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11 Novembre 2022
9:00

La taglia del cane influenza il suo comportamento?

La taglia del cane influenza il suo comportamento e il suo carattere? Di per sé no, ma il comportamento dipende in gran parte dalle esperienze del cane, che a loro volta sono spesso influenzate dai nostri preconcetti su taglia e razza.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Molti si chiedono se la taglia del proprio cane abbia in qualche modo un’influenza sul suo comportamento e sul suo carattere. Ma forse prima bisogna provare a riflettere su quale significato abbiano questi termini: cosa intendiamo con «comportamento», «carattere», «personalità» e «attitudine» quando parliamo del nostro cane? Da cosa può essere influenzato lo sviluppo di queste caratteristiche?

Cosa intendiamo con «comportamento» di un individuo? Detta in breve il comportamento è ciò che un individuo fa, come reagisce e risponde alle varie situazioni ed è importante osservare maggiormente il comportamento sociale di un cane, ossia quando si trova in mezzo ad altri, che siano essi cani o persone (o altri animali). Il comportamento espresso dall’individuo è influenzato da un’enormità di fattori che dipendono in parte dalla sua genetica, ma soprattutto dalle sue esperienze, anche da quelle che non ha fatto, ovvero dalla carenza di esperienze che potrebbero indurlo a comportamenti inappropriati in situazioni a lui ignote.

Cosa influenza il carattere e la personalità di un cane

Ogni cane ha un bagaglio esperienziale depositato nella sua straordinaria memoria che agisce sulla sua disposizione, su come si sente e su come si prepara ad agire o rispondere a ciò che gli accade attorno.

Il comportamento espresso è anche influenzato dal suo «carattere», anch’esso frutto per una certa dose dalla sua genetica ma per lo più sviluppatosi attraverso le relazioni sociali e le influenze degli altri individui che hanno fatto parte della sua storia evolutiva come soggetto. Un cane potrebbe avere un carattere socievole, affabile, estroverso, incline alla cooperazione ma anche essere scontroso, irritabile, introverso e poco disposto all’interazione sociale. Potrebbe essere facilmente eccitabile o, viceversa, molto pacato e riflessivo. Ognuna di queste caratteristiche va intesa come generale disposizione di un individuo dato che un cane potrebbe anche essere tutte queste cose a seconda del contesto in cui si trova, ad esempio affabile e bonario nel suo contesto famigliare e nel contempo particolarmente assertivo o diffidente con gli sconosciuti.

Ora possiamo dire che la "personalità" sia un po’ l’insieme di tutte queste cose aggiungendo l’ingrediente "vocazioni", ossia quegli orientamenti individuali che spingono verse particolari espressioni comportamentali: magari una forte propensione al comportamento predatorio oppure all’accudimento degli altri o alla protezione degli affiliati o del territorio occupato dal proprio gruppo familiare e così via.

Tutti questi elementi delineano la personalità di un cane, ossia il frutto delle caratteristiche psichiche e delle modalità comportamentali (vocazioni, interessi, inclinazioni) che vanno a costituire un nucleo di elementi distintivi di un individuo, rendendolo unico e irripetibile. Come ci ricorda la veterinaria esperta in comportamento e membro del comitato scientifico di Kodami Elena Garoni nel suo libro “Piacere di conoscerti":

La personalità è definita come un sistema emotivo e cognitivo che si sviluppa, funziona e si modifica attraverso le interazioni con l’ambiente e le relazioni con gli altri…

Questo ci indica che tutti questi elementi non sono cristallizzati nel tempo, ma sono soggetti ad uno sviluppo continuo, a continui adeguamenti e cambiamenti, benché alcuni tratti siano definiti già nell’infanzia, ricordiamo per esempio quanto importanti siano i periodi sensibile della socializzazione primaria e secondaria sul futuro comportamento di un individuo, e sulla sua flessibilità cognitiva.

Taglia e razza influenzano il comportamento del cane?

