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29 Luglio 2023
13:00

La strage silenziosa di rapaci e necrofagi: avvelenati da topicidi e da piombo

Tra le minacce che mettono a rischio la conservazione di aquile, gufi, avvoltoi e altri rapaci, l'avvelenamento da topicidi o da munizioni al piombo è ancora purtroppo molto sottovalutata.

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A mettere in pericolo le vite di rapaci, avvoltoi e altri animali necrofagi non sono solo gli avvelenamenti intenzionali, una delle forme più subdole di bracconaggio ancora molto diffuse nel nostro paese, ma anche i cosiddetti effetti collaterali prodotti dalle nostre attività. Il meno indagato di questi effetti è l’avvelenamento causato dai topicidi, sostanze che hanno come scopo quello di contrastare la diffusione dei topi impiegando principi attivi che per lo più causano emorragie interne.

Queste esche sono principalmente a base di anticoagulanti, una scelta non casuale anche se molto crudele e pericolosa: una volta ingerite queste sostanze causano uno stato di sofferenza che porta il roditore a uscire all’esterno, a cercare aria, impedendo così che gli animali morti muoiano all’interno delle case. Ma un topo morto che si muove barcollando rappresenta anche un’ottima preda, un animale in difficoltà, infatti, appare come una grande opportunità per i predatori, che non possono prevedere che quello stato di difficoltà sia dovuto a un avvelenamento. Così il barbagianni o il gufo, ma anche il gheppio, che prederanno il topo finiranno per assumere anche loro una dose di cumarinico, l’anticoagulante presente nelle esche, con effetti potenzialmente letali.

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Soprattutto i rapaci notturni possono restare avvelenati mangiato topi o ratti che hanno ingerito topicidi

Pensate cosa poi può accadere quando queste sostanze sono utilizzate in parchi urbani e giardini dove di notte, al contrario di quanto si pensa, la vita animale si anima, sostituendo le chiassose presenze umane e dove i topi sono una presenza costante, spesso attirati dal cibo che lasciamo in giro, anche in piccole quantità. In questi contesti semi naturali il rischio si moltiplica e il danno è assicurato, anche perché sembra che a nessuno interessi cercare di produrre esche letali che possano dare una morte immediata al topo, senza farlo uscire dalla trappola. Questo perché si sta parlando di topi, animali che come molti altri, per esempio i rettili, non suscitano la simpatia delle persone e neanche stimolano la loro empatia, sono visti solo come nemici da sterminare per i quali non vale l’etica.

Spesso gli umani non pensano all’esistenza della catena alimentare e al principio che in natura nulla si crea e nulla si distrugge, ma solo cambia, si evolve, si trasforma. Pochi sanno che in India e Pakistan il 90% delle popolazioni di avvoltoi si stava estinguendo a causa della molecola del “diclofenac”, un principio attivo molto diffuso come antinfiammatorio anche in zootecnia. Gli avvoltoi che si cibavano di animali morti, che nelle ultime 72 ore erano stati trattati con questo prodotto, morivano in poco tempo a causa di un’insufficienza renale acuta. Ora questi farmaci sono stati limitati, pur non essendo ancora stati vietati del tutto, e le popolazioni di uccelli necrofagi si sono riprese. Ma capire la motivazione del loro declino non è stato certamente facile per gli scienziati.

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Le aquile reali sono spesso vittime di avvelenamento da piombo

Un'altra causa di morte, sempre per avvelenamento, è dovuta all’uso di munizioni in piombo usate nella caccia, ad oggi vietate solo in contesti limitati come le zone umide. Così ogni anno i cacciatori scaricano nell’ambiente migliaia di tonnellate di questo metallo tossico. Secondo uno studio pubblicato da ISPRA nel 2018 nel territorio dell’Unione Europea il problema degli avvelenamenti da piombo riguarda ben 40 specie, per lo più uccelli acquatici e causa la morte di ben 700.000 animali.

Ma se in Europa il problema riguarda soprattutto gli animali acquatici anche avvoltoi e predatori come le aquile possono restare vittime dell’avvelenamento da piombo, cibandosi di animali che hanno ingerito pallini, come spesso succede agli anatidi che si nutrono rimestando il fondo degli stagni oppure che sono stati feriti dalle munizioni di piombo, che però sono rimaste all’interno dei loro corpi.

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Gipeto e altri altri avvoltoi sono invece minacciati soprattutto da alcuni farmaci per uso veterinario negli animali d’allevamento

Un esempio per tutti è la storia di Ikarus, un gipeto rilasciato nel 2008 in Alto Adige e ritrovato una prima volta intossicato dal piombo che aveva trovato nei resti degli animali di cui si era nutrito. In quel caso l’avvoltoio se la cavò e venne rilasciato dopo un lungo periodo di cure, per essere purtroppo ritrovato morto dopo pochi mesi con dei valori di piombo del sangue incredibili: ben 58 mg/Kg. Ikarus era morto a causa del saturnismo, l’intossicazione acuta da piombo.

Per questo è importante arrivare velocemente all’eliminazione completa del piombo dalle munizioni da caccia: un prodotto tossico che amplifica le conseguenze dei danni prodotti dall’attività venatoria e dal bracconaggio.

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Ermanno Giudici
Esperto in diritti degli animali
Mi occupo di animali da sempre, ricoprendo per oltre trent’anni diversi ruoli direttivi in ENPA a livello locale e nazionale, conducendo e collaborando a importanti indagini. Autore, formatore per le Forze di Polizia sui temi dei diritti degli animali e sulla normativa che li tutela, collaboro con giornali, televisioni e organizzazioni anche internazionali.
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