Il fototrappolaggio è una tecnica molto utilizzata per monitorare e censire la fauna selvatica: permette infatti di riprendere gli animali in maniera poco invasiva, senza la necessità della presenza umana sul posto e senza arrecare quindi fastidio alle specie. Se questo metodo non fosse stato sviluppato, probabilmente sarebbe stato impossibile scoprire la presenza di specie animali particolarmente elusive in alcune aree, e di conseguenza mettere in atto azioni per la loro tutela.
Ma c'è un ultimo progresso di questa tecnologia: il fototrappolaggio arboreo che permette di riprendere gli animali che trascorrono la loro vita sulle chiome degli alberi, come ad esempio l'affascinante cercopiteco dal diadema che raramente mette piede a terra, o l'Aquilastore di Cassin, un aquila di medie dimensioni che si sposta tra le foreste dell'Africa. Molte di queste specie arboree sono anche notturne, il che rende la loro osservazione ancora più difficile. Un team internazionale di ricercatori ha recentemente pubblicato una review su Methods in Ecology and Evolution una review in cui mostrano i vantaggi e gli svantaggi del fototrappolaggio arboreo, includendo anche delle mini-guide per poter utilizzare al meglio questa tecnologia.
Gli animali ripresi con il fototrappolaggio arboreo
La Wildlife Conservation Society, che si occupa di conservazione e tutela degli habitat e della biodiversità, ha immortalato diverse specie con questa tecnica all'interno del Nyungwe National Park, in Rwanda. Eccone alcuni:
Cercopiteco dal diadema (Cercopithecus mitis)
È una specie che vive principalmente nelle foreste dell'Africa orientale e centrale, trascorrendo quasi tutta la sua vita sulla chioma degli alberi e scendendo a terra solo di rado. È classificata dalla IUCN (International Union for Conservation of Nature) come "a minor preoccupazione" ma la sua popolazione è in decremento. Le principali minacce sono la perdita e dalla frammentazione dell'habitat, dovute principalmente alle azioni antropiche, e la caccia per la carne o per prevenire i danni alle colture.
Aquilastore di Cassin (Aquila africana)
È una specie che vive principalmente nelle foreste pluviali dell'Africa occidentale e centrale, il cui aspetto è molto simile al rapace Serpentario del Congo (Circaetus spectabilis), e quest'imitazione è ritenuta uno dei rari casi di mimetismo aviario. È classificata dalla IUCN come "a minor preoccupazione" anche se la popolazione è in decremento. Si stima infatti che attualmente vi sono circa dai 670 ai 6700 individui maturi. La principale minaccia è la distruzione dell'habitat di foresta, che è in costante riduzione a causa dell'uomo.
La guida al fototrappolaggio arboreo
Il team di ricercatori ha messo insieme tutti i dati riguardanti il fototrappolaggio arboreo presente in letteratura, arrivando a un totale di 90 studi, scoprendo che in realtà è un metodo utilizzato già da 30 anni ma che ha avuto un utilizzo più ampio solo recentemente. Sino ad ora è stato utilizzato principalmente per i mammiferi di foresta ma gli studiosi suggeriscono che può essere utilizzato per un'ampia varietà di habitat e taxa come uccelli, invertebrati, piante e anfibi.
Inoltre, può essere utile per tantissimi scopi: studiare il comportamento delle specie, la ricchezza e la presenza di queste, gli impatti delle azioni antropiche, i movimenti e l'utilizzo dei corridoi da parte degli animali, il monitoraggio dei nidi e gli ecosistemi urbani. Questo metodo risulta particolarmente importante per le specie rare e elusive, come ad esempio il Prolemur simus, una specie in pericolo critico la cui presenza in Madagascar orientale è stata confermata proprio grazie al fototrappolaggio arboreo, e per i comportamenti poco conosciuti. Dato che questo tipo di frototrappolaggio è molto importante per studiare e tutelare le specie arboree, la maggior parte delle quali è fortemente minacciata dall'impatto antropico e dalla perdita e frammentazione dell'habitat, i ricercatori danno alcuni consigli su come utilizzare al meglio questa tecnologia, presentando i vantaggi e gli svantaggi che ne derivano e scrivendo una vera e propria mini-guida. Questa presenta alcuni punti importanti come:
- La collocazione della fototrappola, che dipende dallo studio in questione e deve tenere conto della complessità dell'habitat. L'area preferibile è spesso una zona di "hotspot" di attività della specie interessata, come le zone di alimentazione o quelle di accesso all'albero, così da avere la massima probabilità di avvistare l'animale. Inoltre, è consigliabile anche la collocazione di fototrappole a altezze diverse.
- L'impostazione della videocamera, che deve essere regolata per far rientrare l'area interessata nella banda di rilevamento del movimento PIR (sensori a infrarossi passivi).
- Le competenze e l'equipment richiesta, come esperti arrampicatori che hanno la capacità di posizionare correttamente la fototrappola sull'albero. In alternativa, se l'area è troppo pericolosa o l'albero troppo debole per reggere il peso, possono essere utilizzate delle piattaforme di lavoro elevabili o strutture fisse che pongono la videocamera a un'altezza elevata.
Successivamente i ricercatori si sono soffermati sulle difficoltà che possono emergere con il fototrappolaggio arboreo, come una forte interferenza dovuta al movimento delle foglie e dei rami degli alberi, suggerendo inoltre come far fronte alle sfide. Il loro consiglio è porsi alcune domande riguardo le decisioni che è necessario prendere, valutandone di volta in volta i rischi e le conseguenze.