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29 Agosto 2021
8:48

L’aereo è decollato: in salvo Pen Farthing e i cani e i gatti del rifugio di Kabul, restano a terra le veterinarie

Alla fine è riuscito a decollare il cargo che sta trasportando in Inghilterra l'ex soldato inglese e i randagi che vivevano nel rifugio che aveva fondato a Kabul. Ma purtroppo non è stato così per le afghane e gli afghani che avevano lavorato con lui in questi anni. Dopo l'esplosione di qualche giorno fa, non c'è stato più modo di portarli in salvo. L'Associazione Donne Medico Veterinario sta facendo di tutto per aiutare le giovani colleghe a mettersi in salvo «E non ci fermeremo» dice la presidente Rebecca Bragadin.

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Pen Farthing, il soldato inglese che è riuscito a mettersi in salvo e portare con se circa 200 randagi dal rifugio che aveva aperto a Kabul (credits@NowZad)

Pen Farthing è finalmente in volo. E'riuscito a lasciare l’Afghanistan portando con se i circa 200 cani e gatti del rifugio gestito dalla Nowzad, l’organizzazione che aveva fondato a Kabul  nel 2007 per salvare i randagi del territorio e cercare di offrire loro cure, cibo e la possibilità di un’adozione all’estero. Non ce l’hanno fatta però a salire sullo stesso aereo gli uomini e le donne afghane che in questi anni si erano presi cura dei randagi nel rifugio, trasformato in un vero e proprio piccolo ospedale.Tra loro le giovani dottoresse veterinarie che Penn aveva sostenuto negli studi prima e poi impiegate come professioniste nel piccolo santuario di Kabul.

Le veterinarie italiane dell’ADMV in aiuto di quelle afghane che lavoravano nel rifugio

«L’ultima settimana è stata un vero e proprio stillicidio di notizie – racconta Rebecca Bragadin, presidente dell’Associazione Donne Medico Veteriario che si era subito resa disponibile quando Pen aveva lanciato via social un appello per riuscire a portare in Europa i suoi randagi e gli afghani e le afghane che li avevano accuditi fino a pochi giorni fa  – Abbiamo cercato in tutti i modi di offrire il nostro sostegno anche soltanto pagando le schede telefoniche delle nostre colleghe perché non rimanessero completamente isolate. Siamo state giornalmente in contatto con tre di loro, di cui per sicurezza preferiamo non svelare né nomi nè dove si trovano, e abbiamo sperato fino all’ultimo che riuscissero a salire su quell’aereo ma da quando c’è stato l’attentato in aeroporto è cambiato tutto. Molte volte sembrava che fosse tutto pronto per la loro partenza. Poi, invece, ogni volta, la partenza veniva rimandata e loro rimanevano lì».

Il decollo dell’aereo di Pen senza le afghane e gli afghani del rifugio

La partenza del volo ha subito diversi ritardi, in un post di ADMV a un certo punto era stata data la notizia del "via libera": «Paul Farthing di Nowzard è riuscito ad imbarcarsi anche, sembra, con tutti gli animali del rifugio che lui gestiva in Afghanistan. Pen avrebbe potuto tornare nel Regno Unito molto prima ma non voleva abbandonare il suo staff, le loro famiglie (70 persone) e suoi animali (circa 200)». In realtà l'aereo poi era rimasto ancora per diverse ore sulla pista di partenza fin quando le veterinarie afghane hanno avvisato con un messaggio Rebecca Bragadin che finalmente il volo era decollato. Ma sopra c'erano soltanto Pen e i suoi 200 animali.  «Purtroppo alle nostre colleghe afghane e alle loro famiglie questo permesso è stato negato nonostante i certificati del Governo inglese che le autorizzavano a partire ma che, dopo l’attentato, non sono più stati sufficienti per salire sull’aereo che, tra l’altro, è stato interamente pagato dalle donazioni raccolte da Nowzard».

