Un giro d'affari internazionale enorme sulla vita di milioni di uccelli selvatici catturati o uccisi illegalmente ogni anno. È ancora questo il bracconaggio in Italia oggi, un fenomeno purtroppo sottostimato, difficile da contrastare e che fin troppo spesso resta impunito. Nuovi strumenti giuridici e moderne tecniche di medicina forense possono però contribuire a rendere più efficace la lotta bracconaggio. Sono questi alcuni degli spunti emersi dal primo webinar congiunto tra LAV e Arma dei Carabinieri sul sempre più attuale tema dei reati nei confronti della fauna selvatica e sul contrasto al bracconaggio.
All'incontro, rivolto prevalentemente agli addetti ai lavori, è stato inoltre presentato il manuale tecnico-giuridico sulle norme di Diritto Penale e Amministrativo a tutela degli animali che approfondisce tutti gli aspetti del diritto legato agli animali, sia da compagnia che selvatici. La pubblicazione, rivolta in particolare alle forze dell'ordine e alla magistratura, è liberamente consultabile sul sito dell'Arma, ed è stata curata da Carla Campanaro, avvocato, responsabile ufficio legale LAV e moderatrice dell'evento.
Tra i principali obiettivi dell'evento fare il punto della situazione, mettere insieme tutte le professionalità coinvolte sui temi toccati e soprattutto evidenziare elementi di forza e debolezze nella lotta al bracconaggio. Le criticità legate al bracconaggio in Italia sono ancora troppe, il fenomeno resta pesantemente sottovalutato e gli strumenti legislativi e investigativi non sempre sono chiari. Qualcosa però sta cambiando e la strada intrapresa sembra essere quella giusta.
I reati contro l'avifauna in Italia
In Italia il fenomeno del bracconaggio è per motivi storici, culturali e geografici è ancora ampiamente diffuso, soprattutto per quanto riguarda l'avifauna. Proprio per questo nel primo intervento curato dal Generale Massimiliano Conti, Comandante del Raggruppamento Carabinieri CITES, è stato presentato il piano nazionale antibracconaggio. Lanciato nel 2017 nell'ambito della strategia nazionale per la biodiversità, l'accordo nasce in risposta alla procedura EU – Pilot attivata dalla Commissione europea per la grave situazione del bracconaggio in Italia. Sono proprio l'Arma dei Carabinieri e il raggruppamento CITES a dirigere la cabina di regia del piano, che prevede cinque obiettivi principali e 31 azioni.
L'obiettivo fondamentale – come ha sottolineato il Generale Conti – non è solo quello di contrastare in maniera diretta e indiretta le uccisioni illegali degli uccelli, ma anche attuare azioni di prevenzione e coordinamento a livello nazionale. Solamente nell'ultimo triennio (2018-2020) le attività della Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in danno degli Animali (SOARDA), hanno portato a ben 580 persone denunciate, 24 arresti, 347 perquisizioni e oltre 660 sequestri, soprattutto nelle aree cosiddette blackspot.
Nella nostra penisola le uccisioni e le catture illegali di uccelli, sia stanziali che sopratutto migratori, sono infatti particolarmente gravi in almeno sette zone chiave: le prealpi lombardo-venete, il delta del Po, le isole tirreniche e la costa campano-laziale, le zone umide della Puglia, la Sardegna meridionale, la Sicilia occidentale e lo stretto di Messina. Sono tante le operazioni antibracconaggio condotte in queste aree, che occorre però monitorare con ancora maggiore attenzione.
Indagini forensi al servizio degli animali
Rosario Fico, direttore del Centro di Referenza per la Medicina Forense Veterinaria IZS, ha raccontata invece il lavoro e i risultati raggiunti dall'unica struttura in Europa specializzata nel fornire supporto forense per i reati contro gli animali, argomenti che Kodami aveva già raccontato con uno specifico approfondimento. Le attività del centro sono state infatti fondamentali per ricostruire le dinamiche di alcuni dei casi più emblematici in Italia, come i lupi e gli orsi uccisi in Abruzzo nel 2007, e il purtroppo famoso caso del lupo di Coriano, brutalmente ucciso e lasciato legato a una pensilina. Gli uccisori sono stati tutti individuati e condannati anche grazie alle indagini forensi dell'istituto. In 12 anni il Centro ha inoltre effettuato 1.020 indagini su casi di sospetto avvelenamento di animali, 936 autopsie a scopo forense e 5221 accertamenti di genetica molecolare.
L'istituto gestisce anche il database nazionale sui casi di avvelenamento dolosi degli animali, altra problematica particolarmente diffusa in Italia e che presto metterà al servizio dei cittadini una app per smartphone dove poter segnalare i casi sospetti di avvelenamento e i potenziali bocconi avvelenati avvistati in città. Uno strumento che si spera possa aiutare non solo a mappare le zone più a rischio, ma che potrà servire anche a contrastare e reprimere in maniera più efficace gli avvelenamenti.
