Per riassaporare la libertà aveva imparato a volare, anche se con un aereo. La storia di Kaavan, l’ex “elefante più solo del mondo” come era stato soprannominato per via di quegli otto anni trascorsi in completa solitudine nello zoo di Islamabad, in Pakistan, aveva colpito tantissimi. E esattamente un anno fa, quando per la sua liberazione si era mossa anche la pop star Cher, l’immagine dell’elefante appena arrivato nel santuario cambogiano che lo avrebbe accolto e ospitato nel benessere della semilibertà per tutti gli anni a venire, aveva fatto il giro dei social.
Oggi, ad un anno dal suo arrivo al Cambodia Wildlife Sanctuary (CWS), lo ritroviamo in perfetta salute, già ben inserito nel suo nuovo ambiente dove continua giorno per giorno a imparare a socializzare con gli altri elefanti presenti del rifugio, accarezzandoli amichevolmente con la proboscide e annusando tutta incredibile ricchezza di odori che la natura che circonda il santuario gli offre.
Ma quello che è più importante è che proprio grazie a Kaavan, e alla sua sfortunata storia, il Pakistan ha finalmente deciso di vietare per sempre l’importazione di elefanti dall’estero, per scoraggiarne l’esposizione in cattività e l’uso a scopo turistico. Kaavan, quindi, dal triste e solitario zoo dove sembrava condannato per sempre, si è trasformato nel testimonial per la libertà dei suoi fratelli di sventura.
Dallo Sri Lanka in regalo ad uno zoo de Pakistan
Kaavan era arrivato in Pakistan come regalo dallo Sri Lanka nel 1985. Dal 1990 in poi aveva vissuto con la sua compagna Saheli, ma dalla sua morte nel 2012, Kaavan era rimasto completamente solo, accompagnato da un triste primato: era l’ultimo elefante asiatico in cattività in Pakistan. Nel maggio 2020, però, l’Alta Corte di Islamabad aveva deciso che tutti gli animali che vivevano nello zoo di Islamabad dovevano essere trasferiti nei santuari disponibili ad accoglierli. Four Paws, l’organizzazione internazionale per il benessere animale si era offerta di intervenire e, in collaborazione con le autorità pakistane, era riuscito a portare in salvo non solo Kaavan ma anche altri 38 animali per i quali aveva Four Paws trovato nuove sistemazioni.
Un salvataggio eccezionale, supportato anche da Cher
Anche Cher, la pop star americana, si era battuta per la sua liberazione e aveva voluto assistere a tutte le fasi del suo salvataggio dal Pakistan alla Cambogia. Il costoso volo intercontinentale, invece, era stato possibile grazie al finanziamento di Eric S. Margolis, uomo d’affari, giornalista e filantropo statunitense. Per l’addio al Pakistan, si era mosso anche il Presidente pakistano Arif Alvi arrivato appositamente allo zoo per accompagnare Kaavan all'aeroporto internazionale di Islamabad, dove un Ilyushin Il-76, un aereo da trasporto russo, lo stava già aspettando assieme alla squadra di soccorso che lo avrebbe assistito per tutto il trasferimento.
Un viaggio di undici ore, incluso lo scalo tecnico in India, durante il quale l’elefante era stato rifocillato con 200 chilogrammi di cibo e costantemente monitorato dai veterinari di Four Paws. Amir Khalil, il veterinario dell’organizzazione responsabile della complessa missione di salvataggio aveva raccontato che, considerata la durata del volo aereo, era stato predisposto un sistema di tubi per drenare fino a 200 litri di urina.
Insomma, per il povero Kaavan, fino a quel momento abituato alla più frustrante solitudine, si era smossa una piccola folla ed era stato organizzato un viaggio davvero da re. In tutto il mondo son davvero pochi gli elefanti che sono stati trasportati in aereo. Ora Kaavan era uno di loro e quelli di Four Paws raccontavano che per tranquillizzarlo il veterinario non avesse esitato a canticchiargli “My Way” di Frank Sinatra all’orecchio, la sua canzone preferita. «Il salvataggio di Kaavan è stata un'esperienza straordinaria – commentò Amir Khalil – Abbiamo trasferito un elefante dal Pakistan alla Cambogia durante una pandemia globale, insieme a Cher: sono orgoglioso di far parte di questa storia davvero unica».
In Cambogia una nuova casa e nuove abitudini
L’adattamento alla sua nuova vita, per Kaavan è stato un periodo complicato. Come tutti gli elefanti, animali estremamente sociali che vivono in gruppi strutturati e patiscono molto la solitudine, i tanti anni di prigionia avevano lasciati segni evidenti. «35 anni di prigionia causano molti traumi – spiega Amir Khalil – ma Kaavan sta facendo grandi progressi, girovagando nel suo spazioso recinto immerso nella giungla e godendosi i bagni nel suo stagno. Appena arrivato dallo zoo in Pakistan mostrava gravi problemi comportamentali, scuoteva la testa e camminava avanti e indietro nel tetro recinto. Ha riscoperto i suoi istinti naturali e può divertirsi ad avere altri elefanti intorno. Kaavan sta vivendo la vita che si merita. Non vedo l'ora di visitarlo il prima possibile per vedere di persona tutti i miglioramenti».
Per il momento per l’elefante non è ancora arrivato il momento di entrare a far parte attivamente del gruppo dei suoi confratelli che vivono al santuario. «Fino ad allora – spiegano da Four Paws – la posizione dei recinti, uno accanto all’altro, consente agli elefanti di abituarsi all'odore dell'altro e di toccarsi la proboscide, un gesto amichevole. Continueremo a monitorare il suo sviluppo per capire quando sarà interessato ad avere un nuovo compagno».
L'eredità più importante di Kaavan: il Pakistan vieta le importazioni di elefanti
La storia di Kaavan, la sua eco a livello internazionale, il grande interesse suscitato dalle immagini della cassa che veniva sollevata fino alla pancia dell’aereo per iniziare quel volo verso la libertà, hanno avuto anche un seguito ancora più importante. Dopo il suo salvataggio nel novembre 2020, infatti, nel settembre 2021 l'Alta Corte di Islamabad ha annunciato il divieto di importazione di nuovi elefanti nel paese. Un traguardo importante al quale aveva contribuito anche Four Paws, spingendo perché il governo pakistano perseguisse questa strada. Ora per Kaavan, ignaro di tutto il clamore suscitato dalla sua storia, si tratta di continuare a vivere sempre meglio. Come avrebbe sempre meritato in tutti gli anni di prigionia a qui è stato invece condannato. E proprio per questo, il primo dicembre lo staff del santuario ha già in programma un festeggiamento di compleanno con i fiocchi. Previsto anche il taglio di una gigantesca torta tutta per lui, sicuramente alla frutta.
Foto di copertina: Kaavan al Cambodia Wildlife Sanctuary, 100 chilometri da Siem Reap, dove vive tranquillamente ormai da un anno, dopo un salvataggio molto impegnativo che lo ha portato in Cambogia dal Pakistan (credits:@FourPaws)