L'acqua dolce è probabilmente la risorsa più preziosa che disponiamo sul pianeta Terra e sprecarla sicuramente è uno dei più grandi rischi che possono mettere in ginocchio non solo le comunità umane ma anche gli ecosistemi naturali. Gli scienziati sono quindi molto attenti a studiare i vari fenomeni che limitano la disponibilità delle nostre risorse idriche e ha spiccare nelle ultime settimane fra le ricerche in questo settore c'è un nuovo studio, pubblicato su Science, che ha analizzato gli effetti del cambiamento climatico e del consumo idrico su tutti i laghi d'acqua dolce del mondo e le specie che li abitano, dimostrando che quasi la metà soffre la siccità.
Questo non è un problema solo dal punto di vista gestionale, assicurano i ricercatori, ma anche una grave sfida per tutti quegli organismi che vivono sulle sponde o all"interno dei laghi, che nel corso degli ultimi decenni hanno visto sparire una grossa fetta dei loro habitat. «Ciò che proponiamo è la prima valutazione completa delle tendenze della variabilità globale dello stoccaggio dell'acqua lacustre basata su una serie di satelliti e modelli – ha spiegato l'autore principale dello studio Fangfang Yao, che ha iniziato ad interessarsi a questo fenomeno dopo aver assistito ad alcune delle maggiori crisi idriche recenti, come quelle che hanno colpito il lago d'Aral tra il Kazakistan e l'Uzbekistan – Per quanto però i risultati del nostro studio possano mettere in apprensione buona parte delle persone che gestiscono la qualità e la distribuzione dell'acqua nel mondo, essi non sono del tutto desolanti».
Yao e gli altri ricercatori credono che i risultati da loro ottenuti e l'utilizzo complesso dei satelliti per studiare l'evaporazione dei grandi laghi possa fornire a tutti – dai gestori delle risorse idriche, ai biologi fino alle comunità locali – nuove informazioni utili per proteggere meglio gli ecosistemi, le specie acquatiche e le fonti principali d'acqua. In gioco, infatti, ci sono le vite di miliardi di esseri viventi e se prima le decisioni legate alla tutela di questi ambienti e delle risorse idriche venivano prese considerando esclusivamente le attività umane, ora è possibile stabilire delle politiche ambientali che possano migliorare la situazione anche per quei laghi molto difficili da raggiungere o ancora non toccati dall'intervento umano.
«Abbiamo informazioni piuttosto buone su laghi iconici come il Mar Caspio, il Mare d'Aral e il Mare Salton, ma per chiarire la qualità delle nostre acque su scala globale, abbiamo avuto di bisogno di stime affidabili dei livelli e del volume di tanti laghi che finora erano a malapena conosciuti – ha affermato Balaji Rajagopalan, un altro autore dello studio – Combinando però tre decenni di osservazioni, provenienti da una serie di satelliti in grado di misurare le diverse quantità d'acqua, siamo stati in grado di fornire approfondimenti sugli effetti del cambiamento climatico sui livelli dei laghi con una prospettiva più ampia».
Secondo gli scienziati, il 53% dei laghi a livello globale ha registrato un calo dello stoccaggio dell'acqua e il team ha dovuto utilizzare 250.000 istantanee catturate dai satelliti tra il 1992 e il 2020 per esaminare i 1.972 laghi principali della Terra. Il dato però che risulta più preoccupante è il seguente: secondo le stime sono circa 2 miliardi le persone che risiedono nel bacino di un lago in prosciugamento, per non parlare del numero di specie che li abitano e che i ricercatori considerano incalcolabile, sopravvivono a stento sulle loro sponde.
Per quanto gli autori dello studio si definiscono ottimisti riguardo al miglioramento della gestione delle risorse idriche, quali sono però gli organismi principali che rischiano di estinguersi a causa dell'arretramento dei bacini idrici?Trascurando le migliaia di specie di pesci che per ovvie ragioni rischiano di scomparire per colpa della perdita di acqua dolce, sono anche gli uccelli migratori, gli invertebrati e i grandi mammiferi terrestri a risentire maggiormente dell'eccessiva evaporazione dei laghi, dichiarano gli esperti dello studio.
E anche se il consumo umano è un fattore importante nel declino dello stoccaggio dell'acqua del lago, non bisogna dimenticare l'effetto combinato dell'eutrofizzazione e della desertificazione, che limitano enormemente lo spazio vitale per molteplici specie, condannando anche gli affluenti che portano nuova acqua all'interno del bacino. Se vogliamo quindi salvaguardare le nostre risorse e far sì che gli animali abbiano acqua e zone umide a sufficienza, per prima cosa dobbiamo migliorare gran parte delle condutture dei nostri scarichi fognari e limitare gli sversamenti industriali sui grandi fiumi, che impoveriscono l'ambiente palustre inquinandolo.
Inoltre, dobbiamo anche migliorare le condizioni delle tubature che portano l'acqua dai laghi alle nostre case, di modo che si limiti la perdita di acqua provocata dalle falle, stimata con una media dagli esperti addirittura al 30%. Impedire inoltre che l'eccessiva evaporazione possa comportare una perdita ulteriore di risorse idriche sarà la sfida principale con cui dovranno confrontarsi gli ingegneri, anche perché le dighe sta avendo un impatto altalenante sulla conservazione delle acque e sulle specie viventi.
Non tutti i dati sono però negativi, nel report presentato dagli studiosi. Secondo infatti le loro stime, circa il 24%dei laghi studiati ha registrato un aumento significativo dello stoccaggio dell'acqua e un miglioramento generale delle condizioni di vita nelle sue sponde. Questi laghi si trovano in aree sottoposte a vincoli ambientali, come quelle presenti all'interno delle grandi riserve africane, o in aree scarsamente popolate, come quelli dell'altopiano tibetano interno.
Anche i laghi delle grandi pianure settentrionali del Nord America e quelli dei nuovi bacini idrici dei fiumi Yangtze, Mekong e Nilo sembrano avere più acqua che in passato ed è probabile in queste aree che in futuro le condizioni ecosistemiche miglioreranno di pari passo con il ritorno delle specie di pesci e di uccelli, che oltre a risultare un simbolo degli ambienti lacustri garantiscono anche la stabilità ambientale per questa tipologia di ambienti.