"Grant, gròs e ciula!" si dice nel milanese e significa "grande, grosso e stupido". È un modo di dipingere verbalmente lo stereotipo di un individuo particolarmente grande, pesante, sopra la media che però, forse a causa di questa caratteristica, è anche un sempliciotto, un ingenuo, insomma uno privo di malizia e malvagità.

Come tutti i luoghi comuni, anche questo non rende affatto giustizia né alla realtà dei fatti né tanto meno alla unicità e soggettività degli individui. Quindi sarebbe un errore pensare che ogni cane con certe caratteristiche somatiche, come per esempio le grandi dimensioni, rappresenti lo stereotipo di un “bonaccione” un po’ ingenuo e – perché no? – infantile. Così come, viceversa, pensare che i cani di taglia piccola, o particolarmente piccola, debbano essere accumunati da un carattere irriverente, scontroso, insofferente.

Non è certamente la taglia, che è pur sempre un elemento rilevante, ma uno soltanto, a influenzare l’intero complesso di variabili che definiscono la personalità di un individuo, come non lo è nemmeno l’appartenenza ad una razza piuttosto che ad un’altra. Certo, ma quindi, la taglia di un cane, non ha nessun significato? Oh, beh, sì che ce l’ha! Gioca infatti sicuramente un ruolo nello sviluppo individuale, soprattutto per quanto concerne le esperienza che l’individuo farà nella sfera sociale. Vediamo di approfondire un poco questo aspetto.

I preconcetti sui cani di taglia grande e piccola

Indubbiamente ci sono tutta una serie di preconcetti e superstizioni, o se vogliamo bias cognitivi, che entrano in gioco quando ci troviamo a confrontarci con individui che hanno delle spiccate caratteristiche, come per esempio l’essere molto grandi e massicci. Questi preconcetti hanno certamente un’origine sensata, che potrebbe spiegarsi da un punto di vista evoluzionistico: “Un animale grande può essere pericoloso”, per fare un esempio. Ed è indubbiamente vero che bisogna prestare particolare attenzione quando ci si muove vicino ad un cavallo o ad un toro, che anche involontariamente potrebbero farci del male dato che noi siamo, dopo tutto, creature alquanto fragili. Una volta mi è capitato che un cavallo mi calpestasse involontariamente un piede mentre ero distratto. Beh, non è stato affatto piacevole.

Ma c’è qualcosa che ci rende ancora più intimoriti quando ci troviamo di fronte ad un animale particolarmente grande, soprattutto se si tratta di un predatore, come per esempio un cane, ed è la non conoscenza di quel individuo. La nostra risposta emotiva incontrollata di timore o diffidenza si attiva per il solo fatto che quel cane lì è particolarmente grande, specialmente se non lo conosciamo, come detto, e non sappiamo nulla del suo carattere, della sua personalità ma, l'effetto sarà ancor più eclatante se non conosciamo i cani, ovvero se non abbiamo esperienza di cani, se non ne abbiamo conosciuti e frequentati mai.

Ecco che allora potremmo pensare, a prescindere da cosa faccia quel cagnone, che lui sia pericoloso, per partito preso. Anche questo ha un senso logico: non aspetto mica di vedere se il leone mi mangia per capire se ha fame! Ma qui sta il problema. Poniamo il caso che quel cane susciti negli altri sempre questo stato d’animo negativo per il solo fatto di essere fuori taglia, insomma un XXXL; chiediamoci dunque quale tipo di esperienze sociali potrà fare nella vita. Cosa potrà aspettarsi dagli altri? Questo è un esempio per riflettere su come la taglia di un cane possa influenzare le esperienze di vita di un individuo, quelle esperienze che poi andranno a far parte della sua personalità, come abbiamo visto poco sopra.

E questo vale anche per i preconcetti che si hanno nei confronti dei cani di piccola taglia, naturalmente. In pratica quello che noi ci aspettiamo da un cane tende a sovrastare quello che lui è veramente, alle volte andando così ad interferire sulla sua formazione e sul suo conseguente comportamento sociale.

