«Adottare un cane già adulto, con negli occhi un bagaglio di gioia e anche di dolore, è una ricchezza per chi che lo accoglie e un collante per tutta la famiglia. Lapo ci ha fatto capire davvero cos'è l'amore e per questo è stato il più bel regalo di Natale». Così Barbara Laverde, volontaria del canile Dog's Town in provincia di Caserta, racconta del suo Lapo, incontrato un Natale di sei anni fa.
La storia di Lapo poteva finire quando è stato abbandonato e poi investito sulle strade del Casertano. Una notte piovosa di dicembre però è cambiato tutto, per lui e Barbara.
Lapo oggi ha 9 anni e una storia che si racconta con la forza serena di un cane che, nonostante il tradimento dell'essere umano, aspetta sempre fiducioso una carezza. Mentre la sua umana racconta come si sono incontrati, all'interno del canile casertano, Lapo non stacca mai il suo corpo dal suo.
Lapo è stato trovato per strada poco prima di Natale. «Quando l'ho visto era ferito e infreddolito, non si muoveva ed era estremamente magro, anche quando lo toccavo restava fermo, l'unica cosa che faceva era guardarmi – rivive Barbara – Ho chiesto aiuto e mi hanno detto che c'era un canile nei pressi di Caserta dove gli avrebbero prestato soccorso. Così siamo arrivati qui entrambi e, in un certo senso, da quel giorno non ce ne siamo più andati».
Quel canile era Dog's Town, nelle campagne di Pignataro Maggiore. In origine era un unico grande complesso con più di settecento cani. Dopo l'introduzione del limite imposto dalla legge regionale 28 del 1991 che impone un massimo di trecento cani, la struttura è stata divisa in due. Complessivamente le due strutture gemelle danno in adozione tra i trecento e i trecentodieci cani l'anno, tuttavia il numero di ospiti non scende mai sotto i seicento.
A ingrossare le fila degli inquilini fissi, a Dog's Town, come in molti altri canili italiani, sono soprattutto i cani adulti, dai due anni in su. Anche Lapo, che quando è finito sulla strada aveva già quattro anni, non sembrava avere nessuna speranza di uscire dal canile accompagnato da una nuova famiglia.
L'incontro tra Lapo e Barbara
Barbara è trevigiana e in una sorta di "staffetta al contrario" tredici anni fa è arrivata nella provincia di Caserta. È in quel momento, appena messo piede in quella che sarà la sua nuova casa, che fa un incontro che le cambia la vita: «Stavo imboccando l'autostrada per entrare a Caserta quando ho visto un piccolo simil Breton sotto la pioggia. Volevo fermarmi ma non potevo in quel tratto per motivi di sicurezza. Ho avvertito le autorità con una chiamata ma ho sempre conservato il rimorso per non essere intervenuta in prima persona. Quell'incontro mi è rimasto dentro e anni dopo, quando ho visto Lapo, anche lui un incrocio di Breton, mi sono sentita come se fossi stata messa davanti a una seconda possibilità e l'ho preso con me».
Lo scenario che la trevigiana Barbara si trova davanti quando arriva in Campania tredici anni fa è molto diverso da quello Veneto. Il fenomeno del randagismo è molto complesso e i dati sugli animali che vivono al di fuori delle famiglie rappresentano sempre una stima approssimativa. «Quando sono arrivata nella provincia di Caserta – dice Barbara – ho subito capito che qui c'era un grandissimo bisogno di intervento e ho incrementato la mia attività di volontariato».
«Ho sempre pensato che Lapo fosse stato abbandonato sia per il periodo festivo in cui ci siamo incontrati, sia per il modo in cui interagisce con gli esseri umani e gli altri cani – spiega Barbara dopo una vita di militanza nel volontariato con gli animali – Statisticamente i cani investiti, soprattutto in zone dove non passano molte auto sono cani di casa, i meno abituati a camminare da soli, incapaci di difendersi da auto, moto e spesso altri cani».
