Ho appena concluso una piacevolissima chiacchierata con mia figlia di cinque anni la quale si lamentava che nel suo asilo c'è una bambina che “vuole essere sempre il capo”. Vuole decidere lei i giochi da fare e quando non ci riesce manipola gli altri per ottenere consenso e prevalere nelle decisioni. Io la invito a cercare il dialogo, ad elaborare strategie alternative allo scontro diretto ma capisco perfettamente la tristezza e la frustrazione che vive. Lo sforzo di mediazione e flessibilità che le chiedo di fare è davvero difficile, io stesso mi rendo conto di non riuscirci sempre. Sin da piccoli, passiamo ogni giorno della vita a capire come gestire al meglio le nostre relazioni, nello sforzo di collocarci in una posizione sociale che ci renda accettati dagli altri e gratificati come persone. Il cane si è coevoluto con la nostra specie, negli ultimi 15000 anni, per via di un'organizzazione sociale, di base molto simile alla nostra. L'autorevolezza della leadership è la caratteristica che maggiormente si addice ad un sistema di organizzazione sociale non piramidale ma strutturato in una rete di alleanze affiliative e gruppi di affinità.
Come si ottiene la condizione di leader nel rapporto con il cane?
La leadership è una condizione che si ottiene, nella relazione con gli altri, attraverso una miscela d'ingredienti: calma, controllo delle emozioni, coraggio, coerenza, fermezza nelle decisioni, mediazione nelle relazioni sociali, flessibilità. Proviamo a prendere in rassegna alcune delle caratteristiche elencate, per renderle concrete all'interno della quotidianità con il nostro cane. Fare degli esempi pratici ci consentirà di chiarire delle apparenti contraddizioni interne come, flessibilità, coerenza e fermezza. Come si fa ad essere fermi e coerenti e nello stesso tempo flessibili? Partiamo dagli ingredienti della ricetta per poi spiegarne i segreti.
A dire la verità quella che andremo a descrivere non è paragonabile né ad una formula chimica né ad una ricetta, quanto piuttosto ad un alchimia, ovvero, una pozione i cui singoli elementi sprigionano le qualità intrinseche solo quando aggiungiamo il successivo. Partiamo però da qualcosa che conosciamo: la miscela degli ingredienti per fare una torta. Seguendo la metafora possiamo dire che lo zucchero acquisterà la sua caratteristica di dolcezza solo se aggiungeremo il cacao e quest'ultimo acquisterà il suo tipico sapore solo se aggiungeremo la panna e così via. Per questo possiamo dire che miscelare gli elementi della leadership è più realizzare una pozione che una ricetta.
Cosa fare per essere un buon punto di riferimento per il nostro cane
Per essere un buon leader dobbiamo prima di tutto essere calmi. Non confondiamo questa caratteristica con la lentezza. Si può essere veloci e rapidi in ciò che facciamo ma nello stesso tempo essere calmi. La calma acquisterà il suo valore reale solo se la assoceremo alla capacità di mantenere il controllo delle emozioni all'interno delle situazioni. È difficile, lo so, ma dobbiamo rimanere in sella anche quando il cavallo imbizzarrisce, impenna e tenta di disarcionarci. Le emozioni forti, soprattutto quelle legate alla paura e alla rabbia, rappresentano per la nostra psiche un vero e proprio terremoto il cui epicentro si trova nell'amigdala, un'area del cervello a forma di mandorla. La calma unita al controllo delle emozioni impedisce che al cervello vengano sottratte le capacità decisionali.
Calma e niente isteria: quando le emozioni estremizzate non servono
Un leader si riconosce perché, pur preoccupandosi, non si blocca di fronte a situazioni di pericolo, come ad esempio il cane che si fronteggia in modo aggressivo con un altro. Se vogliamo essere un punto di riferimento per il nostro cane, aiutarlo ad uscire indenne dalle situazioni di rischio, non dobbiamo rimanere bloccati come congelati dalla paura ad osservare ciò che accade o peggio ancora metterci ad urlare in maniera isterica, perché non faremo altro che contagiare di emotività una situazione già delicata. Comportandoci in maniera emotiva diventeremo l'innesco dello scontro fisico tra i cani che fino a quel momento, seppure in maniera tesa, stavano comunicando. Altra situazione che come istruttore cinofilo mi capita di vedere spesso, è quella in cui qualcuno chiama con una voce piena di preoccupazione il suo cane che si è allontanato per qualche minuto. L'ansia, la paura, la rabbia si percepiscono nelle frequenze della nostra voce e il cane le riconosce perfettamente. Anche noi quando sentiamo qualcuno particolarmente agitato, in ansia o impaurito, non riteniamo rassicurante e piacevole la sua vicinanza. Questo è il motivo per cui molti cani tergiversano prima di riavvicinarsi al proprietario quando si sono allontanati. Percepiscono bene che nella frequenza della voce c'è qualcosa che non va, rilevano quello spettro di emozioni negative che non favoriscono il ricongiungimento e la complicità nella relazione. Emozioni negative e stati di instabilità emozionale non si addicono al ruolo di guida. Un leader deve sempre cercare di essere lucido, soprattutto nei momenti difficili e deve trasmettere sicurezza, come espressione del proprio equilibrio e della propria forza interiore.