Sirio è un cane meticcio, simil Pastore Belga e di circa 3 anni, che fino a un mese fa era un recluso del canile di Mesagne, in Puglia, prima che la famiglia di Katrin lo conoscesse e decidesse di adottarlo.
La sua storia è la testimonianza di come gli umani possano costruire relazioni sane ed equilibrate anche con quei cani definiti da tutti come "spacciati" o "invisibili", per via del loro vissuto o del loro carattere.
Sirio rientra infatti nel profilo tipico dei cani reclusi nei canili italiani, con esigue probabilità di essere notati: adulto, né troppo giovane da intenerire né troppo anziano da smuovere qualche coscienza, dal mantello nero, accalappiato sul territorio da cucciolo, dal carattere schivo.
E si sa che su questo tipo di cani aleggiano purtroppo pregiudizi che rendono le loro adozioni difficili, se non impossibili. Tuttavia, la storia di Sirio dimostra che dietro a ogni animale "invisibile" si nasconde un potenziale compagno fedele, desideroso di amore e di una seconda opportunità di vita.
L’inizio di questa storia si colloca nel box numero 7 del canile comunale di Mesagne, dove Sirio ha fatto ingresso assieme ai suoi fratelli, quando erano ancora tutti poco più che cuccioli e dove ha rischiato di rimanerci per sempre.
Un ruolo cruciale nella storia della sua adozione lo ha svolto la volontaria Francesca Catucci, che di professione fa l’educatrice tecnica per cani specialmente abili e che, una volta incrociato lo sguardo di Sirio in canile, ha deciso di lavorare per costruire con lui un rapporto di fiducia, nella speranza di fargli conoscere una famiglia.
«Quando ho conosciuto Sirio ho notato subito in lui un grande potenziale, nascosto sotto tanta timidezza e paura del mondo – racconta a Kodàmi la volontaria – li riconosci subito questo tipo di cani: sono “i bullizzati” del gruppo, quelli che subiscono e faticano ad emergere. Dietro l’adozione di Sirio ci sono due anni di lavoro, intensi ma gratificanti».
Sirio infatti, prima di conoscere Francesca, era un cane molto pauroso: bastava un movimento improvviso o anche solo lo squillo di un cellulare per terrorizzarlo. «Si bloccava, rimaneva immobile e poi se ne ritornava nel suo angolino, da solo, con lo sguardo basso. Ho temuto davvero che nessuno potesse mai innamorarsi di lui, ma questa storia mi ha ricordato che non bisogna mai dire “mai” e che se il desiderio di adozione nasce dal cuore, qualsiasi barriera può essere abbattuta».
Il lavoro con Sirio è andato avanti per anni, tra piccoli successi quando riusciva ad avvicinarsi alla volontaria di sua iniziativa e grandi passi indietro ogni volta che anche un solo movimento non compreso lo destabilizzava. Fino a quando Francesca, che di lavoro fa anche la guida escursionistica, non ha incontrato la sua collega Katrin, che le ha parlato del desiderio della sua famiglia di adottare un cane dal canile.
«Avevamo da poco perso uno dei nostri cani e tutti percepivamo la sua grande assenza. Anche l’altra cagnolina che vive con noi sembrava più triste e meno energica – racconta a Kodàmi l’adottante di Sirio – ho deciso quindi di rivolgermi a Francesca parlandole del mio desiderio di accogliere in casa un cucciolo. Lei però mi ha parlato di Sirio e mi ha chiesto di andarlo a conoscere in canile per avere un primo approccio con lui e così abbiamo fatto».
La storia di Sirio, infatti, è anche la storia di un’adozione a chilometro zero, senza lunghi viaggi e con la preziosa possibilità di conoscere il cane fisicamente, senza limitarsi “a sceglierlo” da una foto sui social, come purtroppo accade sempre più frequentemente.
«Quando l’abbiamo conosciuto siamo rimasti incantati dalla sua bellezza e dal suo portamento elegante – continua l’adottante – Francesca ci aveva raccontato del suo carattere timido e riservato, infatti Sirio non è un cane che fa le feste o che ama tantissimo le coccole. Ma sinceramente a noi non importava: il nostro desiderio era accoglierlo e tirarlo fuori dal canile».
Così, il 14 novembre, Katrin e suo marito Pierpaolo, dopo un viaggio di pochi chilometri da Brindisi a Mesagne, hanno aperto il cancello del box numero 7, accogliendo tra le loro braccia Sirio, il cane invisibile.
«Non ci stancheremo mai di dirlo: i cani si adottano dai canili – dichiara a Kodàmi Vincenzo Carella, assessore con delega al randagismo e tutela degli animali di Mesagne – La storia di Sirio dimostra come sia possibile dare una seconda possibilità anche a cani adulti o definiti “problematici” per via del loro carattere. Inoltre, chi decide di accogliere nella propria famiglia un cane dal canile, potrà avere il supporto dei volontari che con il loro prezioso operato li guideranno nella scelta dell'amico da adottare. Invitiamo la gente a venire a conoscere la realtà dei canili, a fermarsi a guardare dentro ogni box, perché in uno di essi può nascondersi un fedele compagno di vita».
Sirio si sta ambientando gradualmente ai ritmi della nuova vita: finalmente ha un giardino tutto suo a disposizione, una cuccia calda e morbida, tanti amici gatti e delle persone di riferimento che lo amano e lo rispettano.
«Da quando è con noi il suo pelo è più lucido e sano e i suoi occhi più luminosi – conclude l’adottante – ogni tanto, mentre passeggia, si ferma e ci guarda, forse ancora incredulo di questa svolta di vita. E’ un cane molto riconoscente che ci sta insegnando ad apprezzare il tempo, quello che gli concederemo ogni volta che ne avrà bisogno».
«Per l’adozione di Sirio meritano un ringraziamento particolare le volontarie Lepa della sezione di Mesagne che con la loro iniziativa dell’evento “Adoption Day”, supportata dall’assessore Carella, hanno dato agli adottanti la possibilità di conoscere il loro fedele amico direttamente in canile. L’impegno dei volontari non è mai scontato», conclude Francesca.
L’adozione di un cane è uno degli eventi più belli che possano avvenire nella vita di una persona, perchè arricchisce la quotidianità e dà la possibilità di conoscere più approfonditamente il linguaggio degli animali, entrando in un rapporto di fiducia con essi.
In tutti i canili italiani tanti altri “Sirio” aspettano la loro occasione di vita e chissà se questa storia non possa ispirare i prossimi adottanti di un “cane invisibile”.