La Regione Toscana ha approvato il piano di controllo del parrocchetto dal collare, con tanto di parere favorevole dell’ISPRA. Le parole “piano di controllo”, come sempre, sono un modo gentile per cercare di addolcire la verità: procedere con lo sterminio di questi animali considerati invasivi. In particolare, la Regione Toscana è intervenuta su pressione di Coldiretti a seguito delle proteste degli agricoltori in merito ai danni che questi uccelli causerebbero alle loro coltivazioni.
A lanciare l'allarme sono le associazioni LNDC Animal Protection e la Rete dei Santuari di Animali liberi. Se anche questa specie fosse effettivamente invasiva o aggressiva, causando problemi per la biodiversità, insediandosi prepotentemente negli habitat degli altri volatili, non di meno dobbiamo constatare che come al solito viene scelta la soluzione più drastica e cruenta, quando invece si potrebbero valutare altre strade anziché scegliere sempre la strada dell’uccisione. LNDC Animal Protection e la Rete dei Santuari di Animali liberi hanno intanto fatto una richiesta di accesso agli atti per avere tutta la documentazione che ha portato a questa decisione e studierà la vicenda per valutare le possibili azioni da intraprendere.
«Come sempre gli animali devono pagare con la vita per gli errori e le leggerezze, chiamiamole così, commesse dall’uomo. I parrocchetti dal collare non sono animali autoctoni e non sono arrivati qui da noi da soli. Si tratta di animali importati per essere venduti come animali da compagnia e poi scappati dalle loro gabbie o liberati in natura, con tutte le conseguenze del caso. Invece di pensare subito a uccidere, dovremmo interrogarci su come regolamentare meglio – o perché no vietare – il commercio di animali esotici che poi diventano un problema per i nostri ecosistemi, pagando con la loro vita una colpa non loro. Allo stesso tempo, invitiamo le persone che comprano o hanno intenzione di comprare uno di questi animali a riflettere bene su questa scelta. Innanzitutto perché gli animali non sono merci e non dovrebbero essere considerati degli oggetti da comprare e vendere. In secondo luogo, perché è una crudeltà confinare in una gabbia degli animali che sono l’emblema della libertà dato che in natura hanno la possibilità di volare ovunque vogliano», commentano Piera Rosati per LNDC Animal Protection e Sara D’Angelo per la Rete dei Santuari di Animali liberi.