Gli strumenti legali contro i reati ai danni degli animali
La legge 157 del 1992 è il principale strumento legislativo a tutela della fauna selvatica e che regola l'attività venatoria in Italia. L'intervento della dottoressa Elisa Calligaris della Procura della Repubblica di Udine, ha però portato all'attenzione dei partecipanti su un caso giuridico emblematico, che può fornire nuovi e utili strumenti legislativi a tutela della fauna. La legge 189 del 2004 su maltrattamento animale può essere applicata anche in ambito venatorio e in casi di abbattimenti legali di selvaggina. Una sentenza della Cassazione del 2020 ha infatti punito un cacciatore per aver trasportato un capriolo agonizzante sul suo mezzo di trasporto, causandogli inutili ed evitabili sofferenze. Questa sentenza è particolarmente importante perché punisce anche le catture lecite e ci ricorda che non esistono solamente le leggi venatorie a proteggere la fauna, ma anche quelle sul maltrattamento animale.
Calligaris ha ricordato, inoltre, che in Italia e all'interno della magistratura esiste ancora molta poca attenzione e una certa confusione sulle procedure nei confronti dei reati contro gli animali. Spesso infatti gli aspetti procedurali sono ancora poco chiari, e solo grazie all'impegno di gruppi volontari specializzati in materia e particolarmente sensibili alla tematica si sta riuscendo a fare chiarezza. Ha sottolineato inoltre l'importanza del “primo intervento”, che deve essere supportato da materiale di indagine e probatorio audio e video, che può rivelarsi fondamentale.
Operazioni di successo contro il bracconaggio
Nicola Pierotti, ex luogotenente dei carabinieri forestali, ha parlato nuovamente di bracconaggio di avifauna e soprattutto di tecniche investigative. Sono purtroppo milioni gli uccelli sottratti in natura ogni anno, come le allodole e i turdidi. Il fenomeno è ancora molto sottostimato ma con un giro d'affari notevole: un tordo sassello maschio, per esempio, può valere dai 300 ai 500 euro sul mercato nero. Italia ci sono però oltre 500 specie di uccelli, molte di queste particolarmente protette, e l'uso di richiami vivi in attività venatoria illegale è una delle piaghe più diffuse, così come l'uso delle reti per le catture, vietate in tutta l'Unione Europea ma ancora abbondantemente usate in Italia.
Claudio Marrucci invece, Comandante del reparto operativo CITES Roma, ha ricordato alcune delle più importanti operazioni di contrasto al bracconaggio come Free Wilde Life, in Calabria, che ha permesso di smascherare le rotte che portano a Malta gli uccelli catturati per essere utilizzati come richiami vivi o che coinvolgono il nord Italia, dove uccelli vivi e morti vengono spediti a ristoranti e macellerie per essere usati a scopo alimentare. In alcune regioni del Nord è ancora fin troppo diffusa la tradizionale polenta e osei, che prevede che piccoli passeriformi protetti vengano cucinati allo spiedo. Tra le operazioni più vaste, ha ricordato i 3.800 uccelli morti spediti attraverso corriere alle macellerie del nord Italia.
Il riconoscimento del maltrattamento in ambito venatorio e di altri reati come il furto venatorio, la ricettazione e il danneggiamento è particolarmente importante per contrastare il modus operandi di queste illegalità.
Il fondamentale supporto delle associazioni ambientaliste
In ultimo Giovanni Albarella, responsabile antibracconaggio LIPU e rappresentante per le associazioni nel piano nazionale, ha posto l'accento su una delle principali criticità al contrasto del bracconaggio, ovvero il sistema sanzionatorio che prevede reati contravvenzionali e con oblazione. Purtroppo il 50-60% dei reati si chiude senza alcuna sanzione (per prescrizione o oblazione): il sistema sanzionatorio, dunque, non riesce ad essere particolarmente efficace. Sono tante le indagini effettuate ma poche le responsabilità accertate. Va ricordato inoltre che la quasi totalità dei denunciati possiede regolare licenza di caccia e che per il contrasto dei reati venatori è fondamentale fare tesoro delle esperienze positive, come quelle riguardanti gli ibis eremita abbattuti in Toscana. Occorre poi valorizzare le esperienze di associazioni e dei volontari impegnati sul campo, spesso fondamentali nel monitoraggio e nelle segnalazioni delle illegalità.
Sono stati tanti quindi gli spunti, i consigli e le criticità emerse da questo webinar. Anche grazie al supporto delle investigazioni si stanno facendo molti passi in avanti, ma spesso i procedimenti risultano lenti, non si riesce ad arrivare ai colpevoli e gli strumenti procedurali non sono sempre univoci e condivisi. Mappare catture e uccisioni, come sta avvenendo per gli avvelenamenti, potrebbe aiutare a trovare nuove regioni critiche, così come utilizzare il concorso con altri tipi di reati, venatori e non. Fondamentale sarà inoltre la collaborazione e lo scambio di informazioni tra tutte le parti in causa, solo così si potrà contrastare in maniera coordinata ed efficace il bracconaggio.
Il prossimo webinar organizzato da LAV con l'Arma dei Carabinieri, previsto il 18 novembre, approfondirà invece il tema del traffico delle specie selvatiche.