Sul web una notizia campeggia su diversi media: l'avvistamento e il relativo studio di alcune zebre avvistate in Africa con un manto davvero particolare, descritto nei titoli come "a pois". In realtà, nonostante sia immediato e divertente il collegamento con la canzone di Mina "Una zebra a pois", le cose stanno un po' diversamente. Una zebra a pois, davvero a pois, è stata vista in Kenya nel 2019: un avvistamento davvero eccezionale e raro (foto a seguire). Ma il lavoro di ricerca di cui si sta parlando adesso non si riferisce a quel particolare individuo. Lo studio di riferimento attuale, condotto da Brenda Larison dell'Università di Los Angeles e pubblicato su Molecular Ecology, ha invece analizzato alcune zebre che presentano sì delle caratteristiche anomale, ma non a pois: sono infatti quattro melaniche, ossia con una maggiore densità di strisce nere in alcune zone del manto e tre spotted ossia con delle strisce interrotte. Probabilmente è stato proprio il termine "spotted", che in italiano può essere tradotto anche come "a macchie" o in modo più accattivante "a pois", che ha generato un po' di confusione.
La domanda degli scienziati: a cosa è dovuta la conformazione particolare delle strisce?
Gli scienziati dello studio sono partiti da una semplice domanda: "A cosa è dovuta la particolare conformazione delle strisce di queste zebre? E cosa comporta?". La riposta non è tardata ad arrivare: hanno infatti scoperto che le mutazioni responsabili delle variazioni nelle strisce sono collegate alla frammentazione dell'habitat. Questo fa emergere la necessità di arginare la frammentazione dell'areale di questi animali che potrebbe portare a un declino della popolazione. Inoltre le tipiche strisce bianche e nere nelle zebre si sono evolute per delle ragioni ben precise che delle anomalie potrebbero compromettere, come confondere i predatori, mantenere la termoregolazione e evitare alcuni insetti che potrebbero morderle.
Lo studio: zebre con manti atipici dovute alla frammentazione degli habitat
I ricercatori hanno compiuto analisi genetiche su 140 individui di zebra di pianura (Equus quagga), una specie che vive in un'ampia regione dell'Africa subsahariana, appartenenti a nove zone diverse tra cui l'Africa’s Kruger National Park. Tra questi individui sette presentavano dei pattern anomali nelle strisce del manto. I risultati delle analisi hanno rivelato che le popolazioni più piccole e isolate di zebra presentavano una minore diversità genetica. Ciò accade spesso perché le popolazioni piccole hanno spesso un maggior tasso di inbreeding, ossia di accoppiamento tra consanguinei, e un minor scambio genico con altri individui dovuto all'isolamento. L' inbreeding fa sì che vi sia poca variabilità genetica che si traduce spesso con una minor possibilità di sopravvivenza: un corredo genetico "povero" può non essere abbastanza forte per poter affrontare le avversità.
Isolamento e "povertà" genetica provocano mutazioni
La scoperta più importante però è stata che gli individui con manti atipici appartenevano generalmente a queste piccole e isolate popolazioni, dando così una possibile spiegazione alla loro esistenza. Probabilmente infatti l'isolamento e la "povertà" genetica ha fatto sì che venissero a formarsi delle mutazioni che hanno poi portato la produzione di animali atipici. Ma a cosa è dovuto l'isolamento genetico? Probabilmente è proprio la frammentazione degli habitat che fa sì che le popolazioni siano più isolate e che non riescano a scambiarsi materiale genico, accoppiandosi anche tra parenti. Brenda Larison, autrice dello studio, dichiara infatti che: «La frammentazione dell'habitat da parte dell'uomo ha portato le zebre ad aumentare la consanguineità, per cui queste mutazioni caratteristiche potrebbero evidenziare un pericolo futuro per la specie».
Lo stato di conservazione della zebra di pianura
Come abbiamo visto le strisce delle zebre hanno delle funzioni ben precise e un cambiamento nel manto potrebbe renderle più evidenti ai predatori. Nonostante la zebra di pianura non sia ad oggi una specie a rischio estinzione, le popolazioni sono in decrescita e sempre più isolate tra loro. L'isolamento è dovuto principalmente alla frammentazione dell'habitat a causa della costruzioni di opere a scopo umano come strade e recinzioni. La variabilità genetica che questa specie riusciva a ottenere migrando tra una mandria e l'altra e incontrando nuovi individui con cui potersi accoppiare, sembra ad oggi più complicata da ottenere perché si trova costretta in piccoli spazi e con poca possibilità di movimento.
Nel 2012 infatti vi è stato un decremento della popolazione del 25% secondo la IUCN (International Union for Conservation of Nature). Nel 2016 inoltre la specie è passata dalla categoria IUCN "rischio minimo" a "quasi a rischio". C'è quindi la necessità di cercare di arginare l'isolamento delle popolazioni di questa specie e permettere il flusso genico tra loro, che in caso contrario potrebbero essere in futuro sempre più minacciate.