La metro di Napoli è affollata come sempre di prima mattina. Alla fermata di via Toledo una donna con una cagnetta si mette in fila per prendere l'ascensore. Tutte le persone che entrano fanno spazio alla coppia e i volti si distendono in un sorriso nel momento in cui l'animale si siede sul piede di una signora. «Eh, lo sentono sempre che io gli voglio bene: sono come San Francesco», scherza la donna rivolgendosi alla pet mate che di rimando sorride e si apre al piccolo gruppo di sconosciuti raccontando la loro storia.
In un brevissimo "viaggio", le parole della donna rendono il vano dell'ascensore un luogo senza tempo: «Siamo appena state dal veterinario, ha una piccola cisti e devono fare l'esame istologico, speriamo non sia niente…», dice con lo sguardo lucido e la voce bassa.
L'umanità varia che in una giornata qualsiasi di un qualsiasi giorno di metà settimana si ritrova a condividere un piccolo spazio insieme a un cane diventa un insieme di persone che si compenetrano nelle parole della donna. «Non vi preoccupate – dice subito un uomo, dando del "voi" come si fa ancora al Sud – vedrete che è una "palla di grasso". Rimanete positiva che i cani sono molto più forti di noi». Subito una ragazza con la stampella aggiunge: «Signò, io mi sono rotta il ginocchio e mi lamento dalla mattina alla sera ma sono sicura che il vostro cane non ha niente e pure se avesse qualcosa… guardate "come sta bello": sicuramente è una sciocchezza».
Volpe ferita cammina sui binari della metro C a Roma
La donna si sente compresa e ascoltata, così aggiunge: «Ho già perso un cane, è un dolore terribile: lei ha solo quattro anni, non vorrei mai che le capitasse qualcosa di brutto». Il ricordo di un altro amico che è stato parte della sua vita sembra ancora di più coinvolgere gli sconosciuti che tali non sono più, per certi versi. Un giovane che sembrava assorto a guardare lo smartphone alza gli occhi verso di lei, poi li posa sulla cagnetta e dice: «Il mio cane se ne è andato due mesi fa. Ve lo posso far vedere? Eccolo qui». Rivolge così la mano che stringe il cellulare verso tutti gli astanti, si pone al centro dell'ascensore e fa un giro su se stesso: ecco cosa stava facendo, stava guardando le foto del suo compagno canino. «Si chiamava Tyson, era un meticcio e ci eravamo incontrati in Puglia durante una vacanza con la mia famiglia. Io ho 25 anni, siamo cresciuti insieme: è morto che aveva 15 anni».
Un sospiro collettivo risuona nella cabina ed è il momento in cui la cagnetta – chissà, forse per risollevare gli animi di tutti nel mostrarsi allegra e felice – si alza dal piede della signora e inizia a scodinzolare. Intanto si stanno aprendo le porte dell'ascensore e il piccolo gruppo di umani le lascia spazio per farla uscire per prima. A parte una signora che subito va via e che non aveva profferito parola ma che rivolge un ultimo sorriso alla coppia prima di scappare via, gli altri rimangono a chiacchierare un altro po'.
Quelle che sono seguite sono state, in realtà, parole ancora di condivisione di storie di vita tra cani e umani. Relazioni forti, rapporti basati su affetto e fiducia reciproca dove ogni cane citato è emerso come un compagno unico e di cui non si vorrebbe mai smettere di tessere le lodi.
La giornata poi è ripresa per ognuno come era iniziata, nella fretta di rincorrere gli impegni nel poco tempo che si ha a disposizione. La signora e la cagnetta sono andate verso il loro futuro insieme ma, forse, quell'esame che devono fare, grazie al conforto ricevuto da sconosciuti sarà più semplice da affrontare.