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26 Marzo 2021
14:30

La terza via del cane: i segnali di pacificazione

Vivere con un cane significa anche saper comunicare e capire i messaggi intenzionali che spesso ci mandano. I segnali di pacificazione ci aiutano a capire se il nostro cane desidera essere accarezzato o se ci sta dicendo che si fida di noi. Ma quali sono quei messaggi tanto chiari da capire in maniera inequivocabile che possiamo fidarci?

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Se ancora oggi, dopo migliaia di anni, così tante persone decidono di vivere con un cane, dividere con lui perfino gli spazi più intimi come il letto o il divano e anche portarlo con sé in tantissime occasioni, ciò è dovuto in gran parte a una sua indiscutibile capacità: saper comunicare con noi. «Accarezzami pure. Di me ti puoi fidare!»: penso che questo sia ciò che più chiaramente i cani sanno farci capire e che sta a noi poi comprendere quando è il momento giusto per farlo. Di loro possiamo fidarci in molte diverse situazioni e questo, oltre ad esser vero, loro ce lo sanno dire in modo sublime.

Ma quali sono quei messaggi tanto chiari che subito capiamo che sì, è vero, possiamo fidarci? Quei messaggi che ci fanno comprendere non soltanto che con loro è possibile permettersi ciò che è impossibile praticamente con quasi tutti gli altri animali, ovvero poterli accarezzare, ma che anche ne provano piacere e desiderio?

Differenza tra segnali di pacificazione e segnali calmanti

Potremmo rispondere a questa domanda con una semplice definizione: “segnali di pacificazione”.

Per capire di cosa si tratta però è necessaria qualche piccola premessa. Assieme ai quelli calmanti, i segnali di pacificazione fanno parte di una più ampia classe di comportamenti definiti “attività di spostamento”. Si tratta in pratica di comportamenti che hanno come scopo non solo evitare conflitti interni al gruppo, ma anche riportare serenità, fiducia e rinsaldare i rapporti. Se i segnali calmanti servono per abbassare la tensione e mostrare di non volere conflitti, quelli di pacificazione invece spostano attivamente l’interazione da una forma potenzialmente conflittuale ad una pacifica e amichevole.

La differenza tra queste tipologie di comportamenti sta nel fatto che mentre nel primo caso si tratta in genere di atteggiamenti non meditati, espressi come reazione ad uno stato emozionale e di cui il soggetto potrebbe anche non essere pienamente consapevole, nel secondo si tratta di atti intenzionali, decisi e attuati in maniera deliberata. Cerco di chiarire meglio: così come noi, davanti a uno che ci minaccia o in una situazione di disagio, di solito non decidiamo consapevolmente quale atteggiamento assumere, per esempio abbassare lo sguardo, spostarci all’indietro, stringere le spalle, allo stesso modo il cane non decide volontariamente: ora mi lecco il naso, o ora abbasso le orecchie. Ciò di cui si può esser consapevoli è di non volere un conflitto, non del modo in cui col corpo si sta manifestando il proprio stato d’animo. Quando si vuole invece comunicare di avere buone intenzioni lo si decide volontariamente e generalmente si sceglie quale potrebbe essere la via migliore. In altre parole si cerca di proporsi all’altro con dei comportamenti assolutamente non minacciosi, che difficilmente potranno essere equivocati e che lo predispongano in maniera positiva.

Quali sono i segnali di pacificazione nel cane

Ma quali sono questi comportamenti? La via scelta dall’evoluzione è tante volte quella della “ritualizzazione”, ovvero riadattare a un nuovo scopo comportamenti che in origine avevano finalità diverse. Essi sono stati studiati e si è visto che quelli maggiormente utilizzati per pacificare appartengono a tre particolari categorie: le offerte o le richieste di grooming; le richieste infantili di cibo; l’assumere posture tipiche dell’accoppiamento. Si è visto che il loro utilizzo in modo ritualizzato, ovvero con finalità in tutto o in parte diverse da quelle originarie, può essere portatore di un potente messaggio pacificatorio. E così, pensando ai nostri cani, possiamo ben comprendere l’origine di tutta una serie di loro comportamenti che chiaramente ci dimostrano che sono ben disposti nei nostri confronti e che in quei momenti non solo possono accettare un contatto più stretto, ma anzi lo richiedono e ne hanno piacere. È questo il momento giusto per le carezze e il contatto fisico. È questo anche il motivo principale per cui è sempre meglio aspettare un attimo prima di accarezzare un cane. Se infatti ne avrà piacere non esiterà a farcelo capire e, vi garantisco, saprà anche essere molto chiaro nel farlo!

Perché il cane solleva la nostra mano col muso, ci lecca il viso o si “appoggia” col sedere? Perché si fida di noi

Ad esempio appartiene alle richieste di grooming l’infilare il muso sotto la mano, il polso o il gomito e sollevarlo con insistenza. In tal caso il cane ci richiede esplicitamente di toccarlo. L’offerta di grooming d’altro canto può essere espressa attraverso ampie leccate sulla faccia e in diverse parti del corpo. Invece un cane che si avvicina scodinzolando vistosamente, pancia a terra e che, guardandoci dal basso, lecca in aria ripetutamente in nostra direzione sta manifestando il comportamento ritualizzato del cucciolo che cerca cibo. Questo è più comune verso altri cani con leccate sul mento e sulla bocca, ma non di rado è attuato nei nostri confronti ed anche a distanza. Vi è poi il porsi vicino a noi offrendoci il posteriore. Tale comportamento può essere visto sia come una richiesta di grooming che come la ritualizzazione di una postura di accoppiamento.

Questi comportamenti, che tutti ben conosciamo, fanno parte del patrimonio di specie dei nostri cani e sono quelli che ogni giorno, da migliaia e migliaia di anni, contribuiscono a rafforzare il nostro legame con loro. Ciò che invece non tutti sanno è che essi, per la quasi totalità degli altri animali, sono limitati soltanto ai membri della propria stessa specie se non addirittura del proprio ristretto gruppo familiare. Così è ad esempio per i cugini lupi. I cani invece sono maestri nell’utilizzarli in moltissime situazioni ed anche con gli estranei. È per questo che riescono a farsi sempre nuovi amici ed è per questo che anche noi umani siamo potuti rientrare tra questi.

Quando pensiamo alla domesticazione del cane siamo in genere portati ad attribuircene quasi tutti i meriti e a pensare a che sia solo opera nostra l’averli creati e selezionati. Spero invece, in queste righe, di farvi riflettere su un altro fatto importante e su una grande lezione che possiamo imparare da loro. Di fronte a qualcuno che ci mette a disagio o che non conosciamo possiamo reagire con aggressività o diffidenza. Oppure possiamo pacificare: è questa la terza via del cane!

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Francesco Cerquetti
Esperto in etologia applicata e benessere animale
Laureato in Filosofia a partire dal 2005 ho cominciato ad appassionarmi di cinofilia approcciando il mondo dei canili. Ho conseguito il Master in Etologia Applicata e Benessere animale, il titolo di Educatore Cinofilo e negli IAA.
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