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14 Settembre 2023
18:38

La vita miserabile delle galline negli allevamenti: un’indagine in Polonia denuncia maltrattamenti e crudeltà

Gabbie anguste, caldo insopportabile e sciami di pulci: immagini rubate in un allevamento dell'azienda polacca Fermy Drobiu Wozniak, il più grande produttore di uova europeo, nella denuncia di Anima International e di Eurogroup for Animals, che chiede l'intervento dell'Unione Europea.

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(credits: Eurogrouforanimals)

Stress, aggressività e cannibalismo. Gabbie anguste, caldo insopportabile e sciami di pulci. Galline incastrate sotto i trespoli, che muoiono di fame e di sete in una lenta agonia. Questa è la realtà quotidiana rivelata dalle indagini sotto copertura raccolte da Anima International  in una fattoria della Polonia centro-occidentale, di proprietà di Fermy Drobiu Woźniak,  il più grande produttore di uova dell'Unione Europea, che alleva quasi un milione di galline in gabbia e decine di migliaia in stalla e che produce una gallina su cinque di tutte le galline allevate in Polonia. Per sei settimane Oksana e Sasha, due attivisti dell’organizzazione, hanno lavorato nella fattoria di Fermy Drobiu Woźniak. E giorno dopo giorno hanno documentato scene orribili: galline costrette ad una vita innaturale scandita da sofferenze e privazioni e, contemporaneamente, condizioni di lavoro non accettabili neanche per gli addetti alle varie operazioni di produzione, raccolta e lavorazione delle galline e delle uova.

«Le gabbie erano molto anguste, non c'era abbastanza spazio nemmeno per allargare le ali. La beccatura delle piume avveniva continuamente. – hanno raccontato i due attivisti testimoniando quanto visto nel corso delle sei settimane trascorse fra le gabbie – Anche il cannibalismo era comune nella fattoria. Le galline più deboli venivano beccate a morte dalle loro compagne. Il pavimento è fatto di rete, che spesso causa lesioni alle zampe delle galline, provocando strane deformità. Questo sistema provoca gravi danni alle galline – hanno spiegato aggiungendo anche come le terribili condizioni di vita di questi animali siano anche causa di problemi comportamentali. – Vivere costantemente in spazi angusti e permanentemente stressati porta all'aggressività».

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Galline morte gettato in un cassonetto nelle immagini della videoinchiesta di Anima International (credits: Eurogroup for Animals)

Neanche le condizioni di lavoro erano accettabili, a detta degli attivisti. «Le stalle erano un inferno non solo per gli animali, ma anche per gli operai – hanno spiegato. – Sciami di pulci si nutrivano degli uccelli, ma mordevano anche le persone che lavoravano lì. Gli operai con cui abbiamo lavorato affermavano che, nonostante la peste, non era stata effettuata alcuna disinfestazione a causa dei costi che ciò avrebbe comportato. Per proteggersi dai morsi delle pulci, i lavoratori indossavano ulteriori strati di vestiti. Nel frattempo, in estate, la temperatura nei pollai raggiungeva quasi i 30°C». Anche secondo il tecnico veterinario Bogna Wiltowska, direttore delle indagini e degli interventi di Anima International Polonia, la situazione riscontrata è intollerabile da un punto di vista etico e non conforme alle direttive dell’Unione Europea. «Le galline negli allevamenti industriali depongono più di 300 uova all'anno. Una produzione così intensiva e alti livelli di sfruttamento fanno sì che alcuni animali muoiano per sfinimento. Altre vanno al macello dopo appena 18 mesi o poco più, perché il loro corpo non è in grado di sostenere una produzione intensa. In condizioni ottimali, potrebbero vivere fino a 10 anni».

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Un’immagine dell’inchiesta sotto copertura di Anima International (credits:Eurogroup for animals)

La denuncia di Anima International è legata ad una petizione per sollecitare il produttore a eliminare gradualmente l'allevamento in gabbia entro il 2027, stabilendo così un punto di riferimento per un settore che, nell’Unione Europea, produce più di 300 milioni di esemplari da allevamento. L’iniziativa europea End the Cage Age che ha portato ad una petizione contro gli allevamenti intensivi è stata firmata da 1,4 milioni di persone che chiedono all’UE di vietare l’allevamento in gabbia. In Polonia, nel luglio 2023, Anima International e Compassion in World Farming Polonia hanno presentato più di 200mila firme al Ministro polacco dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale per sostenere il divieto dell’UE dell’allevamento in gabbia. Nei prossimi mesi la Commissione europea dovrebbe presentare le sue proposte di revisione della legislazione sul benessere degli animali, compresa una risposta all'iniziativa dei cittadini europei per porre fine all'era delle gabbie. «Questa indagine mostra l'orribile realtà in cui si trovano gli animali in Europa e non fa presagire nulla di buono per un'UE che sostiene di essere leader nel benessere degli animali – commenta Reineke Hameleers, direttore generale di Eurogroup for Animals. organizzazione europea che punta ad ottenere per il mondo animale una legislazione migliore, standard più elevati, applicazione delle norme. – La Commissione europea ha ora l'opportunità, unica nella vita, di introdurre un divieto sulle gabbie e di portare a termine il processo democratico con cui 1,4 milioni di cittadini europei hanno chiesto la transizione verso sistemi senza gabbie».

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Un immagine dell’interno di uno degli allevamenti di Fermy Drobiu Wozniak  (dal sito ufficiale dell’azienda)

Fermy Drobiu Woźniak, dopo la diffusione dell’indagine e delle immagini cruente, ha pubblicato una nota per manifestare il suo dissenso su quanto diffuso. «A causa della pubblicazione sul sito web Gazeta Polonia  del materiale "Registrazioni scioccanti dall'allevamento di polli del gigante delle uova" e accuse contro Ferm Drobiu Woźniak, dichiara che la propria attività è conforme alle disposizioni di legge. Dopo aver letto la registrazione, il suo contenuto è stato analizzato al fine di elaborare una posizione adeguata della società. Tuttavia, Fermy Drobiu Woźniak protesta fermamente contro la presentazione unilaterale e selettiva dei fatti, sia per quanto riguarda il metodo di allevamento dei polli, la produzione delle uova e l'occupazione del personale nella fattoria, sia per quanto riguarda l'uso di una serie di frasi e immagini solo per fare scalpore».

Una difesa che appare sull’home page del sito dell’azienda, sotto la quale scorrono le immagini di un impianto di produzione moderno, pulito e ben funzionante. Dove però migliaia di galline appaiono ammassate in grandi stanzoni illuminati giorno e notte, stipate in contenitori a più livelli, che camminano sulle grate invece e non solo sulla terra. Immagini che non fanno pensare al benessere animale e che sembrano apparentemente meno cruente ma in linea con quelle delle galline morte trasportate con un carrello e gettate in un comune cassonetto dell’immondizia a fianco dei capannoni, che si possono vedere nelle immagini dell’indagine realizzata da Oksana e Sasha.

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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