L’impegno di Pen Farthing, grazie ad un cane strappato ai combattimenti clandestini

Come Kodami aveva raccontato, Pen decise di fondare la NowZad nel 2007, dopo l’incontro con un cane che avrebbe cambiato la sua vita. «Il Commando della Royal Marine era arrivato nella città devastata di Now Zad nella provincia di Helmand nel novembre del 2006 – ha raccontato – ben presto ci siamo resi conto che non erano solo le persone ad aver bisogno di aiuto, ma anche i cani randagi che vagavano sul territorio». E fu proprio in quei giorni che Pen incontrò un cane sfruttato per i combattimenti clandestini. Lo salvò, chiamandolo Nowzad, e da quel momento non volle più abbandonarlo. Riuscì a farlo arrivare in Inghilterra e a portarlo a vivere con se nella campagna inglese. Questo fece si che moltissimi soldati, conosciuta la sua storia, si rivolgessero a lui per ritrovare gli animali di cui si erano presi cura durante le loro missioni. E così nacque l’associazione NowZad che poi si è trasformata in un rifugio per randagi a Kabul e in un piccolo ospedale per le loro cure.

Il pericolo di essere donne e veterinarie

Da alcune settimane, da quando cioè la situazione in Afghanistan ha cominciato a prendere una brutta piega per l’inizio dell’evacuazione della forze americane a seguito della decisione di lasciare il paese, Pen Farthing ha cominciato a darsi da fare per organizzare il suo trasferimento e quello di tutti i suoi randagi e dello staff che se prendeva cura. «Le nostre colleghe veterinarie, che Pen ha anche aiutato a laurearsi, hanno perso tutto. Hanno venduto tutti i loro averi per trasferirsi – spiega ancora la dottoressa Bragadin che non dispera di riuscire ad attivare anche in Italia associazioni o rappresentanti delle istituzioni per portare a termine il trasferimento – Ora si sono nascoste in attesa di capire cosa succederà. Infatti per i talebani risultano“colpevoli”perché lavoravano per una ONG e soprattutto per avere  studiato e per essere diventate donne medico veterinario. Ecco questo ADMV non può accettarlo e continuerà a fornire loro vicinanza in tutti i modi possibili in attesa di riuscire ad avere l’attenzione di enti ed associazioni che potranno aiutarci a fornire loro delle garanzie di sicurezza».

L'incertezza per il futuro

«Sono molto impaurite e spaventate da questa situazione e da tutta l’incertezza che la circonda – dice ancora la Bragadin- ogni giorno siamo in contatto con tre di loro ci raccontano di aver visto i Talebani in azione e di averne ancora più paura. Se fossero riuscite ad arrivare in Inghilterra, avrebbero avuto anche un lavoro assicurato, perché Pen aveva previsto anche questo. Noi non ci tireremo indietro e come associazione continueremo a lavorare per sostenerle». Le giovani dottoresse veterinarie erano pronte da giorni. «Hanno aspettato fino a venti ore in aeroporto, convinte che sarebbero riuscite a salire sull’aereo che riuscivano già a vedere sulla pista. Poi l'esplosione, oltre ad uccidere persone innocenti, ha distrutto tutti i loro sogni e sono dovute scappare dall’aeroporto e tornare a casa a nascondersi».

Pen Farthing, l’ultimo a partire

I cani e i gatti di cui Pen Farthing e il suo staff si sono occupati da anni a Kabul sono adesso sull’aereo e stanno bene. Per loro, fortunatamente, si apre la possibilità di un futuro e certamente di un'adozione. Qualcuno, soprattutto in Inghilterra, aveva sollevato la questione dell’opportunità di far volare animali e non persone. «Una polemica inutile e un paradosso inesistente: i cani e i gatti non hanno portato via il posto a nessuno, visto che viaggiavano in stiva – conclude la Bragadin – e Pen Farthing è stato il primo a dire, in questi giorni, che non voleva abbandonare il suo staff. Ma era davvero in pericolo, perché i Talebani lo conoscono bene e conoscono il lavoro che ha fatto in questi anni, aiutando anche molte donne a studiare. I suoi ex collaboratori sono i primi ad essere sollevati che sia finalmente potuto partire per far ritorno a casa»

Foto di copertina: Pen Farthing, il soldato inglese che è riuscito a mettersi in salvo e  portare con se circa 200 randagi dal rifugio che aveva aperto a Kabul (credits@NowZad)

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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