Un viaggio di quasi tremila chilometri che dalla città di Zaporizhia, nell'Ucraina sudorientale, all'italiana Perugia ha condotto in salvo 58 cani e una donna: è la conclusione di una staffetta per salvare le due sorelle ucraine Tatyana e Lyuba insieme ai loro animali.
Tutto comincia una settimana fa, quando le prime bombe russe cadono su Zaporizhia. È qui che si trovano gli allevamenti di cani delle due donne ed è qui che si trova anche la centrale nucleare più grande d'Europa. Con il progredire del conflitto si diradano le comunicazioni in Ucraina così Tatyana e Lyuba si rivolgono ai loro conoscenti italiani incontrati all'interno della comunità online "Amici del Golden retriever", un gruppo creato su Facebook undici anni fa da Antonio Gabellone.
È lui a raccontare a Kodami cosa è accaduto e del perché in Italia è arrivata solo Tatyana. «Nel nostro gruppo ci scrivono anche persone dall'estero. Non ho mai incontrato personalmente le due sorelle ma sapevo che alcuni membri del nostro gruppo le conoscevano. Così quando ho saputo del primo bombardamento sulla loro città ho scritto a Tatyana per sapere come stava e per portare un messaggio di vicinanza e solidarietà dall'Italia».
Le comunicazioni con la donna non sono facili: «Non parla inglese ma lo scambio è stato fitto: voleva in particolare sapere cosa stava succedendo da noi, cosa dicevano della guerra i nostri telegiornali – continua Antonio – L'ho aggiornata regolarmente, poi però le cose sono rapidamente precipitate quando l'esercito russo è entrato a Zaporizhia».
Le due sorelle all'inizio avevano deciso di non andare via. «Tatyana e Lyuba non volevano lasciare i mariti e i figli che in quanto uomini non possono abbandonare il Paese per la legge marziale – ricorda Antonio – Ma la paura di poter subire violenze da parte dei militari russi le ha costrette a ripensarci». È stato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, a diffondere per primo notizie di episodi di abuso ai danni delle donne ucraine nelle zone in cui arrivava l'esercito di Putin, cosa che ha poi appunto spinto le sorelle a cercare riparo al di là dei confini. Ma una cosa per loro era fondamentale: non sarebbero partite senza i cani.
È a questo punto che si inseriscono gli "Amici del golden retriever- golden retriever friends", un gruppo che conta oltre 17mila membri, tra allevatori professionisti e semplici appassionati. Il gruppo funziona come un network che agevola la conoscenza online e gli incontri fisici in occasione delle passeggiate organizzate nelle varie città italiane e del raduno nazionale patrocinato dal Comune di Roma. È stato grazie a questa rete se Antonio e Alessandra Ciri, co-amministratrice del gruppo, sono riusciti a dare vita a una colletta per sostenere le spese di viaggio per portare le allevatrici e i loro cani in Italia: dal carburante al cibo.
L'ostacolo più grande si è presentato con la scelta del trasportatore: «Serviva una persona con i mezzi e la disposizione personale adatti a compiere un simile viaggio senza alcun compenso», sottolinea Antonio. Come ha svelato l'inchiesta di Kodami, quello delle staffette è un mondo fatto di luci e molte ombre. Una realtà ancora più insidiosa quando si parla di viaggi internazionali in zone politicamente instabili.
Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, il passaparola ha messo in contatto Antonio e Giuseppe Perrotti, titolare della ditta di trasporti di animali domestici "In viaggio con Elpis". Così, la mattina di mercoledì 9 febbraio 2022 Giuseppe e il figlio Raul sono saliti sul loro camion per recuperare i cani e le donne senza scopo di lucro.
Il viaggio fin dentro la zona di guerra
«Quando ci siamo messi in viaggio il nostro obiettivo era recuperare 70 cani e due donne, ma le cose sono andate diversamente. Non mi aspettavo neanche di dover entrare in Ucraina», racconta Giuseppe a Kodami.
Il progetto originale di Tatyana e Lyuba era di passare il confine in Polonia, ma per farlo avrebbero dovuto portare solo cinque cani. Infatti, il governo di Varsavia consente l'ingresso ai rifugiati con al seguito un numero di animali molto ridotto, una prospettiva impensabile per le due sorelle che viaggiavano con 70 animali. Il percorso deve quindi cambiare e le due decidono di uscire dall'Ucraina attraverso la frontiera con la Slovacchia. È qui, nella città di Vyšné, che Giuseppe arriva giovedì per incontrare Tatyana e Lyuba.
«C'era un problema però – rivela Giuseppe – L'autista che da Zaporizhia doveva portarle al confine slovacco le aveva scaricate a 8 chilometri dalla frontiera. A quel punto sembrava tutto finito, non potevamo entrare in zona di guerra».
