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21 Gennaio 2022
15:54

La vicepresidente dell’intergruppo per il benessere animale del Parlamento europeo Evi: «I cittadini sono più avanti dei politici». L’intervista

Una politica comune in Europa sul tema del Benessere animale può avere risvolti positivi su questioni ambientali e sanitarie, molto più di quanto immaginiamo.

Intervista a Eleonora Evi
Eleonora Evi, europarlamentare, vicepresidente dell'Intergruppo per il Benessere animale del Parlamento europeo
Eleonora Evi
Eleonora Evi

«Siamo in una fase di grande fermento culturale e politico. Gli occhi dei cittadini sono puntati sulle istituzioni europee e chiedono con sempre maggiore insistenza nuove tutele per gli ecosistemi e gli animali». E' l'analisi che Eleonora Evi, vicepresidente dell'intergruppo per il benessere animale del Parlamento europeo e co-portavoce di Europa Verde, fa con Kodami per spiegare la necessità di un Commissario europeo al Benessere animale.

Recentemente una richiesta avanzata dall'europarlamentare olandese Niels Fuglsang ha riacceso il dibattito sulla necessità di questa figura con il supporto di una petizione sottoscritta da numerosi cittadini europei. A che punto è l'iter?

A chiedere un cambiamento sono in primis i cittadini: sono loro ad aver lanciato iniziative che hanno raccolto circa complessivamente più di 150mila firme con cui chiedono un Commissario che si occupi specificatamente del Benessere animale. Le istituzioni europee hanno dimostrato di aver recepito questa richiesta anche grazie all'iniziativa del collega olandese, firmata da moltissimi europarlamentari, tra i quali anche me. Ora stiamo attendendo che l’interrogazione orale possa arrivare in seduta plenaria per essere discussa pubblicamente dalla Commissione Europea. Ciò dovrebbe accadere nei prossimi tre mesi, tuttavia non tutte le interrogazioni orali arrivano in seduta plenaria. Noi ci batteremo perché questo accada: vogliamo il dibattito e, cosa ancora più importante, vogliamo una risoluzione.

Se si dovesse arrivare a questo punto cosa accadrà?

L’intero Parlamento europeo sarà chiamato a esprimersi a larga maggioranza per chiedere alla Commissione di istituire il ruolo di Commissario per il Benessere animale. Questa figura agirà a partire dalla prossima legislatura, tra due anni e mezzo. Ci siamo quasi e per questo stiamo facendo tanta pressione.

Perché avere un Commissario europeo al Benessere animale è tanto importante?

Ad oggi non c’è ancora una figura di riferimento capace di dare la regia di quanto viene fatto in Europa per gli animali. Il tema ricade sotto diverse figure: dall’attuale Commissaria della Salute, Stella Kyriakides, al Commissario all'Agricoltura Janus Wojciechowsky. Questa frammentazione fa sì che nessuno sia veramente responsabile quando si verificano episodi gravi come quelli osservati negli ultimi anni che hanno causato la morte di animali trasportati ed esportati fuori dall’Unione. Abbiamo bisogno di una figura che abbia possa agire come interfaccia europea su tutte le problematiche relative agli animali con quella leadership necessaria per fare fronte anche a fenomeni criminali.

Molti danno la colpa a una normativa europea lacunosa

La normativa europea a favore degli animali c'è, ma è sorpassata e necessita di una revisione. Risale agli anni Novanta o Duemila, si parla di venti o trent’anni nei quali la scienza è progredita tantissimo, cambiando le conoscenze in tema di benessere e relazione con gli animali. Proprio in vista di questa revisione si avrà bisogno di una figura che specificatamente possa portare in Commissione questo tema con maggiore asserzione.

La recente discussione sulla possibilità di introdurre un divieto rispetto all'uso di animali selvatici nei circhi è finita in un nulla di fatto, rimettendo la decisione nelle mani dei singoli stati. Un Commissario ad hoc per il Benessere animale potrebbe superare simili «questioni di coscienza»?

Sì, certo. Proprio sulla presenza di fauna selvatica nei circhi assistiamo a una profonda frammentazione in Europa: alcuni paesi hanno emesso divieti, altri no. È chiaro che serva una maggiore armonizzazione e regole comuni. Un Commissario potrebbe facilitare l’approvazione di norme europee in tal senso.

