Quando è stato adottato aveva appena 20 giorni. In poco tempo, però, è riuscito a farsi conoscere in paese diventando il primo esempio di un cambio culturale, ad oggi non ancora avvenuto ma quantomeno avviato. La storia che vi raccontiamo oggi è quella del capretto Pasqualino. Il suo nome dovrebbe suggerirci qualcosa sulle circostanze in cui, nel lontano 2015, fu adottato. Valentina si era imbattuta in un annuncio per la vendita di capre e agnelli tra quelli che spesso si trovano durante queste festività.
Pasqualino era destinato alla macellazione ma Valentina decise di salvare quella vita rispondendo a quella proposta, non per mangiare quell’animale ma bensì per farlo diventare un nuovo componente della famiglia: «La sua storia è molto bella – racconta la donna a Kodami – A quei tempi per me amare gli animali aveva un altro significato così come aveva un altro significato la Pasqua. Oggi questa festa la considero la celebrazione della mia rinascita attraverso la sua vita».
Dall’adozione di Pasqualino Valentina ha ricevuto l’ispirazione per realizzare la sua piccola oasi lontana dal centro urbano, Parco Paradiso, una casa speciale nelle campagne di Mola di Bari dove trovano accoglienza gatti e non solo. Tra i residenti di questa insolita villa ci sono anche animali che sono stati letteralmente salvati da un destino molto diverso: come il capretto protagonista di questa storia o come Maggiorana, un coniglio che stava per diventare anche lui cibo.
Pasqualina, la gatta dagli occhi d’oro che a 15 anni cerca una famiglia
Valentina ha scelto di sposare uno stile di vita diametralmente opposto, infatti, a quello di una società che accetta ancora la soppressione come qualcosa di assolutamente normale: «Quando abitavo in paese andavo a passeggio con lui e con i cani di casa e mostravo quanto non ci fosse nulla di diverso tra loro – continua a spiegarci – Insieme siamo andati al mare, per le vie del paese regalando sorrisi, abbiamo giocato con cani, gatti e con i bimbi che incontravamo. Pasqualino veniva con me persino alle lezioni di pattinaggio saltellando con i bambini».
L’approccio di Valentina è diventato anche un modo per provare a diffondere il seme di una cultura diversa negli stili alimentari dell’uomo: «Abbiamo fatto una campagna con tutte le persone che incontravamo per strada – prosegue nel racconto – Tutti si facevano un selfie con lui e lo pubblicavano con l'hastag #PasqualinoIONONTIMANGIO. Anche lui si era abituato a questa cosa. Pensa che a tutt’oggi quando vede il telefono si mette in posa».
L’arrivo di Pasqualino ha determinato un cambiamento nella vita di Valentina sotto tanti punti di vista: «Per lui ho stravolto la mia vita – ammette senza rammarico – per non separarci è stato necessario andarcene a vivere in campagna. Era necessario per rispettare le sue esigenze di capra. Così la nostra casa e la nostra famiglia sono diventate patrimonio dell'antispecismo».
Valentina sta cercando in qualche modo di allargare ad altre persone questo messaggio ma il cammino è lungo in una società fortemente ancorata a una serie di tradizioni gastronomiche che vedono la carne al centro, soprattutto durante le festività religiose: «C'è un po’ di amarezza nel sapere che tanti fratelli di Pasqualino in questi giorni erano senza vita, nel piatto accompagnati dall' insalata – conclude Valentina – Non c'è rinascita senza la morte ma la morte non deve essere quella di un innocente, bensì quella delle tradizioni nocive e delle cattive abitudini e comportamenti. La pace non può avere le mani sporche di sangue, né provocare sofferenza a qualcuno, altrimenti resterà solo una parola in un mare di ipocrisia».
In occasione delle festività pasquali Kodami ha dedicato un ampio approfondimento sul perché non bisognerebbe mangiare carne di agnello a Pasqua. Un’analisi sul consumo di carne, e in special modo di questo tipo di carne, soprattutto nei periodi dedicati alle festività. Rispettare la vita e l’etologia di questi animali, infatti, non deve essere solo una speranza ma un obiettivo da raggiungere.