Questo straordinario calamaro dalla forma curiosa, simile a un maialino, sembra essere fuggito direttamente da un cartone animato della Pixar. Tuttavia, la sua esistenza è tutto tranne che frutto di fantasia: è reale e abita nelle profondità dell'Oceano Pacifico. Conosciuto scientificamente come Helicocranchia pfefferi, il calamaro maialino appartiene alla famiglia Cranchiidae, che comprende circa 600 specie di calamari di vetro, così chiamati per i loro corpi trasparenti.
Abita gli abissi dell'Oceano Atlantico e Pacifico, adattandosi sia alle latitudini tropicali che polari. Il simpatico nome attribuito a questa specie deriva dal suo primo avvistamento, durante il quale i ricercatori rimasero sorpresi dalla sua somiglianza con un maialino. Tuttavia, la sua struttura interna è altrettanto affascinante, con una camera interna piena di ammoniaca che garantisce il suo galleggiamento orizzontale, visibile attraverso la sua struttura semitrasparente. La sua caratteristica principale però risiede nei suoi fotofori oculari prominenti, che utilizza per muoversi nelle profondità. Questi non sono occhi nel senso tradizionale, ma strutture che emettono luce, consentendogli di vedere al buio senza assorbire la luce esterna.
La vita di questa specie è breve, ma intensa: dopo la riproduzione, il maschio muore, mentre la femmina sopravvive solo abbastanza a lungo da far schiudere le uova prima di concludere il suo ciclo vitale. Durante la sua breve vita però compie viaggi straordinari: dopo lo stato larvale oltre 200 metri di profondità, si spinge nella zona mesopelagica, fino a 1.000 metri sotto la superficie, dove solo l'1% della luce solare riesce a penetrare. Qui, si nutre principalmente di piccoli pesci e gamberetti, svolgendo un ruolo cruciale nell'ecosistema.
L'ultimo avvistamento di questa straordinaria creatura è solo uno dei tanti che hanno affascinato gli studiosi marini. Già nel 2019, un esemplare di calamaro maialino fu osservato a una profondità di 1.385 metri vicino all'atollo di Palmyra, a 1600 chilometri a sud delle isole Hawaii. Questi incontri sono resi possibili grazie a strumenti come i ROV (Remote Operated Vehicle), che permettono agli scienziati di esplorare le profondità marine con precisione e dettaglio.