L'Irritator challengeri, un dinosauro spinosauride brasiliano, vissuto nel Cretaceo inferiore circa 110 milioni di anni fa, ha sempre fatto molto parlare di sé. Il suo stesso nome d'altronde, Irritator, fa comprendere quanto i paleontologi stessi che ebbero la fortuna di studiarlo e classificarlo rimasero "irretiti", quando scoprirono che il teschio dell'olotipo era stato artificialmente allungato.
Oggi però si è ricominciato a parlare della sua specie a seguito di una grande scoperta compiuta dal team di Marco Schade, ricercatore presso l'Università di Greifswald, in Germania. Analizzando infatti il cranio e altri resti di questo dinosauro tramite la tomografia computerizzata a raggi X (TC), i paleontologi hanno scoperto che l'animale quando apriva la bocca permetteva alle mascelle inferiori di sporgere e allargarsi ai lati, permettendo di creare una sorte di trappola a tenaglia in cui i pesci rimaneva intrappolati nella regione della gola.
Per capire profondamente l'importanza di questa scoperta, dobbiamo immaginarci l'Irritator challengeri durante una battuta di pesca, confrontandolo con il comportamento di un suo parente come lo Spinosauro. Di solito infatti, quando questi grossi animali anfibi andavano a pesca, gli spinosauridi puntavano direttamente il muso sulla superficie dell'acqua e afferravano la preda appena essa si trovava sufficientemente vicino da venire catturata con un semplice morso. L'Irritator invece sfruttava una tecnica più subdola e probabilmente molto efficiente che lo differenzia completamente da gran parte dei dinosauri carnivori del Cretaceo.
Nell'articolo pubblicato sulla rivista Palaeontologia Electronica, viene spiegato che l'Irritator probabilmente stanziava a pelo dell'acqua, nuotando a bocca aperta e cercando di muoversi il meno possibile. Proprio per ottenere il maggior numero possibile di prede sceglieva zone umide e salmastre dove c'era una ricca popolazione di pesci. Questi, non percependo la bocca immobile dell'Irritator come un pericolo, si buttavano al suo interno, entrando nella gola del predatore, attratti dai resti di cibo o dalla stessa natura della cavità. A questo punto, l'animale chiudeva le mascelle con una modalità di scatto che gli permetteva di serrarle repentinamente, appena la gola e la parte terminale della bocca si trovavano ad essere colme di cibo. E' un comportamento in qualche modo simile a quanto oggi viene visto dai pellicani, ma il sistema di trappola dell'Irritator era molto più veloce e ad alcuni paleontologi ha ricordato il sistema di caccia delle balene che, dopo aver colmato la bocca con molti pesci, la chiudono molto velocemente, facendo filtrare l'acqua in eccesso dagli spazi presenti tra i denti.
Per studiare proprio questo sistema di cattura, i paleontologi tedeschi hanno così ricostruito ogni singolo osso del cranio della specie, prendendo come esempio i fossili conservati al Museo di scienze naturali di Stuttgart, cercando di rimetterli insieme nella loro posizione originale poco prima di utilizzare la TC. E tra le novità che hanno ottenuto dall'analisi del cranio c'è anche la probabile inclinazione del muso (circa 45°) che l'Irritator doveva garantire affinché i pesci potessero cadere nella trappola delle sue fauci, senza accorgersi di star per finire "in bocca a qualcuno".
Tra l'altro, i paleontologi hanno anche notato che questa inclinazione specifica permetteva all'animale di non ingurgitare acqua, mentre cacciava, e di assumere una posizione della testa che gli facilitava enormemente la vista della superficie dei fiumi o delle paludi su cui si immergeva, in quanto nulla ostruiva il campo visivo durante la caccia, neppure la punta del muso. Infine è stato anche studiato la tipologia di forza espressa dai muscoli della mascella di questo animale. E anche in questo caso le novità sono state parecchie.
L'Irritator infatti, a differenza di molti suoi parenti, sembra aver modellato il suo morso in modo tale da risultare debole ma molto veloce. Mentre infatti animali come lo Spinosauro o il Barionice – un altro spinosauride primitivo – si sono evoluti per causare il maggior danno possibile alle proprie prede, esercitando un'enorme forza con un singolo morso, l'Irritator, a seguito del suo atipico (per un dinosauro) sistema di pesca, avrebbe puntato più su fibre muscolari meno potenti ma elastiche e scattanti. Ciò permetteva infatti all'Irritator di compiere i movimenti necessari allo scatto e di predare anche pesci relativamente più piccoli, che venivano catturati e gravemente feriti con i rapidi movimenti della mascella e venivano inghiottiti interi.
L'Irritator è il primo dinosauro che sembra essere stato in grado di compiere questa tipologia di pesca, con il minimo sforzo, assicurano i paleontologi, ed è per questo che molto probabilmente risulterà in futuro molto importante per il prosieguo delle ricerche inerenti lo sviluppo delle strategie di caccia di questi grandiosi animali prestorici.