Ma le cose potrebbero anche andare alla rovescia. Ricordo che quando ero piccolo, negli anni 70, in televisione veniva trasmesso un cartone animato che moltissimi si ricorderanno, magari con un po’ di nostalgia, che raccontava le vicende di una bambina spensierata di nome Heidi. Ebbene, uno dei personaggi più amati, almeno da parte mia, era il grosso Cane di San Bernardo, Nebbia, che viveva nella baita con il nonno e Heidi. Nella mia mente di bambino il rischio era di credere che un cane, solo perché rassomigliante a Nebbia, quindi un cane di grossa taglia come lo sono gli appartenenti a quella razza, fosse proprio come il personaggio del cartone animato al quale avevo imparato a voler bene.

Ora, facile che un bambino incorra in questo tipo di errori, che alle volte potrebbero anche essere fatali, ma il punto è che se poi quel bambino, innamorato di Nebbia o di Belle (il Cane da montagna dei Pirenei compagno di Sebastien) crescendo non ha acquisito alcuna esperienza reale con questi cani, o cani simili, emotivamente potrebbe essere ancora influenzato da quelle rappresentazioni infantili che non hanno avuto modo di evolvere e maturare. Non perché non possano esistere cani di grande taglia amichevoli, socievoli, affabili come lo erano quei personaggi nati dalla penna di scrittori per l’infanzia, naturalmente, ma perché sarebbe un grave errore attribuire caratteristiche comportamentali di un certo tipo a qualcuno solo perché rassomiglia a qualcun altro.

Quindi è sano imparare a leggere il comportamento di un cane, almeno nella sua “grammatica” di base, per saperci muovere e non incorrere in superficiali errori di valutazione dettati, magari, solo dalla taglia di un individuo.

Cani giganti e piccolissimi nella vita quotidiana

È innegabile però che, dato l’assunto che l’esperienza vissuta modella il carattere di un individuo, cani di taglia estrema (cani giganti o miniature) possano subire la loro condizione se paragonati, per esempio, a cani di taglia media, soprattutto quando si vive con loro in una grande città. Ci sono ovvi problemi di ordine logistico, soprattutto con cani giganti, come per esempio Alani, Bullmastiff, Irish Wolfhound e via dicendo.

Pensiamo di dover prendere la metropolitana a Milano con uno di questi giganti, tutti i santi giorni… È una cosa certamente fattibile – ogni tanto se ne incontrano – ma è alquanto scomodo rispetto all’accompagnarsi con un cane come un Labrador, giusto per fare un esempio. Diverso è per i cani piccolissimi, che molto facilmente saranno sollevati da terra per essere tenuti in braccio in mezzo alla calca della città, a quella foresta di gambe in movimento, ma anche perché facilmente, con le loro gambette corte, possono stancarsi in una normale passeggiata o, d’estate, rischiare un colpo di calore a causa dell'alta temperatura del suolo.

Il fatto è che, in entrambe i casi, per motivi differenti, questi cani potrebbero avere un bagaglio esperenziale ridotto: un cane gigante perché, alla fin fine, si opterà saggiamente di evitargli situazioni ingombranti che potrebbero metterlo a disagio nei confronti delle altre persone; i piccoli, visti i pericoli che corrono, anche solo per il fatto di essere schiacciati dalle persone distratte, potrebbero non toccare mai il suolo – non molto saggiamente, aggiungeremmo – a causa di un’eccessiva ansia dei compagni umani, forse un po’ troppo premurosi.

Ma ci sono altre cose legate alla taglia, che hanno ancora a che fare con i vari stereotipi di cui sopra e con la possibilità che questi cani, diciamo “estremi”, possano fare esperienze di socializzazione con i loro simili. Quante volte le persone che si accompagnano con un cane di taglia grande o gigante, nell’incrociare altre persone con il loro cane (generalmente più piccolo) hanno sentito frasi come questa: «Boby, ma non vedi come è grosso quello lì? Ti mangia in un sol boccone!», quando invece il cane “grande” stava scodinzolando affabile e gentile e avrebbe tanto voluto fare conoscenza.

