A marzo di quest’anno sono stati resi noti i piani per il primo allevamento intensivo di polpi che sarà allestito nel porto di Las Palmas a Gran Canaria.
Ampliare l’allevamento intensivo ad un’altra specie animale, proprio nell’era in cui si tenta di moderare queste pratiche, risulta decisamente contestabile, soprattutto considerando le numerose evidenze scientifiche che mettono in guardia rispetto alle conseguenze sul benessere degli animali.
L’allevamento intensivo di polpi
Il ciclo per la produzione intensiva del polpo inizia, come sempre, dai riproduttori. Questi animali sono tenuti in vasche per la riproduzione di circa 15 m3.
Una volta ottenute le uova, i maschi sono rimossi mentre le femmine portano a fine il ciclo delle uova. Una volta schiuse, le paralarve sono mantenute a una densità di 10 kg/m3 per 80-90 giorni nelle vasche di mantenimento. Una volta ottimizzato il sistema, l’azienda produttrice prevede, inoltre, di aumentare questa densità. Successivamente, i giovani di circa 1 kg sono trasportati nelle vasche di ingrasso, in cui vi restano per 3-4 mesi fino al raggiungimento del peso di macellazione di circa 3 kg.
La macellazione avviene tramite l’immersione dei polpi in ulteriori vasche di 500 litri a -3/0°C. L’acqua ghiacciata provoca la morte (lenta e dolorosa) degli animali. In sintesi, i piani dell'azienda comprendono la costruzione di un edificio a due piani con:
- 22-36 vasche per polpi riproduttori;
- 90-110 vasche larvali;
- 550-650 vasche di mantenimento;
- 40-60 vasche di ingrasso.
Per le diverse fasi è previsto l’utilizzo di un sistema a ricircolo, tecnicamente noto come RAS (Recirculated Aquaculture System), tipico dell'acquacoltura iperintensiva, nonché un sistema a circuito aperto continuo.
Una volta stabilita la sua attività al 100%, l’azienda prevede una produzione di 3.000 tonnellate di animali all'anno, che significa circa un milione di polpi allevati e macellati ogni anno in questi allevamenti intensivi.
Le preoccupazioni relative all’allevamento intensivo di polpi
Sono numerosissime le preoccupazioni legate al benessere degli animali allevati in queste condizioni. Una cospicua bibliografia scientifica ci descrive la biologia, le capacità cognitive e la capacità di sentire dolore di questi animali, ma ci dimostra anche che la sfida per il raggiungimento del benessere animale nell’ambito della coltura dei cefalopodi è una battaglia a perdere.
La ONG Compassion in World Farming ha espresso chiaramente i diversi punti che di per sè sarebbero già sufficienti a disincentivare l’allevamento intensivo dei polpi.
- Iniziamo dalla fine: i polpi saranno abbattuti in acqua con ghiaccio senza precedente stordimento, metodo che causa dolore, paura e sofferenza. È stato dimostrato scientificamente che l'uso di ghiaccio o acqua ghiacciata per abbattere altri animali acquatici senza precedente stordimento è un metodo non etico. L’EFSA infatti (European Food Safety Authority – Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare -) ne sconsiglia l'uso per varie specie di pesci e l'UE sta attualmente elaborando una legislazione per porre fine a tale pratica nei principali settori dell'acquacoltura. Inoltre, la posa su ghiaccio di crostacei vivi è stata ormai dichiarata illegale e considerata maltrattamento.
- I polpi sono animali solitari per loro natura e il mantenimento nelle condizioni di sovraffollamento che prevede il loro allevamento intensivo (circa 10-15 polpi per metro cubo) è deleterio per il loro benessere. L’alta densità di animali porterebbe inevitabilmente a aggressioni e cannibalismo tra gli individui, oltre che ad altissimi livelli di stress. I polpi sono inoltre animali dotati di straordinaria intelligenza, curiosità e motivazione all’esplorazione; questi animali in cattività sono destinati ad una vita di sofferenza.
