte sceso a valle e avventuratosi nei paesi nonostante gli sforzi di associazioni ed ente parco(quello di Lazio, Abruzzo e Molise) di riportarlo in montagna e tenerlo lì. La madre, l’orsa Amarena, ha la stessa abitudine, e ha spesso portato con sé i cuccioli durante le incursioni in cerca di cibo.
La strategia per salvare l’orso marsicano
Il Wwf ha fornito ulteriori suggerimenti per preservare la popolazione di orsi marsicani, soprattutto in un’epoca in cui le prede scarseggiano, il cambiamento climatico ha rivoluzionato i ritmi del letargo e l’essere umano ha invaso porzioni sempre più ampie del loro habitat.
In una strategia di conservazione vanno distribuite nuove recinzioni a tutela degli allevamenti, installati dissuasori acustici e ottici che scoraggino gli orsi ad attraversare le strade più pericolose, rimosse le risorse trofiche che attraggono gli orsi nelle aree urbane sostituendo, per esempio, i cassonetti attuali con modelli a prova di orso. E poi favorire la convivenza con le popolazioni locali superando pregiudizi e diffidenza te, come avviene con il progetto LIFE ArcProm svolto insieme al parco della Maiella: «Solo uno sforzo congiunto di volontari, come accade nei campi di volontariato nell’Oasi WWF Gole del Sagittario, esperti, parchi, enti locali, potrà salvare questa specie», sottolinea l’associazione. Che ha aperto un conto corrente per donare fondi in favore di programmi di tutela, e ha lanciato un appello.
«Serve una collaborazione sinergica tra il Ministero della Transizione Ecologica, i presidenti delle Regioni ricadenti all’interno dell’areale dell’orso, prime fra tutte Abruzzo, Lazio e Molise, i tanti sindaci che amministrano questi territori, i responsabili delle aree protette, gli operatori delle forze di polizia, i magistrati e tutti i cittadini che vivono e lavorano in questi territori. Serve l’aiuto e il sostegno di tutti coloro che hanno a cuore il destino di una delle specie più rare e preziose del continente europeo».