«Inoltre, il numero dei cani abbandonati cresce proprio in concomitanza con le feste di Natale, quando gli umani abbandonano gli adulti per prendere individui più giovani, cuccioli più adatti dal loro punto di vista ad essere "spacchettati" sotto l'albero – dice Barbara – Non saprò mai con certezza se questa è anche la storia di Lapo, so solo che ogni volta che trovo un cane nella sua situazione penso a lui e questo mi dà la forza per aiutare con ancora maggiore consapevolezza per aiutare soprattutto i "vecchietti" come lui».
Lapo, un cane come tanti "scartato" a Natale
All'interno di Dog's Town, Barbara passeggia indicando numerosi cani, raccontandone la vita, il carattere, e per molti, le magre prospettive di una vita felice. «Alcuni non se ne andranno mai da qui, il più delle volte a causa dell'età. Molti sono già adulti quando arrivano – spiega Barbara mentre cammina vicino all'area sgambamento – Purtroppo sono spesso soggetti che hanno subito la scelta di un acquisto impulsivo. Molte volte sono venute in canile persone in cerca di un cucciolo che in cambio volevano lasciare un cane già anziano, oppure malato. Queste persone ovviamente non sono idonee all'adozione e di conseguenza li mandiamo via».
«Con il canile cerchiamo di dissuadere chi vuole accogliere un cane in maniera impulsiva: questi animali sono individui e non cose, per questo anche dopo l'affido e l'adozione cerchiamo di mantenere un rapporto con gli adottanti, chiediamo spesso anche foto e testimonianze della convivenza», continua Barbara.
Quando si compra un animale in negozio, spesso frutto del traffico di cuccioli dall'est Europa, non si fanno periodi di affido o di prova. Il canile e i rifugi impongono invece un periodo composto da step specifici per valutare l'idoneità della in famiglia e preparare l'ingresso del cane.
Anche Kodami ha pensato di contribuire ad aumentare la consapevolezza nel momento che precede l'adozione con un apposito questionario il MiFido, compilato anche Ciro dei The Jackal.
L'adozione di Lapo è stata una scelta ponderata, arrivata nel corso di un'assidua frequentazione tra i due: «Avevo già sette cani, tutti più che adulti, e inizialmente non credevo che lo avrei tenuto con me. Però il tempo passava e lui restava in canile, sapevo per esperienza che vista la sua età non aveva chance di trovare una famiglia con la giusta sensibilità, anche alla luce della Leishmaniosi da cui è affetto».
Le sfide e la gioia di adottare un cane adulto
Barbara non si è limitata a lasciare Lapo al suo destino, ha seguito con lui il percorso di relazione e cura fino a quando non si è rimesso in sesto: «Sono venuta tutti i giorni per vedere i suoi progressi, farlo uscire dal box, conoscerlo. A colpirmi è stata la sua calma e la sua dolcezza nel rapportarsi con chiunque, ma nello stesso tempo un grande senso di protezione nei confronti di chi fa parte della sua famiglia».
Nel frattempo l'umana di questo racconto a lieto fine ha intensificato l'attività di volontariato a Dog's Town, anche dopo la convalescenza di Lapo, continuando ad andare in canile e a vederlo tutti i giorni: «Mi prendevo cura di lui, giocavo con lui insieme a mio marito che col tempo è diventato il suo preferito – dice Barba con un simpatico pizzico di gelosia – Prima di rendercene conto è diventato parte della nostra famiglia in modo del tutto naturale».
«Allora non sapevo cosa sarebbe successo… non lo sai mai quando prendi un cane investito sulla strada – riflette Barbara – Pensavo di esserci abituata dopo tanti anni di volontariato con i randagi, ma con lui non fu affatto così. Ogni cane ha il suo carattere, quello di Lapo è accogliente e disponibile a dare affetto ed è stato così sin dal primo momento. È impossibile stargli vicino senza sentire un grande amore, nato dalla serenità di una relazione che cresce e si rafforza attraverso una conoscenza senza fretta».
Una relazione che appaga e mette di fronte due individui con personalità già formate ma pronte a scoprirsi l'un l'altra: la più grande ricchezza che dà un cane adulto al suo umano.
