video suggerito
video suggerito
25 Marzo 2024
18:24

La vita con un cane di assistenza psichiatrica: «Prima di lei non avevo un motivo per svegliarmi la mattina»

Sophie Bertocchi racconta a Kodami come è cambiata la sua vita con un cane di assistenza psichiatrica: dalla certificazione al supporto pratico.

770 condivisioni
Immagine

«Prima non avevo un motivo per alzarmi dal letto la mattina. Piangevo, dormivo intere giornate, e poi è arrivata Rose. Lei mi ha costretta ad avere una responsabilità, a prendermi cura di qualcun altro. Non riuscivo ad avere cura di me stessa, ma di Rose sì». Questa è la storia che Sophie Bertocchi racconta a Kodami, spiegando come è cambiata la sua vita con un cane di assistenza psichiatrica.

Bertocchi è una studentessa universitaria di 27 anni e dal 2021 condivide la sua vita con Rose, un Cane da Pastore Scozzese delle Shetland che rappresenta un sostegno indispensabile per la sua salute mentale: «Ho un disturbo di personalità borderline e passavo mesi nel letto a causa della depressione. Un giorno scrollando i social sono capitata sul profilo di una ragazza americana che parlava di cani di assistenza psichiatrica. Sono rimasta subito colpita da questo mondo che non conoscevo. Anche se non avevo mai avuto un cane ci volevo provare, perché non riuscivo a stare meglio né a chiedere aiuto».

Circa un anno dopo Bertocchi è andata in un allevamento, e lì ha trovato Rose: «Mi avevano consigliato delle razze specifiche per le loro caratteristiche ma all'epoca non sapevo tutto quello che so oggi sull'argomento e credevo che i cani che fanno questo tipo di attività dovessero essere di razza. All'epoca barcollavo nel buio perché in Italia non conosco nessuna realtà, allora mi sono informata e ho trovato articoli in lingua inglese».

In realtà, al di là delle motivazioni di razza è l'individuo a fare la differenza. Subito hanno iniziato un percorso di educazione di base e anche specifico per il tipo di assistenza che Rose avrebbe prestato alla sua pet mate: «Abbiamo camminato insieme in questo percorso e lei ha imparato anche alcuni task specifici, come ad esempio portarmi l'astuccio con le medicine».

Per essere cani di assistenza psichiatrica però non basta un periodo di educazione. Anche se al momento in Italia non c'è nessun ente che regola l'addestramento di cani con queste competenze esistono enti internazionali accreditati. Alcune istituzioni come le università, o società private come le compagnie aeree, normalmente limitano l'accesso agli animali ma consentono invece l'ingresso ai cani d'assistenza. «Se volevo viaggiare con Rose avevo bisogno della certificazione Adi (Assistance Dogs International). Tra i loro membri in Italia c'era un solo risultato: Dog4Life. Li ho contattati quando Rose aveva circa un anno e abbiamo iniziato il percorso per la certificazione privata che si ottiene quando un cane già addestrato inizia un percorso di un minimo di sei mesi, al termine del quale c'è un esame da superare».

Bertocchi e Rose hanno imparato a conoscersi e a sostenersi, anche nei momenti più bui: «Se sono in uno stato depressivo tale da non riuscire a prendere le medicine lei le trova e me le porta. Ha imparato a svegliarmi, un momento che per me è diventato un gioco, non più uno stress, quando alzarmi equivaleva a sollevare un macigno sul petto: un'impresa impossibile».

Rose ha imparato anche alcune tecniche specifiche: «La deep pressure therapy è una tecnica di rilassamento in cui il cane sale sulla persone allo scopo di calmare il sistema nervoso. Poi c'è il licking, sa cioè quando leccarmi per riportarmi al presente e alla realtà».

La possibilità di poter vivere insieme in tutte le fasi della vita quotidiana ha permesso alla ventisettenne di condurre una vita simile a quella delle sue coetanee, cosa che prima di Rose non era possibile: «Ha mitigato la mia ansia sociale, sapere che se ho un attacco di ansia o di panico ho lei vicino ma fa sentire molto più sicura e propensa a uscire di casa. Per me è stata fondamentale per poter frequentare l'università, non ci sarei mari riuscita senza di lei».

La 27enne ha quindi deciso di parlare della sua esperienza alla community attraverso il suo profilo Instagram Help.me.rose «La scelta di condividere il mio percorso per è una missione. Sono stata fortunata ad aver trovato il video che mi ha fatto scoprire i cani di assistenza psichiatrica e credo che in Italia ci sarebbe bisogno di molta più informazione sull'argomento. Anche la stessa salute mentale è un tabù. Quello che provo a fare attraverso i social è dire: esistiamo anche noi, abbiamo i momenti di difficoltà che non sono capricci. Voglio promuovere il fatto che chiedere aiuto è normale: è il primo passo anche se è il più difficile».

Cane di assistenza: il percorso

Il percorso per poter avere un cane di assistenza è molto complesso e in Italia è ancora sconosciuto alla stragrande maggioranza delle persone. Nel nostro paese c'è una sola associazione riconosciuta dal Assistance Dogs International, e si tratta della Onlus Dog4Life alla quale si è rivolta Bertocchi.

Si tratta di una organizzazione non lucrativa di utilità sociale che si occupa di preparare i cani d'assistenza per persone con disabilità. A spiegarci il percorso passo dopo passo è Sara Volpi che si occupa della formazione dei binomi.

I passaggi per poter avere un cane d'assistenza psichiatrica sono:

  1. Inviare la richiesta all'associazione.
  2. Incontrare l’istruttore insieme alla famiglia del richiedente e all’équipe di specialistici. Si tratta di un passaggio fondamentale per poter lavorare insieme agli psichiatri che seguono il richiedente ed elaborare un percorso condiviso. Possono fare richiesta infatti solo le persone con una patologia psichiatrica diagnosticata dallo specialista.
  3. Attendere l'esito della raccolta fondi. L'associazione utilizza raccolte fondi per finanziare il percorso dei richiedenti che altrimenti dovrebbero far fronte a costi decisamente elevati che partono da circa 12mila euro.
  4. Iniziare il percorso dalla scelta del cane.

Il cane inizia quindi il percorso di formazione direttamente insieme al richiedente, chiamato client. «Questo favorisce il legame con il cane e l’autostima del client – spiega Volpi – Per la persona è importante vedere la crescita del proprio cane e scoprirsi in grado di avere un impatto positivo. Anche questa è una forma terapeutica indiretta».

Il training va dai 18 ai 24 mesi, segue poi l'esame che deve essere ripetuto ogni 24 mesi per mantenere la qualifica. «In questo lasso di tempo ci sono continui follow up – sottolinea Volpi – Il caso di Sophie è particolare perché ha preso una certificazione privata». Si tratta di un documento che serve per viaggiare in aereo, per accedere all'università con il proprio cane, un diritto non sempre riconosciuto. «Purtroppo, in Italia non c'è l’equiparazione dei cani di assistenza ai cani guida, che invece possono accedere ovunque. Lo Stato dovrebbe pensare a tutte le persone che hanno questa esigenza, senza distinzioni», è l'appello di Volpi.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social