È pur vero che i cani di piccola taglia possono loro stessi essere intimoriti dal loro interlocutore per il solo fatto che questo è molto più grande di loro, ma è anche vero che se gli si dà il tempo di prendere confidenza l'un l'altro, e i due cani sono veramente socievoli e interessati a scambiare "quattro" chiacchiere, ecco che la taglia passerà in secondo piano. Diverrà ininfluente. Ovviamente tanto meno faranno questo tipo di esperienze tanto più saranno anche loro vittima delle emozioni incontrollate, proprio come noi.

Insomma, sia cani grandi che molto piccoli hanno oggettive difficoltà nella socializzazione, e spesso – quando è possibile – si ritrovano ad interagire solo e soltanto con soggetti simili a loro, se non addirittura della medesima razza. Ma non è una cosa facile nemmeno quella, soprattutto per cani giganti, che sono certamente più rari nelle città. Le cose naturalmente potrebbero essere differenti in contesti come la campagna dove cani come Maremmani, Terranova, Pastori Tedeschi sono più comuni e gli spazi possono essere molto diversi.

Sappiamo benissimo quanto la socializzazione inter e intra specifiche siano importanti, soprattutto nell’età giovanile del nostro cane. Pensiamo che, basandoci sulle tabelle di crescita, un cane di piccolissima taglia a 7 o 8 mesi potrebbe arrivare a pesare 4 o 5 chilogrammi, mentre un cane gigante, della stessa età, potrebbe arrivare anche a 40 o 45 chilogrammi. Un minimo errore nell’interazione potrebbe risultare traumatico. Se un giovanissimo, e goffo, mastino napoletano si dovesse appena sedere su un giovanissimo Barbone toy (eventualità comunque remota data la reattività dei piccoli barboni) potrebbe causare danni seri senza volerlo, e senza nemmeno accorgersene.

Giovani cani equilibrati, con magari la supervisione di adulti capaci, potrebbero invece interagire e fare esperienze molto piacevoli e arricchenti anche se di stazze molto differenti, soprattutto se le nostre ansie e paure fossero messe un po’ da parte. Certo, il tutto "cum grano salis", si intende. Ecco che allora rivolgersi ad un fidato educatore cinofilo per favorire la socializzazione dei nostri cani in giovane età, abile anche nel mitigare le nostre incertezze che poi si riflettono sui nostri sensibili compagni a quattro zampe, potrebbe essere la scelta vincente per farli crescere in modo equilibrato e aperto all’interazione con l’altro.

Or dunque, ci sentiamo di dire che, di per sé, la taglia non sia un elemento centrale nello sviluppo del comportamento di un cane, ma certamente il fatto che noi – o il contesto sociale nel quale vive – abbiamo preconcetti, timori, ansie, e via discorrendo, suscitate dalle dimensioni di un individuo, questo sì. Questo potrebbe essere un elemento rilevante nella formazione di un cane, e magari in modo drammatico. Già ci aiuta però la consapevolezza che il nostro atteggiamento, di fronte ad un cane, potrebbe essere dettato più da una risposta emotiva che dal suo effettivo comportamento, e questo renderci un po' più riflessivi e meno emotivi. Quante volte sarà capitato che un cane appaia come potenzialmente pericoloso solo a causa di sue caratteristiche fisiche, come la taglia o il colore del mantello, ma poi, conoscendolo, si è capito quanto ci si sbagliasse? Benché il pregiudizio possa in qualche modo essere utile, non facciamo che sia l'unica cosa che influenza il nostro comportamento, soprattutto quando ci accompagniamo  al nostro cane, che è una spugna emotiva, spesso molto influenzato da noi.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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