Nelle scorse settimane un giovane esemplare di tarabusino (Ixobrychus minutus), il più piccolo tra tutti gli aironi europei, è stato recuperato grazie a una segnalazione: era tra i binari della stazione ferroviaria Xirbi di Caltanissetta. L'ardeide era parecchio debilitato e solo grazie all'intervento dei volontari del WWF Sicilia Centrale è stato possibile salvarlo.
Lo hanno chiamato Tar, e appena recuperato è stato prontamente consegnato tra le mani esperte dei medici veterinari dell'ambulatorio Kalat Nissa di Caltanissetta. Nell'ennese infatti non ci sono centri di recupero o altre strutture specializzate, ma fortunatamente il dott. Andrea Cortese è un medico veterinario esperto di avifauna, e grazie a mirate e specifiche cure Tar si è ripreso e ha recuperato pienamente le forze in pochissime settimane. Il piccolo airone è stato poi liberato con successo tra i canneti del lago di Pergusa, ad Enna, mercoledì 4 agosto.
La storia di Tar, il giovane tarabusino salvato ad Enna dal WWF Sicilia Centrale. Video realizzato dal WWF Sicilia Centrale
Le aree umide, ricche di vegetazione palustre e cannetti, sono infatti l'habitat ideale di questi piccoli migratori. Il genere a cui appartiene, Ixobrychus, deriva infatti dal greco antico ixias, una pianta acquatica simile a una canna e brukhomai, muggito. Il tarabusino passa infatti buona parte delle sue giornate nascosto tra la vegetazione acquatica, dove anche grazie a un piumaggio estremamente mimetico resta spesso immobile col becco puntato verso l'alto e il collo teso, proprio per imitare le canne e non essere visto da prede e predatori. Il tarabusino, come molti uccelli di cannetto, è infatti più facile da sentire che da vedere, da qui il curioso nome scientifico Ixobrychus.
Questo piccolo airone è lungo poco più di 30 cm, e si nutre prevalentemente di piccoli pesci, insetti e anfibi che cattura col suo lungo becco appostandosi sul bordo dell'acqua. I maschi di questa specie, come molti altri uccelli, sono caratterizzati da un piumaggio leggermente più colorato e vistoso, con parte superiore delle ali, dorso e capo neri. Le femmine sono invece più mimetiche, brune e on striature su gola e ventre.
Tra giunchi e cannetti il tarabusino costruisce anche il suo nido dove le 5 o 6 uova deposte dalla femmina vengono incubate per 17-19 giorni. I pulli impiegano poi circa un mese prima di completare lo sviluppo e lasciare il nido. Da quel momento iniziano i preparativi per la lunga migrazione. I tarabusini che nidificano in Europa alla fine dell'estate partono per raggiungere i quartieri di svernamento a sud del Sahara, fino all'estrema punta meridionale del continente africano. In primavera torneranno poi ripopolare i cannetti di laghi, paludi e fiumi europei.
Grazie all'intervento congiunto dello staff della stazione di Xirbi, dei volontari del WWF e dei medici veterinari, la storia di Tar ha avuto un lieto fine, e potrà così anche lui affrontare presto la migrazione che unisce luoghi e continenti così lontani tra loro.