La tartaruga azzannatrice (Chelydra serpentina) è un rettile originario del Nord America e, in particolare, delle regioni orientali degli Stati Uniti e quelle centro orientali del Canada. A causa del commercio di animali esotici e dei rilasci volontari e accidentali, la tartaruga azzannatrice è stata introdotta dall'uomo in Asia e in alcuni paesi d'Europa, compresa l'Italia.
Come specie alloctona dall'alimentazione opportunista, mette a rischio la biodiversità delle zone in cui si insedia, ma è potenzialmente pericolosa anche per gli esseri umani, perché un suo morso può causare ferite molto gravi. La tartaruga azzannatrice, infatti, è dotata di un becco particolarmente lungo, robusto e appuntito e di un collo muscoloso che aumenta la potenza del morso.
Riconoscerla non è difficile, perché può raggiungere i 45 centimetri di lunghezza e ha una coda lunga quasi quanto il carapace.
Come è fatta la tartaruga azzannatrice
Secondo quanto pubblicato in uno studio condotto dal Dipartimento di Biologia, dell'Università di Roma "Tor Vergata"e pubblicato nel 2016, la tartaruga azzannatrice ha un corpo grosso e robusto che, in alcuni casi, può arrivare a sfiorare i 50 centimetri di lunghezza e i 30 chili di peso. Il carapace è brunastro o verdastro, ma in alcuni casi è anche nero. La superficie è composta da tre file di squame appiattite e, nella parte posteriore, sono seghettate. La parte inferiore, invece, può avere macchie gialle o rosse.
La coda può arrivare ad avere la stessa lunghezza del carapace e ha una superficie seghettata. Sul collo, che è particolarmente lungo, e sulle zampe, presenta dei tubercoli. Il colore del corpo è tendenzialmente giallastro/bruno, ma la testa è più scura.
Il suo morso è particolarmente potente perché il becco è molto robusto e ha una forma appuntita. Inoltre, la tartaruga azzannatrice ha muscoli del collo particolarmente sviluppati che le offrono ulteriore forza nel morso.
Habitat e distribuzione
Secondo quanto riportato dalla IUCN, la tartaruga azzannatrice è originaria degli stati centrali e orientali del Canada (Manitoba, New Brunswick, Nova Scotia, Ontario, Québec, Saskatchewan). Lo stesso vale anche per gli Stati Uniti, dove la specie è endemica a partire dal Wyoming, fino al Colorado, mentre è assente nelle coste occidentali. Secondo la IUCN, inoltre, la specie è stata introdotta dall'uomo anche in Asia e, più in particolare, in Cina e in Giappone.
All'interno dell'areale le tartarughe azzannatrici vivono in ambienti acquatici e prediligono i luoghi dal fondale fangoso che dispongono di abbondante vegetazione, grazie alla quale riescono a trovare riparo.
Negli ultimi decenni, diversi individui, molto probabilmente abbandonati da parte di privati, sono stati segnalati e catturati in diversi paesi europei, compresa l'Italia. Nel periodo tra il 2010 e il 2015 sono stati accertati ben 8 rilevamenti solo nel Fiume Tevere.
Nel 2021 gli avvistamenti hanno riguardato anche Torino e Perugia. Nel 2022, invece, un esemplare è stato rinvenuto all'interno di una vasca dei pesci rossi di un condominio di Roma.
Nel maggio del 2023, infine, due esemplari sono stati avvistati a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro, alle porte di Roma, nei comuni di Capena e Morlupo.
Comportamento e abitudini
Le tartarughe azzannatrici sono animali dalle abitudini solitarie. Nei rari incontri tra conspecifici, generalmente, i maschi (tra loro) manifestano aggressività.
Il periodo degli accoppiamenti va da aprile/maggio a ottobre/novembre, mentre nei mesi invernali, la specie va in letargo.
Talvolta le tartarughe azzannatrici sprofondano nel fango lasciando esposti solo gli occhi e le narici. Questo comportamento viene utilizzato per sorprendere le prede. L'alimentazione è opportunista e generalista, prevalentemente a base di invertebrati, pesci, uccelli, piccoli mammiferi, anfibi e una quantità sorprendentemente elevata di vegetazione acquatica.
Secondo uno studio pubblicato su American Zoologist, le femmine raggiungono la maturità sessuale tra gli 11 e i 16 anni di età, mentre la durata media della vita in natura è di circa 30 anni. Una volta raggiunta l'età adulta, all'interno dell'habitat vi sono pochi predatori naturali e la morte è spesso causata dagli investimenti stradali, in particolare durante i periodi in cui i soggetti sono alla ricerca di nuovi stagni, oppure di siti di nidificazione.
Impatto sull'ambiente e rischi per l'uomo
Il Ministero dell'Ambiente italiano, con un apposito decreto risalente al 1996, ha vietato la detenzione, l'importazione e il commercio delle tartarughe azzannatrici, in quanto considerate un pericolo per la salute e l'incolumità pubblica.
Secondo quanto pubblicato sul sito dall'Arma dei Carabinieri, proprio a partire da quel momento vi è stato un aumento degli abbandoni da parte di chi era già in possesso dell'animale e questo fenomeno ha fatto in modo che la specie andasse ad occupare le nicchie ecologiche di altre specie autoctone, mettendo così a rischio la sopravvivenza della fauna locale delle zone lacustri e palustri del nostro paese. Ad oggi, però, in Italia non esiste un piano nazionale di prevenzione della diffusione e di monitoraggio della specie.
Non bisogna sottovalutare inoltre il rischio legato ai morsi inferti agli esseri umani. Secondo uno studio del Department of Biological Sciences, dell'Università di Antwerp, in Belgio, e pubblicato sul Journal of Evolutionary Biology, infatti, la forza della mascella di una tartaruga azzannatrice ha tra i 208 e i 226 Newton e, quindi, può causare ferite profonde.
Come tutti gli animali selvatici, inoltre, potrebbe fungere anche da veicolo di malattie e il consiglio è quindi quello di evitare di toccare o avvicinarsi eccessivamente alla tartaruga azzannatrice. In caso di avvistamento è invece opportuno telefonare immediatamente al 1515, ovvero il numero di pronto intervento per le emergenze ambientali. Saranno gli operatori stessi ad occuparsi della cattura e del trasferimento verso i centri specializzati.