La veterinaria del Richmond Wildlife Center, in Virginia, Stati Uniti, è stata immortalata con un costume da volpe rossa. Mon si tratta, però, di un travestimento per una festa a tema, bensì di una ingegnosa strategia per minimizzare l’impronta umana su di un cucciolo neonato di volpe in cura presso il centro.
Il centro ha condiviso un video della fondatrice, la veterinaria Melissa Stanley, mentre dà il latte alla piccola volpe con un’apposita siringa completamente travestita, nel tentativo di prevenire l'imprinting con un essere umano nel delicato momento della vita del cucciolo in cui si crea un forte legame con il primo animale da cui riceve cure.
Sul post pubblicato su Facebook si legge: «È importante assicurarsi che gli orfani cresciuti in cattività non si abituino agli esseri umani […] Per evitare che ciò accada, riduciamo al minimo i suoni umani, creiamo barriere visive indossando delle maschere, evitiamo la manipolazione dei cuccioli e i trasferimenti multipli tra le diverse strutture».
La piccola volpe, del peso di soli 80 grammi, è stata trovata lo scorso 29 febbraio con gli occhi ancora chiusi e il cordone ombelicale ancora attaccato, ed era talmente piccola da essere stata scambiata inizialmente per un gattino. Come si legge sul post, il cucciolo aveva probabilmente appena 24 ore di vita al momento del ritrovamento.
Il video della veterinaria mascherata ha fatto rapidamente il giro del web, ma non è la prima volta che dei volontari adottano questo sistema per nutrire dei cuccioli che dovranno essere reintrodotti in natura: un santuario in Cina nel 2022 fece scalpore per le immagini dei volontari vestiti da panda che si prendevano cura di alcuni cuccioli imbrattati con feci e urina degli adulti nel tentativo di cancellare in loro la memoria del contatto umano.
Ancora più vecchie, invece, sono le immagini di ricercatori e volontari con una speciale tuta bianca dotata di una marionetta con becco, creata appositamente per i cuccioli di gru. O, ancora, la recente storia del rifugio Sheldrick Wildlife Trust, in Kenya, dove veterinari e ranger si sono travestiti da zebra per accudire i cuccioli rimasti orfani.
Il centro ha approfittato dell’attenzione mediatica per sensibilizzare gli utenti circa le corrette norme da adottare quando si incontra un animale in difficoltà, specialmente per quanto riguarda i cuccioli di mammiferi, che non devono essere toccati a mani nude sia perché potrebbero trasmetterci malattie come la rabbia, sia perché potremmo lasciare su di loro il nostro odore o abituarli la nostro contatto.
«È necessario indossare guanti adeguati per maneggiare qualsiasi mammifero trovato in natura, compresi cani e gatti […] La rabbia non sempre si manifesta negli animali che agiscono in modo aggressivo, e, sebbene le possibilità di trasmissione da parte di questa volpe appena nata sia minimo, il rischio non è zero», ha scritto il centro.
Grazie alle originali misure precauzionali adottate è possibile che un giorno il cucciolo possa tornare a vivere in natura e ricongiungersi con i suoi simili.