Disboscamento, cambiamenti climatici ed eventi naturali imprevedibili e violenti come incendi e inondazioni stanno mettendo a serio rischio gli ecosistemi delle Alpi Giulie e del Carso nell'area transfrontaliera tra Italia e Slovenia: è fondamentale agire per cercare di conservare e di ripristinare ciò che resta di questa ricchezza. A farlo, insieme ai ricercatori dell’Università di Udine e a cinque partner italiani e sloveni, saranno anche tre indicatori naturali: l’Allocco degli Urali, un insetto, la Rosalia alpina e le acque di fiumi, laghi e torrenti, che parteciperanno al progetto “E-Nat2Care”. L'obiettivo è di contribuire a rafforzare la gestione coordinata di queste zone per arginare, appunto, la diminuzione della biodiversità e il peggioramento dello stato di conservazione degli habitat e delle specie.
Un piano importante e ambizioso date le foreste presenti in quest’area che, costituite da alberi secolari e caratterizzate dalla presenza di grandi quantità di legno marcescente, rientrano tra gli ecosistemi più ricchi e diversificati in termini di biodiversità e garantiscono, infatti, la sopravvivenza di molte specie vegetali e animali, oltre ad avere un importante valore economico e a contribuire fortemente alla mitigazione del cambiamento climatico. Purtroppo, però, la mano dell’uomo con il continuo disboscamento e l’aumento degli eventi naturali imprevedibili e violenti, come incendi e inondazioni, ha messo gravemente in pericolo questi boschi minacciando di conseguenza le molte specie che hanno bisogno di foreste con queste caratteristiche per sopravvivere. Per fermare questo scempio è nato pertanto il programma biennale E-Nat2Care che avrà tre obiettivi specifici: innanzitutto stabilire approcci innovativi e congiunti per realizzare un costante monitoraggio transfrontaliero.
Questo, come si diceva, verrà fatto con gruppi di indicatori per la fauna composti da un insetto, la Rosalia alpina, o cerambice del faggio, presente nella massa legnosa marcescente, e un rapace notturno, l’Allocco degli Urali, perché entrambe le specie sono ottimi indicatori dello stato di conservazione delle foreste. Grazie a loro si potranno raccogliere informazioni fondamentali sulla distribuzione e le minacce alle specie e agli habitat e queste consentiranno di progettare le linee guida di conservazione della natura nelle aree protette e non solo.
Come secondo obiettivo il piano si ripropone di rafforzare la consapevolezza delle comunità locali su quei servizi che i sistemi naturali forniscono a favore dell’uomo, i cosiddetti “servizi ecosistemici”, di cui spesso si è troppo poco informati, come ad esempio, acqua, cibo, biodiversità, valori culturali ed estetici, regolazione del clima. In questo caso, l’obiettivo sarà raggiunto grazie a un “atlante degli ecosistemi” nel quale si spiegherà quali sono. Terzo obiettivo, infine, sarà quello di rafforzare la cooperazione tra scienza e società, a livello locale e regionale, in particolare di informare gli studenti delle scuole e l’opinione pubblica dell’eccezionale diversità biologica dell’area transfrontaliera.