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27 Maggio 2024
13:17

La Turchia vuole introdurre l’eutanasia per i cani non adottati in canile

Pronta una proposta di legge del partito di maggioranza per praticare l'eutanasia sui cani accalappiati e messi in canile che dopo trenta giorni non hanno ricevuto richiesta di adozione.

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Il Partito Giustizia e Sviluppo (AK) della Turchia, partito della maggioranza di governo, sta per proporre un progetto di legge che mira a rendere legale l'eutanasia per i cani randagi che, una volta prelevati dal territorio e non adottati entro un determinato periodo di tempo, dovranno appunto essere eliminati.

Si tratta di una proposta choccante per un paese che è stato negli anni rappresentativo di una costante e continua tutela dei cani  sul territorio nazionale, con Istanbul che è sempre stata indicata come la città ideale in cui la convivenza tra cittadini e cani liberi era esemplare.

Nel dicembre del 2021, il presidente Erdoğan aveva "invitato" tutti i comuni del paese ad accalappiare i randagi e segregarli nei rifugi. Una presa di posizione che aveva fatto sollevare gli animi dei turchi, da sempre molto sensibili alla relazione con gli animali liberi nelle loro municipalità. Il presidente aveva anche usato termini dispregiativi e razzisti nei confronti delle persone che hanno animali domestici, defininendoli «turchi bianchi», un modo di dire che identifica chi ha un profilo laico, occidentale e un orientamento politico di sinistra. Erdoğan era intervenuto sul tema dopo che una bambina di quattro anni era stata aggredita da due cani senza guinzaglio nella provincia di Gaziantep.

Da quel momento, però, diverse città hanno messo in atto "il piano del Presidente" e sono stati sempre di più i cani rinchiusi nelle strutture pubbliche e quelli recuperati da privati per salvaguardarli da accalappiamenti violenti e un destino in canili lager.

Secondo l'attuale proposta di legge, ogni Comune sarà responsabile della gestione dei cani randagi nella propria giurisdizione, i rifugi fotograferanno i cani e pubblicheranno annunci di adozione sui propri siti web, con un periodo di attesa di 30 giorni. Scaduto quel termine «i cani non adottati verranno soppressi con una iniezione indolore».

Cittadini, e non solo attivisti, sono sul piede di guerra per quanto sta succedendo. I rifugi esistenti sono in pessimo stato, sottofinanziati e con disponibilità limitata e gli animali sono in condizioni pessime. Uno degli esempi che ha fatto più scalpore è stato il video, che su Kodami non mostriamo, in cui un operatore di un canile nella provincia di Konya uccide un cane randagio colpendogli la testa con una pala nel novembre 2022.

In Turchia si stima che ci siano tra i 5 e i 7 milioni di cani liberi e la soluzione proposta è dovuta alla considerazione che la capacità di ricovero esistente non è sufficiente per accogliere tutta la popolazione canina, il che è esacerbato dal problema. Gli attivisti per i diritti degli animali raccomandano ovviamente strategie diverse per tenere il numero sotto controllo: castrazione o e sterilizzazione mirate, vaccinazione e re immissione dei cani nelle loro aree di origine. Un approccio che consente di arrivare a una soluzione sostenibile, dando priorità al benessere degli animali.

Su Kodami vi avevamo tempo fa raccontato di un bellissimo film, dal titolo "Stray" che racconta dell'amicizia tra un gruppo di bambini stranieri e dei cani randagi per le strade di Istanbul. Avevamo anche intervistato la regista Elizabeth Lo  che così aveva descritto la personalità di Zeytin, uno dei cani protagonisti che era stato poi accalappiato dopo la "sentenza" di Erdoğan: «E' fieramente indipendente, intraprende avventure notturne per la città. In lei ho visto un personaggio che poteva avvolgerci completamente nella sua volontà non umana: la sua forza vitale era perfetta per una storia sui randagi che, a differenza degli animali domestici, non sono definiti solo dal loro rapporto con gli umani».

Zeytin era stato poi ritrovato e portato in un rifugio privato, dove oggi ancora vive insieme a molti altri individui che un tempo vivevano a casa loro, ovvero per le strade dei luoghi in cui erano nati e cresciuti, e che ora non solo non potranno più rivedere ma che rischiano di essere ammazzati per legge.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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