- I polpi sono inoltre animali molto fragili: non presentano alcuno scheletro, interno o esterno e la loro pelle è particolarmente sensibile e facilmente lesionabile. In un allevamento intensivo è facile che si possano ferire, a causa delle interazioni aggressive con altri individui o a causa delle componenti strutturali dell’allevamento.
- I piani aziendali prevedono l’esposizione dei polpi da riproduzione a 24 ore di luce artificiale per aumentarne la produttività. I polpi, però, in natura passano gran parte del loro tempo in aree buie e protette. La scienza ci da anche indizi rispetto alla capacità di questi animali di “sentire” la luce e di assumere comportamenti differenti a seconda della presenza o assenza di questa, infatti di giorno ripiegano i tentacoli o per proteggersi da potenziali predatori diurni, mentre di notte li estendono. Una tale esposizione alla luce costituisce quindi per gli animali un enorme fonte di stress.
- I polpi in allevamento saranno alimentati con mangimi commerciali che includono come ingredienti principali farine e olii derivati da pesci selvatici come acciughe, sardine, aringhe e sgombri. Questi mangimi commerciali per le specie acquatiche carnivore sono ormai considerati altamente insostenibili in quanto questi pesci, che sarebbero catturati in natura, svolgono un ruolo chiave nel l'ambiente marino, in quanto sono fonte alimentare per pesci più grandi, mammiferi e uccelli marini. Inoltre, i nuovi orientamenti strategici per un settore dell'acquacoltura più sostenibile, resiliente e competitiva per il periodo 2021-2030, proposti dalla Commissione europea, mirano a ridurre la dipendenza dell'acquacoltura dalla farina e dall'olio di pesce ottenuti da pesci selvatici.
- La ONG ritiene inoltre che l’azienda non abbia fornito valutazioni esaurienti riguardo la quantità di rifiuti che l’allevamento intensivo produrrebbe, e che quindi non esiste una reale stima del rischio ambientale che questa industria produrrebbe, specialmente nelle aree limitrofe all’azienda stessa.
- Allo stesso modo, non è stata effettuata una corretta valutazione delle possibili malattie che possono colpire i polpi in un allevamento intensivo ne tantomeno una valutazione del rischio relativa all’eventuale necessità di utilizzare antibiotici e altre sostanze chimiche come trattamento o profilassi. Sappiamo perfettamente che in condizioni di sovraffollamento l’incidenza delle malattie aumenta di gran lunga e che queste, come anche la dispersine delle sostanze chimiche per il loro trattamento, hanno un enorme impatto sull'ambiente e sulla salute globale.
- Esistono inoltre preoccupazioni riguardanti il dispendio idrico e energetico associato al sistema di acquacoltura a circuito chiuso (RAS) a flusso continuo proposto. Questa modalità produttiva preoccupa inoltre a causa delle elevate emissioni di gas serra garantite.
I gravi problemi associati all’allevamento intensivo di polpi, sia di carattere ambientale che legati al benessere degli animali, rendono tale pratica assolutamente non compatibile con i nuovi orientamenti strategici per uno sviluppo sostenibile dell’acquacoltura previsti dall’UE.
Inoltre, a causa della totale assenza di leggi nazionali o europee sul benessere dei polpi, e di linee guida che indichino le corrette pratiche di acquacoltura, questi cefalopodi restano totalmente privi di qualsiasi protezione da sofferenza e da metodi di macellazione crudeli.
Da parte dei legislatori sarebbe assolutamente irresponsabile lasciare portare avanti lo sviluppo di sistemi di acquacoltura di questo tipo senza prima aver fatto le attente valutazioni o aver adottato una legislazione adeguata e stringente.
Inoltre, qualora il primo allevamento intensivo delle Canarie fosse approvato, la corsa all’apertura di altre strutture correrebbe all’impazzata; esistono infatti già tentativi di realizzare allevamenti di polpi simili in altre aree del pianeta, come ad esempio in Messico e in Giappone.
Insomma, nell’era dei dibattiti e degli sforzi legislativi e tecnico-scientifici per ridurre i problemi relativi al benessere animale negli allevamenti intensivi e, nello specifico anche nel settore ittico, questo cammino sembra essere più una tragedia annunciata che un’innovazione.