Il quadro clinico di Lapo è complicato da una malattia come la Leishmaniosi che molti cani del centro sud Italia hanno, in realtà. «Lapo sta benissimo – rassicura Barbara – è in perfetta salute e con le giuste cure conduce una vita serena e dignitosa, ma per molti questa condizione è un forte disincentivo all'adozione. Lapo invece è la prova che la convivenza con un cane malato è possibile se lo si fa nel modo giusto: è perfettamente asintomatico, non rappresenta un rischio né per le persone né per gli altri cani».
La Leishmaniosi è una delle malattie più comuni nel cane, curabile con terapie ad hoc. Ma nonostante ciò è ancora soggetta a un grande stigma tra gli esseri umani e ciò rende ancora più difficile trovare la famiglia giusta per i cani affetti da questa patologia.
Dog's Town: la seconda casa di Lapo e Barbara
A gestire Dog's Town è il veterinario Giovanni Ferrara, garante dei diritti degli animali della provincia di Caserta. La sua squadra è composta da dipendenti e volontari come Barbara che ormai conosce meglio di chiunque altro i tanti ospiti del canile.
«Quello è Ettore – dice la donna indicando un grosso Pitbull il cui nome mitologico svela un passato nell'arena dei combattimenti – Fa paura perché è molto forte e grande, ma in realtà è buonissimo, non farebbe mai del male a un essere umano».
Di cani come Ettore ce ne sono tanti a Dog's Town essendo un centro accreditato dalla Regione Campania per accogliere gli animali oggetto di sequestro giudiziario. È qui che arrivano i cani maltrattati, coinvolti nelle attività della criminalità organizzata, nei combattimenti, oppure abbandonati dai cacciatori.
«Sono i cani da caccia quelli che arrivano in condizioni peggiori, spesso sono vittime di incidenti e i cacciatori li lasciano a noi dicendo che li hanno trovati per strada per non pagare le spese veterinarie in centri privati. Arrivano aperti da qui a qui – racconta Barbara tracciando col dito un segno che le divide in due il ventre – Noi sappiamo che non è la verità ma l'alternativa sarebbe lasciarli morire e così li prendiamo e li curiamo».
La legge concede all'umano di riferimento che perde o abbandona un cane, un periodo di tempo per presentare la denuncia di smarrimento e riscattarlo, solo trascorso questo periodo il cane può essere dato in affido ad altri. Questo avviene perché il cane è considerato una res dal Codice civile, nonostante le pronunce giurisprudenziali in Italia e all'estero indichino un orientamento diverso, che li vede come esseri senzienti dotati di una propria individualità.
È un paradosso al quale Barbara non riesce ad abituarsi: «Provo sempre molta rabbia quando vedo una persona maltrattare il proprio cane, rifiutarsi di capirlo e abbandonarlo come se fosse una cosa priva di intelligenza e sentimenti».
Questo modus operandi così umano è successo spesso anche dopo la prima ondata dell'emergenza pandemica. «Durante il primissimo lockdown ricevevamo in canile più di cinque richieste di adozione ogni giorno, contro la media di una nel pre-Covid – ricorda Barbara – Molti degli animali adottati durante la pandemia, passate le restrizioni, ci sono stati restituiti o sono finiti in strada. Le persone hanno pensato di usare un essere vivente come alibi per uscire di casa. E' evidente che qualcosa deve ancora cambiare nel modo in cui gli umani percepiscono gli animali».
Come mostra la storia di Lapo e Barbara, i cani possono arrivare nella nostra vita per caso, ma sceglierli non è un'azione altrettanto casuale. A Natale, come in qualsiasi altro periodo dell'anno è giusto pensare alla possibilità di dare una casa ai tanti ospiti dei canili, ma per farlo bisogna accettare le sfide e le gioie che questo comporta.
«Quando guardo Lapo, non penso tanto a quello che gli ho dato io, ma a quello che lui ha dato a me – conclude Barbara – Lapo è fiducioso e anche se penso che quello che c'è tra noi sia speciale, sono certa che sarebbe stato felice con qualsiasi altro umano coscienzioso. Quello che però lui ha dato a me è irripetibile, la gioia e le novità che ha portato nella mia vita sono doni che ricevo tutti giorni, e non solo a Natale. Alla fine, il regalo più grande è quello che lui fa a me tutti i giorni».