Nel centro di accoglienza di Lampedusa non ci sono solo migranti. Sono quattro i cani che fanno compagnia a chi arriva dall'altra parte del mare. Uno di loro, però, è stato portato via: è Rex, un Pastore Tedesco. Ha morso uno degli operai della struttura e ora si trova in un canile della Provincia di Agrigento. Ha lasciato l’isola perché, nell’ultimo lembo d’Italia, non esiste un rifugio. Eppure, insieme alle persone alla ricerca di una possibilità di vita, sono diversi gli animali migranti arrivati dall’altra sponda del Mediterraneo.
«Rex è diventato negli anni un vero e proprio idolo del centro di accoglienza: stava con i migranti e per i bambini era un simbolo di speranza. Intorno a 4 mesi è arrivato lì forse perché abbandonato. Ora ha circa 3 anni», racconta a Kodami Ilenia Rimi, presidente della Onlus “Un atto d’amore”. Rex, in sostanza, era il cane dell’isola: veniva curato dalle Forze dell’ordine, dai cittadini e dai turisti. «Era di indole docile. Si metteva a giocare con i più piccoli», racconta la presidente.
Ieri, però, è avvenuto l’episodio del morso. Vittima è un operaio del centro che è andato al pronto soccorso per farsi suturare la ferita. Per i veterinari dell’Azienda sanitaria provinciale e per il Comune il destino di Rex, seguendo le norme, è così ad ora quello di essere stato portato in un canile fuori dall'isola. Il Pastore Tedesco è infatti stato messo in un box e portato, via nave, in un rifugio dell’agrigentino. Addio Lampedusa, dunque. I volontari isolani hanno avviato una campagna per la sua adozione attraverso la pagina Facebook I cani di Lampedusa.
Il viaggio di Rex, del resto, apre un’altra ferita: nell’isola non c’è un canile. Quindi, in casi di questo genere, gli animali devono essere accompagnati in strutture che, in linea d’aria, distano almeno 200 chilometri. «La legge della Regione siciliana numero 15 del 2000 impone ai Comuni di avere un canile, e nel caso in cui non ce ne siano, bisogna stipulare convenzioni con strutture private – spiega Rimi – Su 392 Comuni siciliani solo 28 hanno un canile sanitario».
Gli animali migranti di Lampedusa
Oltre ai cani ospiti del centro di accoglienza, e a quelli che vivono nell’isola, ci sono anche gli animali che arrivano con i migranti. Sono quelli venuti dal Mediterraneo con i loro compagni umani che non vogliono allontanarsi dal loro cane e dal loro gatto. Un problema in più, però, oltre quello di viaggi difficili per gli esseri umani e c’è: gli animali devono fare una quarantena di sei mesi se non hanno i documenti sanitari in regola. In mancanza delle carte è quasi certo il loro distacco dalla famiglia. Le loro vite sono dunque costrette comunque a dividersi.
Un manipolo di volontari, isolani, cerca di fare il possibile per prendersi cura di loro e per avviare, finito il tempo della quarantena sanitaria, il ricongiungimento con la famiglia. Il primo arrivo di un animale migrante è stato quello di Timo, nel 2015. Era un gatto venuto dal Sudan. Altri mici (almeno due) si sarebbero susseguiti nel tempo, fino a Poochie, due mesi fa. Di cani invece ne sono sbarcati due, entrambi barboncini. Venivano dalla Tunisia e sono arrivati uno a luglio del 2020 e l’altro 15 giorni fa. Il primo aveva tutti i documenti in regola e non si è mai staccato dai suoi umani. Il secondo, ora, si trova in affido temporaneo a Lampedusa proprio grazie a quella rete di volontarie che ne permette la quarantena.