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19 Aprile 2023
15:42

La temperatura e la siccità stanno influenzando il comportamento del bisonte americano

Un nuovo studio ha dimostrato che i cambiamenti climatici stanno apportando modifiche agli spostamenti delle mandrie di bisonti. Questo mette in luce che parchi nazionali, aree protette e progetti di reintroduzione non bastano per salvaguardare questa specie in quanto il suo habitat naturale è estremamente ridotto.

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Il bisonte americano (Bison bison) è uno degli animali più possenti e resistenti sulla Terra. Sembrerebbe quasi indistruttibile, ma un nuovo studio pubblicato sulla piattaforma editoriale Wiley Online Library ha dimostrato che ha le sue vulnerabilità: la temperatura e la siccità estrema influenzano i movimenti delle mandrie di bisonti che tendono a ripararsi da tali fenomeni. Il problema, però, è che il loro habitat naturale si è ridotto drasticamente, quindi dove possono trovare rifugio?

Stiamo parlando di un animale che pesa in media tra i 700 e gli 800 kg e che può raggiungere anche i 3,5 m di altezza. In entrambi i sessi, come se non bastasse, sono presenti corna ricurve lunghe fino a 60 cm che usano nella lotta per lo supremazia all'interno della mandria e per difendersi dai predatori. Vive nelle valli fluviali, nelle praterie e nelle pianure e a giudicare dal suo aspetto possente si può affermare che incarna questo ambiente sia nello spirito che nella forma. D'altronde anche il suo nome scientifico, Bison bison, sembra evocare un'eco degna della sua maestosità.

Quest'imponente specie originaria dell' America del Nord si è quasi estinta per cause antropiche, con una combinazione di caccia e macellazione commerciale eccessiva nel XIX secolo, e l'introduzione di malattie bovine tramite l'interazione con i bovini domestici. Con una popolazione di oltre 60 milioni alla fine del XVIII secolo, la specie era scesa a soli 541 animali entro il 1889. Fu così che a metà del XX secolo vennero effettuati i primi sforzi di conservazione che permisero al bisonte di rinascere. Attraverso molteplici reintroduzioni, attualmente si contano circa 20000 individui e la popolazione più grande sembra essere presente nel Parco nazionale dello Yellowstone.

Immaginate di star visitando proprio questo parco e, di punto in bianco, di ritrovarvi vicinissimi ad un mastodontico e possente esemplare di bisonte americano! Riuscireste a credere che esista qualcosa in grado di mettere a rischio l'esistenza di una specie del genere?

A primo impatto, infatti, il bisonte sembra un animale fatto apposta per resistere ai fenomeni ambientali con la sua possanza e la folta pelliccia, ma, purtroppo, le sue caratteristiche fisiche non bastano. Un team di ricercatori della Oklahoma State University ha provato che l'aumento della temperatura e la siccità estrema combinanti tra loro e con il fatto che la maggior parte delle mandrie di bisonti sono ora confinate in frazioni che una volta era di gran lunga più estese, potrebbero rappresentare una sfida per la gestione della specie, ha affermato McMillan, assistente professore di agronomia e orticoltura al Nebraska.

Quando si effettuano delle reintroduzioni, soprattutto di animali di grandi dimensioni, è strettamente necessario assicurarsi che l'ambiente di reintroduzione sia idoneo all'accoglienza della specie. «In questo momento in cui stiamo assistendo a cambiamenti estremi del clima probabilmente abbiamo bisogno di ripensare a come sono strutturati questi paesaggi e se stanno effettivamente soddisfacendo o meno i bisogni fisiologici fondamentali di questi animali», spiega McMillan.

In che modo gli studiosi sono giunti a questa conclusione? Dopo aver analizzato i dati di movimento di 33 bisonti delle pianure provenienti da due diversi siti dell'Oklahoma: il Wichita Mountains Wildlife Refuge nella parte sud-occidentale dello stato e la Tallgrass Prairie Preserve vicino al suo confine settentrionale. Ognuno dei bisonti indossava collari dotati di GPS che tracciavano la loro posizione ogni 12 minuti per più anni. L'associazione di questi dati con la temperatura, le precipitazioni, il vento e altre variabili registrate dalle stazioni meteorologiche vicine, oltre alle letture dell'umidità dei suoli che rivelano la siccità in entrambi i siti, ha permesso al team di tracciare collegamenti tra il movimento dei bisonti e il clima.

E' emerso che, tra i varai fattori analizzati, la temperatura è il fenomeno che ha maggiormente influenzato i movimenti delle mandrie. Quando essa aumenta di pochi gradi, gli spostamenti dei bisonti quasi raddoppiano, ma se si raggiunge una certa temperatura soglia, allora da parte dei bisonti si ottiene un comportamento opposto al precedente. L'aumento del movimento legato alla temperatura suggerisce che gli animali erano alla ricerca di erbe che crescessero meglio quando fa molto caldo. La riduzione degli spostamenti di fronte al caldo eccessivo, invece, suggerisce che si riposassero e si rinfrescassero in luoghi dove l'acqua stagnante e l'ombra degli alberi vicini impedivano l'equivalente di quello che per l'uomo rappresenta un colpo di calore.

Il team ha anche analizzato l'effetto della siccità dimostrando che, esattamente come avviene per la temperatura, superata una certa soglia di siccità i bisonti tendono ad allontanarsi dal luogo in cui agisce tale fenomeno.

Ma dove si rifugiano se il loro habitat è diminuito drasticamente? E' proprio questo il problema. Questi risultati giustificano la necessità di prestare attenzione a ciò che i bisonti stanno comunicando tramite il loro comportamento. Sebbene le dimensioni e la bellezza naturale dei parchi nazionali e di altre aree protette possano sembrare offrire tutto ciò di cui quest'animale necessita, il fatto che gli esemplari cerchino ancora di andarsene sembrerebbe suggerire il contrario.

«Allora è una questione etica per noi», sostiene McMillan. «Siamo davvero etici se costringiamo questi animali a vivere in un paesaggio che potrebbe non essere adatto a loro in futuro? Il fatto che i bisonti fossero storicamente a Yellowstone è irrilevante per la probabilità che possano persistere lì nel futuro perché oggi è completamente e fondamentalmente diverso da ieri».

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Alessia Mircoli
Dottoressa Magistrale in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi
Sono laureata in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi e la divulgazione scientifica è la mia passione. Durante il mio percorso ho scoperto il mondo del giornalismo scientifico e ho capito che è la mia strada. Sono estremamente affascinata dalla natura e da tutto ciò che ne fa parte, credo nell’importanza di diffondere un’informazione corretta sugli animali e l’ambiente.
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