Il 21 gennaio 2022 si svolge la Conferenza sul Futuro dell’Europa, un momento che consente ai comuni cittadini di fare arrivare le proprie idee alle istituzioni dell'Europa su temi come ambiente, energia e salute. Cosa vi aspettate da queste riflessioni?

Sono felice di quello che è già emerso dai panel composti dai 200 cittadini – selezionati in modo casuale – che la scorsa settimana hanno completato e inviato le loro raccomandazioni sui temi centrali nella comunità europea. Tali inviti all'azione vanno ad aggiungersi alle migliaia di proposte fatte online sulla piattaforma dedicata. Da questa grande mole di lavoro emerge in maniera chiara che i cittadini sono molto più avanti di politici e istituzioni, e soprattutto che credono davvero in una Europa più verde, democratica e inclusiva.

Spesso le richieste dal basso finiscono per restare inascoltate proprio da chi dovrebbe metterle in atto. Non c'è il rischio che gli appelli alla partecipazione si rivelino slogan vuoti?

No, e si capisce dalle proposte: una bocciatura senza appello della Politica agricola comune (Pac), risorse che continuano a venire erogate a chi fa allevamento intensivo e industriale. Servono iniziative più sostenibili. È folle continuare un modello di produzione e consumo che sfrutta così tanto altri esseri viventi e che altro non fa che avere rebound effect su ambiente e salute. Le zoonosi – che abbiamo imparato a conoscere in questi anni di Covid – dovrebbero averci insegnato in maniera chiara che un sistema che sfrutta gli animali non permetterà mai di raggiungere un equilibrio One Health. I cittadini chiedono anche di ridurre il consumo di carne, anche su questo le raccomandazioni sul futuro dell’Europa possano tradursi in azioni concrete.

Azioni concrete che ai tavoli internazionali saranno portate avanti dal nuovo inviato speciale per il clima Alessandro Modiano. Pur essendo un diplomatico di lungo corso questa scelta non ha incontrato il favore di molti partiti, compresa Europa Verde. Come mai?

Iniziamo col dire che questa nomina arriva tardi. Le manifestazioni sul clima in cui l’Italia doveva essere protagonista come la Cop26 di Glasgow, dove avevamo la co-presidenza con l’Inghilterra, la dice lunga sul poco coraggio e attenzione che il governo italiano sta riservato a clima e ambiente. Per la prossima Cop27, che si terrà quest'anno in Egitto, serve una figura che parli in modo specifico di diplomazia climatica. Modiano ha il pregio di possedere una lunga esperienza nella diplomazia internazionale ma che non ha un profilo forte e solido sul tema del cambiamento climatico. Quella per il clima è la fida del secolo, tuttavia a causa di strategie meramente politiche è stata scelta una persona priva dell'adeguata competenza.

Clima e tutela degli animali sono temi che spesso si incontrano: recentemente la Lega anti vivisezione ha lanciato ai sindaci di 5 grandi città italiane una #sfidagreen per ridurre il consumo di carne nelle mense scolastiche, un'azione che andrebbe anche a favore del clima. Le casse vuote di molti Comuni rischiano però di vanificare questo progetto. Cosa può fare l'Europa per aiutare le amministrazioni locali a realizzare scelte sostenibili?

È chiaro che i sindaci non devono essere lasciati da soli e in questo l’Europa può e farà la sua parte, anche grazie al Recovery Fund. Molte risorse devono essere investite a livello locale, serve però una programmazione puntuale che presuppone una conoscenza del territorio adeguata: sono quindi gli amministratori locali i più competenti per indirizzare i fondi lì dove possono rivelarsi più utili.

Non c'è il rischio che si finisca per sovraccaricare eccessivamente gli enti locali del peso di temi degli ambienti e della tutela degli animali?

Ognuno deve fare la sua parte. Però più che su i sindaci richiamerei l'attenzione proprio sulle responsabilità dei governatori, visto che temi come quello della tutela ambientale e della sanità ricadono tra le competenze regionali. Da lombarda non posso che lamentarmi del lavoro svolto dall'attuale amministrazione: nella regione con il maggior numero di inceneritori e la qualità dell’aria peggiore in Italia vengono concesse ancora nuove autorizzazioni agli allevamenti intensivi. E lo Stato è colpevole. Il governo Draghi non sta agendo nel modo giusto: addirittura il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, ha riproposto un'opera faraonica come il ponte sullo Stretto, una vera follia ambientale che dimostra una volta in più quanto regole certe e chiare a livello europeo siano più che mai necessarie.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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