L'uomo però non si arrende e dopo un momento di esitazione si rivolge ai poliziotti slovacchi che pattugliano la frontiera: «Abbiamo fatto capire loro che ci trovavamo lì per un trasporto umanitario. Solo dopo molte discussioni siamo riusciti a entrare in Ucraina, d'accordo con la polizia doganale, dove Tatyana e Lyuba ci aspettavano con i cani». Ed è a questo punto che le strade delle due sorelle però si separano.
L'appello per salvare Lyuba e 12 cani
«Il camion di Giuseppe aveva box troppo piccoli per ospitare tutti i cani: i grandi Mastiff di Lyuba non ci stavano», racconta Antonio che dall'Italia ha seguito gli sviluppi della vicenda. I Mastiff, noti anche come Mastini inglesi, sono tra i cani più grandi del mondo, non potevano entrare agevolmente nei box che invece hanno dato ospitalità a Corgi e ad altri individui di dimensioni più contenute.
Nasce quindi una discussione che termina con l'ultimatum delle sorelle: «Rimaniamo sotto le bombe se i cani non possono venire con noi».
Giuseppe però riesce a strappare un compromesso: tornerà a prendere Lyuba e gli altri cani, ma nel frattempo porterà in salvo Tatyana e i 58 che riescono a entrare nei box. «Tornerò – conferma Giuseppe – anche se la situazione sta peggiorando rapidamente».
Le sorelle si separano alla frontiera. Lyuba è rimasta con i Mastiff mentre Tatyana ha seguito Giuseppe in Slovacchia insieme a 58 dei loro 70 cani. Attualmente Lyuba si trova ancora in Ucraina: i cani sono in stallo in un canile vicino alla frontiera e lei ha trovato un appoggio di fortuna. «Speriamo di tornare a prenderla, ma con le nostre sole forze già solo questo viaggio è stato un miracolo, confidiamo nell'appoggio di qualche grande associazione, come l'Enpa ad esempio», è l'appello di Antonio per Lyuba.
Salutata la sorella, l'odissea di Tatyana non è ancora giunta al termine: l'ostacolo più grande dopo la zona di guerra si rivela essere la burocrazia slovacca che non la lascia passare con tutti i suoi cani, proponendole di scaricarne alcuni in un canile slovacco. La risposta della donna però è sempre la stessa: «Senza i cani non mi muovo».
Nonostante l'invito della Commissione europea, non tutti gli stati confinanti con l'Ucraina hanno infatti scelto di consentire l'ingresso di animali domestici privi di documenti. Anche l'Italia, pur avendo dato via libera all'accesso dei cani privi di passaporto europeo, non permette un ingresso indiscriminato: gli animali devono essere in compagnia dei loro umani. Per questo il trasporto da zone di guerra di cani randagi o, come in questo caso, provenienti da allevamenti si rivela una sfida ardua.
È grazie all'interessamento di Antonio dall'Italia se alla fine il gruppo riesce a passare senza lasciare indietro nessun altro: «Ci siamo attivati con l'Asl di Perugia per avere tutti i documenti necessari in tempi brevi da mostrare alla frontiera slovacca». Ma la trattativa con i doganieri e l'invio delle certificazioni richiedono un giorno e una notte che umani e animali trascorrono insieme sul camion.
L'arrivo e l'attesa
Alla mattina di venerdì il gruppo al completo è pronto a ripartire dalla Slovacchia: questa volta la destinazione è in Italia: a solo a un giorno di viaggio c'è il rifugio Agrilia di Perugia dove si trovano adesso.
«Quando sono arrivati erano stanchi e sporchi ma nessuno era malato: un miracolo considerato i grandi stenti che hanno patito», dice Lia Campriani a Kodami. Lia è una ex campionessa di equitazione amante dei cani che ha scelto di convertire parte del suo maneggio in un rifugio, poco lontano dal capoluogo umbro. E' lei ad ospitare Tatyana e i suoi animali «a tempo indeterminato», chiarisce.
Dopo solo poche ore dal loro arrivo a Perugia sono arrivate numerose richieste di adozione per i cani di Tatyana, prontamente rifiutate. «I cani non sono in vendita né adottabili», ripete Lia. Labrador, Golden retriever, Corgi e tutti gli altri hanno già un'umana di riferimento e sarà lei, una volta trascorso il periodo di quarantena disposto dall'Asl, a decidere cosa farne. Per il momento però Tatyana non ci pensa neanche a separarsi da loro.
«Quando Tatyana è arrivata era distrutta», racconta Antonio che insieme ad Alessandra ha accolto Tatyana e i cani al loro arrivo al rifugio. «Le abbiamo detto di andare a riposare, che ai cani ci avremmo pensato noi, ma lei nonostante non riuscisse a stare in piedi ha voluto occuparsi personalmente di loro: "prima devono mangiare i cani e poi io", ci ha risposto».
Lia e Tatyana vivono insieme da sabato 12 marzo, comunicano a gesti, si prendono cura degli animali e intanto aspettano. Aspettano che il tempo della quarantena passi, che la guerra finisca, e, soprattutto, che anche Lyuba possa arrivare in Italia sana e salva con i suoi cani.